BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Cheyenne, trent’anni

18 Giugno 2010 Ambiente, Politica nostrana tutela-ambiente

In attesa del bando della CM Centro Cadore.  E’ semplicemente uno spunto di riflessione proposto ai lettori del BLOZ. Io sono convinto che negli anni, un intreccio di torbidi interessi “nazional-statal-italici” ha creato normative che hanno strangolato la montagna, tutta la montagna italiana, ad eccezione di quella che ha potuto governarsi da sé in virtù di una indispensabile autonomia: TAA (Trentino Alto Adige).

Allo stesso tempo sono convinto che la soluzione del problema dello sfalcio dei prati (o della manutenzione ambientale) si può risolvere solo con interventi specifici e dedicati, che si avvalgano di gente che “desidera con tutta se stessa” fare la vita che il trailer del film-documentario fa intravvedere. Tutti gli altri interventi sono destinati a spegnersi, nonostante la buona (forse) volontà degli amministratori.

Nata in Baviera, Cheyenne ha frequentato la scuola steineriana di Wangen e ha lavorato come pastora vagante nella Foresta Nera e per quattro anni in Svizzera, con esperienze di pascolo primaverile, autunnale ed in alpeggio. Dal 2001 vive in Val di Rabbi dove pascola il suo gregge per la cura ed il mantenimento del paesaggio, grazie ad una convenzione con il Comune; si tratta di una delle prime iniziative di questo tipo in Italia. La costruzione dei recinti, la cura delle malattie delle pecore, le transumanze nella valle, il pascolo in solitudine e l’incontro con gruppi di turisti scandiscono l’estate di Cheyenne. La natura e la libertà. Il lavoro e le scelte. Gli sguardi e i silenzi, nelle immagini e nei racconti di una giovane pastora (tratto dal testo che descrive il video).

Interessante anche l’intervista al regista del documentario Michele Trentini.

Per la promozione turistica a Lozzo di Cadore: una proposta shock

17 Giugno 2010 Soldi: dove finiscono?, Turismo e dintorni cecità-della-giunta, promozione-turistica

Il seguente scritto non è ironico.

L’argomento del contendere è l’articolo “Lozzochismo: la promozione turistica a Lozzo di Cadore prova la nuova via del masochismo spinto“, cui rimando per un inquadramento generale del problema.

Mi ha contattato un centro fotocopie di piccole dimensioni. Loro hanno un contratto particolare a fronte del quale, garantendo al concessionario della macchina fotocopiatrice almeno 10.000 copie al mese, riescono a spuntare un prezzo per fotocopia “tutto-incluso tranne la carta” di 0,20 € (tra l’altro non c’è differenza di costo tra A4 e A3).

0,20 € è quindi il costo che loro sborsano per fare una fotocopia. Poi ci devono guadagnare ma a noi questo non interessa, e vedremo subito perché. Se vogliamo fare promozione-pubblicità dell’offerta turistica del nostro paese dovremmo stampare almeno 1500 copie per ogni tipo di pieghevole, tre tipi (uno A3 e due A4) nel caso preso in esame (1000-1200 copie per tipo da distribuire in giro per il Cadore, le altre da tenere qui a Lozzo).

In questa situazione, ottimizzando le operazioni di fotocopiatura (cioè stampando in A3 anche i pieghevoli in A4), il puro costo è 0,20 € x 6000 passaggi = 1.200,00 €. Ovviamente le operazioni di piegatura non sarebbero a loro carico e per la carta si parla di 150,00 €. Diciamo che 1350 € è il puro costo dell’operazione in questo piccolo (ma non minuscolo) centro copie.

Ma la proposta shock è questa. Si sono offerti, per la cifra di 1.350 € appena vista, di consegnare tutto il materiale stampato in tipografia, piegato singolarmente ed incellofanato a pacchetti.

Lo scritto da qui è ironico (o sarcastico, fate voi). I responsabili dello sviluppo turistico dell’amministrazione comunale di Lozzo di Cadore, in primis il sindaco, stano cercando di capire se la proposta sia effettivamente conveniente. Un consulente per l’immagine chiamato per dare sollievo alla disputa, ha acutamente osservato che se le copie fossero fatte in bianco e nero il costo si ridimensionerebbe notevolmente, mentre al pubblico basterebbe far credere che la scelta è voluta (e non subita) per aderire ai nuovi standard minimalisti. Un assessore ha prontamente asserito … “stavo per fare la stessa osservazione”.

