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confindustri bellunesi e strade anti spopolamento

12 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium Itaglia, Giornalando della-confutazione, giornalando, scripta-manent

I confindustri bellunesi si distinguono per la loro proverbiale acutezza di pensiero e, soprattutto, originalità. Dopo aver lungamente riflettuto sugli ultimi accadimenti hanno fatto l’ovo: il prolungamento dell’autostrada. 

Olimpiadi, appello delle categorie – «Bisogna prolungare l’autostrada» (Corriere del Veneto)

Strade antispopolamento «Così si salva la provincia» (Gazzettino)

Dall’estratto del Gazzettino allegato al tweet si legge inoltre: “Vincere la battaglia contro lo spopolamento significa creare infrastrutture. Strade soprattutto […]. Anzi, basterebbe una strada: quella che può portare Belluno fuori dall’isolamento e proiettarla verso la mittel Europa“.

(caro Gazzettino, la mittel Europa non esiste; c’è la Mitteleuropa) 

Per fortuna che le Olimpiadi del 2026 saranno (hanno detto e garantito) organizzate all’insegna della sostenibilità più dura e pura, altrimenti la provincia di Belluno si sarebbe potuta trasformare in un grandioso hub aeroportuale, transferroviario, velistico, intermodale cui associare un nuovo cosmodromo per il lancio degli X-Space. L’abbiamo scampata bella.

Qualcuno si ricorderà la straordinaria figura di merda palta fatta dai confindustri nazionali, meglio, da quelle che sarebbero le loro teste d’uovo, il CSC… (Centro studi Confindustria), quando nel dicembre 2016 profetizzarono “un paese in recessione con -4% di PIL e -17% di investimenti se l’Italia dice NO alla Riforma Costituzionale”, un “NO” che venne confermato in maniera schiacciante al referendum. Un mesto ricordo di quel leggiadro letamaio nel post “La feccia dei confindustri“, scritto esattamente un anno dopo il voto, e soprattutto in “Confindustri, gran figli di…” nel successivo mese di giugno 2017.

Qui non abbiamo le teste d’uovo in azione e non sappiamo se sia un bene o un male. Ma chi glielo va a dire, ai confindustri asfaltisti e viadottisti, che lo spopolamento è in atto anche nello stivalone che, dal 2014, è in perdita netta. Dovremmo quindi combattere anche lo spopolamento italico con nuove strade? Ma se in Italia abbiamo più strade che mandolini. Ma va là!

Chi glielo va a dire che la popolazione della provincia di Belluno cala continuamente dal 1951 (ciapa qua); non sono servite dunque a niente le strade che, dal 1951, si sono fatte/ammodernate? Il ponte Cadore, per dire, non è servito a niente-nulla-nada-zero: avete presente il bilancio demografico del Cadore? Noo: ciapa qua: 2018, 2017, 2016, saldi totali dal 2007 al 2015).

Chi glielo va a dire che la popolazione di ogni comune dell’UTI del Canal del Ferro – Val Canale, dove passa l’autostrada A23 Alpe-Adria che “porta a nord” (giunta nel 1986), è in costante e drammatico calo (Tarvisio, Chiusaforte, Dogna, Malborghetto-Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia)? 

Chi glielo va a dire che i comuni dell’alta Val di Susa e quelli della Val Chisone, dove si sono svolte parte delle gare delle Olimpiadi di Torino del 2006, neanche se ne sono accorti di quell’evento?

Ad maiora.

Ebbasta co ‘ste infradito!

10 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium, Curiosando curiosando

Ebbasta co ‘ste infradito! Forse inebriato dalla novella patacca ricevuta in dono dall’Unesco riguardante le colline del Prosecco, il nostro, dopo aver sfoderato le infradito per i “vandali e lazzaroni” del Sorapiss, agita le medesime contro quei “turisti” (messi tra virgolette, si badi, quasi ad esporli al pubblico ludibrio) “che si avventurano nei boschi devastati dalla tempesta Vaia”.

Carota: “dico sempre che la nostra montagna martoriata va visitata”.

Bastone: “Ma, ripeto, NO e poi NO ai turisti in infradito”.

Ora, è chiaro a tutti, anche al palo della luce, che in infradito puoi andare tranquillamente tra l’Auronzo e il Locatelli, per fare un esempio, ma nel bosco non riusciresti a fare più di 10 metri (figuriamoci se nel bosco devi superare enne schianti). Lì in mezzo, dove li hanno trovati, da quel che si vede dalle foto, in infradito ci arrivi solo se ti calano dall’elicottero.

Ebbasta co ‘ste infradito! Lo stereotipo è frusto. Diamo una mano al governatore; si dia il via al conio di un nuovo stereotipo: che ne dite di trevisan?