Il piccolo (ma non minuscolo) centro fotocopie è in attesa della definizione della questione. Nella tipografia che aveva proposto, per ottenere il medesimo risultato, un preventivo di spesa di 819,00 € (iva compresa – vedi link ad inizio articolo – iva che nell’esempio soprastante non è neanche presa in considerazione) si stanno chiedendo dove abbiano sbagliato.

Comunità montana Centro Cadore: il bando per lo sfalcio e lo sfalcio al bando

16 Giugno 2010 Ambiente, Politica nostrana comunità-montana, tutela-ambiente, verde-pubblico

Se vivi a Lozzo di Cadore impari ad essere paziente. Ci vuole pazienza a fare tutto, a Lozzo. Anche a pensare. E’ per questo motivo che dall’uscita della notizia “Cadore, sfalci troppo costosi soldi a chi compra asini, pecore e mucche” sulla stampa locale ho aspettato (pazientemente) che questo bando apparisse in qualunque forma in rete. La Comunità Montana è un ente pubblico (mi pare) e potrebbe essere utile rendere pubblici i bandi in modo da permetterne una loro lettura e commento.

Perché l’iniziativa è lodevole, come tutte le iniziative che si prefiggono di salvare il mondo, ma io ho il difetto che voglio capire. Voglio capire i contenuti del bando e li voglio criticare, cioè sottoporre a critica. Alla banda del bando dico quindi che io ho tre asini, che mi vogliono un bene della madonna, ma che quando mi allontano per troppo tempo dal recinto iniziano a scalciare. Se qualcuno della banda passa di qui e mi tiene d’occhio gli equini posso magari fare un salto alla sede della comunità montana per prendere atto dei contenuti del bando. Se invece mi fate la cortesia di mettere il bando in rete (chiedo troppo?) allora riesco a fare tutto da solo.

[…] Da 800 a 1.200 euro ai privati che acquistino pecore, asini o mucche per mantenere i prati del Cadore. È il bando lanciato dalla Comunità Montana «Centro Cadore» con una dotazione di 20 mila euro. […] Il bando supplisce ai costi sempre crescenti per gli sfalci, che in estate rischiano di impegnare una grossa fetta dei fondi di bilancio.” (leggi tutto)

Ho rivoltato il sito della CM come un calzino ma del bando neanche l’ombra. Deve ancora essere elaborato? Ho capito male i termini della cosa così come è stata spiegata nei vari articoli apparsi? E’ in rete ma da qualche altra parte? Io sono paziente, lo dicevo in premessa. Mi sono seduto ed aspetto.

Così, ai proclami (lodevoli) potremmo eventualmente dare seguito all’analisi dei contenuti e seguire anche gli esiti della vicenda. Adesso vi debbo lasciare … sento il raglio degli asini. Di buono hanno che basta che mi faccia vedere, si rincuorano subito e smettono di protestare.

Sentieri nelle Dolomiti del Centro Cadore su Paesaggio Dolomitico.it

15 Giugno 2010 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni sentieri, turismo-cadorino


Nel 2006 a Flaminio Da Deppo, allora presidente della Comunità Montana “Centro Cadore”, venne l’idea di realizzare una guida escursionistica che prendesse in considerazione tutti i sentieri alpini presenti sul territorio comunitario.

Mi fece contattare e mi propose l’iniziativa. Io non esitai un attimo e, per garantire una sua celere realizzazione, proposi all’amico Roberto Tabacchi di collaborare: ci saremmo divisi a metà le descrizioni dei 101 sentieri che fanno capo alla nostra comunità montana.

Roberto, coautore insieme a Camillo Berti di varie guide escursionistiche, fra cui “Dolomiti del Cadore”, mi garantì subito il proprio appoggio e così iniziammo l’allestimento della pubblicazione che venne poi resa disponibile nell’estate del 2007, con il titolo “Sentieri nelle Dolomiti del Centro Cadore“: sentieri alpini, sentieri attrezzati e vie ferrate nel territorio della Comunità Montana Centro Cadore.