Vaia in Val Visdende da Sentinel2 (un campo di battaglia)

8 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti tempesta-vento

L’immagine inscritta nel riquadro giallo rappresenta la parte orientale della Val Visdende che comprende la Val Antola. Anche la porzione ovest, qui non rappresentata, ha le sue “belle” cicatrici. Ho messo a confronto questa amputazione nel territorio comeliano (le foto sono del 28-06-2019) con le aree schiantate di maggior rilievo sul territorio di Lozzo di Cadore (qui manca l’area che ha colpito la Pian de le Ciave in Val da Rin) per dare un’idea della vastità del “disturbo” che ha causato il passaggio di Vaia.

La superficie degli schianti in Val Visdende qui evidenziata corrisponde, più o meno, a quella che occupa l’intero bosco di Valsalega – ogni versante che dal casone sale all’altopiano di Pian dei Buoi -, cui va aggiunta l’intera superficie boschiva che fa capo alla Val de Cianpeviei.

confronto aree schiantate Val Antola (parte orientale della Val Visdende) con quelle di Molenies-Veleza nel territorio di Lozzo di Cadore (foto Sentinel2 del 28-06-2019)

Vaia: nuove foto da Sentinel-2 delle aree di schianto

5 Luglio 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, sentieri, tempesta-vento

Con il rinnovo fogliare l’individuazione delle aree di schianto è ora molto più semplice. Una prima indagine delle aree di schianto con Sentinel-2 è stata proposta qui con un confronto tra foto del 25 ottobre (qualche giorno prima di Vaia: 28-29 ottobre 2018) e 10 novembre 2018; qui invece un secondo confronto con foto del 21 ottobre 2018 e 5 marzo 2019. 

Di seguito il confronto “odierno” tra foto del 02 agosto 2018 e quelle del 28 giugno 2019 (Sentinel-2 fornisce nuove foto ogni 5 giorni); come detto, l’individuazione delle aree di schianto è ora molto più netta (bisogna agire sui valori di gain e gamma della foto per migliorare il contrasto tra le aree).

(lo so, nelle foto manca la scala (ma ci sono i tracciati sentieristici): sarà per la prossima volta)

Zona Molenies-Veleza (foto 02-08-2018 e 28-06-2019)

 

Zona Val da Rin-Pian dele Ciave (foto 02-08-2018 e 28-06-2019)

Cadore: bilancio demografico 2018 a -6,8 per mille (-11,3 Centro Cadore, -2,6 Comelico, -3,7 Val Boite)

4 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti cadoriadi, demografia

L’Istat ha reso pubblici i dati del bilancio demografico del 2018 (sono ancora definiti provvisori: mancherà qualche aggiustamento qua e là 🙂 ). Riprendendo la nenia relativa al bilancio 2017, quest’anno Nani migliora, Bepi peggiora, Toni è ancora così così: in media il clan fa un pochino meglio del 2017. 

Alla guida della classifica paesana del collasso demografico troviamo Perarolo con -53,8‰ cui segue Cibiana -33,0‰, Ospitale -28,5‰, Domegge -23,0‰ Borca -19,8‰ e Calalzo -16,0%. Il miglior risultato è di S. Vito con +15,5‰ seguito da Lorenzago +7,2‰, Lozzo e S. Pietro con +3,7‰. A livello comprensoriale è il Centro Cadore a registrare il peggior risultato con un saldo totale di -11,3‰ (nel 2017 -8,0‰), seguito dalla Val Boite con -3,7‰ (nel 2017 -6,3‰) e dal Comelico-Sappada(*) a -2,6‰ (nel 2017 -13,1‰). 

Nei tre comprensori i saldi naturali sono: Centro Cadore -7,3‰, Comelico-Sappada -5,7‰, Val Boite -5,7‰; quelli migratori sono: Centro Cadore -4,1‰, Comelico-Sappada +3,1‰, Val Boite +2,0‰.

Il Cadore chiude il 2018 con un saldo totale di -6,8‰ (nel 2017 -8,7‰), un saldo naturale a -6,4‰ (nel 2017 -6,0‰) e un saldo migratorio a -0,4‰ (nel 2017 -2,7‰). Provincia di Belluno a -3,1‰ (nel 2017 -4,3‰), Provincia autonoma di Bolzano a +6,5‰ (nel 2017 +6,7‰), Provincia autonoma di Trento a +2,2‰ (nel 2017 +2,4‰), Veneto a +0,4‰ (nel 2017 +0,5‰), Italia a -2,1‰ (nel 2017 -1,7‰).

Dai che con le Olimpiadi del 2026 ci diamo dentro e ci mettiamo a posto.

(*) Nota bene: i dati di Sappada, ancorché passata al FVG, sono stati mantenuti per garantire la coerenza con i bilanci demografici degli scorsi anni.

Bilancio demografico in Cadore, anno 2018

decennale Dolomiti-Unesco: su quel +10% di turisti… giornalai pecoroni

3 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando, Turismo e dintorni dolomitando, dolomiti, giornalando, turismo-alpino, turismo-cadorino, turisticando, unesco

In quelle redazioni non c’è evidentemente nessuno che abbia per la testa i dati relativi ai flussi turistici delle aree dolomitiche. Sicché s’attaccano alle mammelle del primo che pubblica la notizia e giù a scrivere puttanate come se piovesse (in forma acritica, senza alcuna verifica).

Dunque, la direttora della Sfondazione Dolomiti Unesco sostiene questo (intervista sull’Amico del Popolo n.25 del 20 giugno 2019)

E non c’è gestore di rifugio con cui io parli che non affermi con assoluta tranquillità che da quando le Dolomiti sono state inserite nel Patrimonio Unesco si sta registrando una crescita a due cifre, quindi superiore al 10%. Con turisti che provengono da tutto il mondo, con punte anche del 90% di presenze straniere. 

L’Ansa, a seguito della conferenza stampa romana relativa al decennale, citando la direttora di cui sopra, riporta questo:

“Tutti gli operatori turistici che abbiamo sentito – ha spiegato Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco – ci hanno detto che le presenza turistiche dopo il 2009 sono aumentate almeno del 10%. Merito della iscrizione a Patrimonio dell’Umanità, che ha fatto conoscere la bellezza dei nostri monti in tutto il mondo. Ma in alcune località l’incremento è arrivato al 90%”.

Prima trasformazione tra le due affermazioni riportate: la frase “E non c’è gestore di rifugio…” (che individua precisamente una categoria operante nell’ambito dell’accoglienza turistica) diventa “Tutti gli operatori turistici che abbiamo sentito” (non si indica il tipo di operatore ma la formulazione conduce il lettore a pensare che siano “tutti”).

Seconda trasformazione: l’affermazione secondo la quale la crescita complessiva (comunque del 10%) si sarebbe concretizzata “Con turisti che provengono da tutto il mondo, con punte anche del 90% di presenze straniere” (ribadiamo: la crescita è sempre del 10%, ma in talune località quel 10% sarebbe composto da una componente straniera del 90%) diventa, riferito alla crescita complessiva “Ma in alcune località l’incremento è arrivato al 90%“.

Non ci è dato sapere se sia stata la direttora Morandini a fornire due “versioni” o se, a parità di dichiarazioni, sia stata l’Ansa a sciogliere le briglie della fantasia. In tutta onestà propendiamo per la seconda. Resta il fatto che le valutazioni espresse riguardo a quel 10% di crescita delle presenze turistiche sarebbero in relazione ai flussi “visti dai rifugisti”, come se il turismo dolomitico fosse monitorabile dalla sola finestrella dei rifugi di montagna. Resta il fatto che, se anche si trattasse, per la sola categoria dei rifugi di montagna, di un aumento del 10%, essendo diluito nel corso di 10 anni la cosa non sarebbe degna di alcun clamore ma di semplice nota.

Trattasi in sostanza di bufala. In questo caso anche di bufaga.

Spiego: le bùfaghe sono quegli uccelli che passano la maggior parte della giornata sul dorso dei grandi mammiferi della savana. Ecco: si parla della bufaga (il 10% di aumento di presenze turistiche nei rifugi) … e i giornali scrivono dell’elefante. Non solo i fogli locali ma anche i grandi giornaloni: la Repubblica, Corriere della Sera (Corriere del Veneto), La Stampa. 

Corriere del Veneto (forza planetaria…):

Del resto sono i numeri relativi alle presenze turistiche a certificare la forza planetaria del brand Dolomiti Unesco. In dieci anni – ha detto nei giorni scorsi la stessa Morandini – i turisti sono aumentati in media del 10 per cento, con punte che sfiorano il 90 in alcune aree.

La Stampa (che però, va detto, ha fatto lo sforzo di sottolineare come il 10% sia “d’estate sui sentieri e nei rifugi come d’inverno sulle piste dello sconfinato carosello sciistico Superski”; magnifico l’accostamento del bene Unesco allo “sconfinato carosello sciistico”):

Un impegno che si è tradotto in risultati concreti: da quando le Dolomiti sono diventate patrimonio Unesco, i turisti sono aumentati in media del 10 per cento, d’estate sui sentieri e nei rifugi come d’inverno sulle piste dello sconfinato carosello sciistico Superski: «L’iscrizione a Patrimonio dell’umanità ha fatto conoscere la bellezza dei nostri monti in tutto il mondo – ha aggiunto Marcella Morandini -. Ma in alcune località l’incremento è arrivato addirittura al 90%»

Rainews – Tgr Trento (Dolomiti, la catena montuosa… Catena?):

I turisti nelle Dolomiti sono aumentati del 10% (ma in molte località ancora di più) da quando la catena montuosa è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2009. 

Rainews – Tgr Veneto (versione lascia o raddoppia: al minuto 0:39):

[…] Sviluppo economico che, dice la Fondazione Unesco, è già avviato. Turismo +10% in tutte le Dolomiti; in certe località turismo raddoppiato. 

Insomma, quanto a qualità dell’informazione siamo in avanzato stato di fertilizzazione. E la cosa coinvolge anche i giornalai locali (Corriere delle Alpi, Alto Adige, l’Adige, Gazzettino…), che dovrebbero conoscere meglio l’aria che tira ma che, senza alzare un dito, quel +10% se lo sono bevuto per intero. 

pecore al pascolo presso Passo Giau

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