Dopo la presentazione del libro (stampato in circa 5000 copie), mi ero ripromesso di farne una versione da mettere online per garantirne la maggior diffusione possibile, ad uso e consumo degli ormai numerosi frequentatori delle nostre Dolomiti. Un modo per valorizzare ulteriormente i 500 e più chilometri di sentieri che si dipanano fra i dodici gruppi montuosi che coronano il territorio della nostra comunità.

Non che fosse un vero e proprio sforzo titanico, visto che avevo già provveduto personalmente alla fotocomposizione della guida mandata in stampa ma, come sempre, ogni progetto viene alla luce quando si verificano le condizioni propizie, che talvolta coincidono con la semplice voglia di farlo. Così è stato.

Sentieri nelle Dolomiti del Centro Cadore è su  www.paesaggiodolomitico.it

Lozzochismo: la promozione turistica a Lozzo di Cadore prova la nuova via del masochismo spinto

13 Giugno 2010 Soldi: dove finiscono?, Turismo e dintorni cecità-della-giunta, fare-turismo, promozione-turistica

Una serie di circostanze ha fatto in modo che qualche giorno fa io facessi fare da una tipografia, ed inoltrassi all’amministrazione comunale, un preventivo di spesa per la stampa di alcuni pieghevoli relativi a Lozzo di Cadore. Ecco il dettaglio:

  • 1500 copie di Roggia dei Mulini – formato A4 con piega classica a 3 ante
  • 1500 copie di Sentiero botanico Tita Poa – (come sopra)
  • 1500 copie Anelli e Vie di Lozzo di Cadore (fronte e retro)-  formato A3 con doppia piega a croce

(stampa a colori da file già predisposto)
totali euro 759 + iva (60€ di iva di cui 20% su Roggia e 4% su Tita Poa ed Anelli)= 819,00 €

Facciamo un calcoletto: una copia del pieghevole degli Anelli (formato A3) verrebbe a costare 0,273 centesimi. Una copia degli altri due pieghevoli A4 verrebbe invece a costare 0,136 centesimi.

Parlando con la Pro loco mi è stato detto che quest’anno, da accordi presi con l’amministrazione comunale, la promozione veicolata con i pieghevoli sarà realizzata, come lo scorso anno del resto, tramite fotocopia presso gli uffici della stessa (con successiva piegatura a mano del prodotto così ottenuto: mi chiedo come verrà, in termini qualitativi, la piegatura di quello degli Anelli …).

Un mio amico buontempone (che mi legge di sicuro) mi ha detto di aver fatto in questi giorni una “brutta figura” allorquando, trovatosi nel Botanico Palazzo, prendendo in mano una fotocopia dei pieghevoli di cui stiamo discutendo, ha proferito con innocente spontaneità, riferendosi alla qualità della fotocopiatura, “chi elo che a fato sta cagada”.

Io non ho visto le fotocopie ma non dubito che il mio amico buontempone avesse ragione. Lui stesso ha immediatamente indicato una prima soluzione: si può ottenere una miglior qualità se, invece che fare fotocopie di fotocopie, si fa direttamente la stampa da file. Provare per credere.

Ma c’è un’altra considerazione di fondo. Una fotocopia decente, con una presenza preponderante di aree a colori (le foto inserite nei pieghevoli) comporta spese ben superiori sia ai 0,13 cent previsti per gli A4 che ai 0,273 previsti per gli A3.

Ho telefonato quindi ad un service che conosco. Mi hanno detto semplicemente che i costi (industriali) calcolati per un A4 a colori pieno vanno dai 0,45 ai 0,60 € a seconda dei sistemi di fotocopiatura ed includono toner, fusore, developer ecc ecc, esclusa la carta. Il pieghevole degli Anelli è un A3: una parte del foglio (cioè 2 A4) è completamente a colori, nell’altra vi è una parte occupata dalle foto e una parte dal testo che, assieme, fanno un altro A4 pieno. Ogni fotocopia di questo A3 comporta pertanto la fotocopiatura dell’equivalente di tre A4 pieni. Siccome un A4 pieno costa perlomeno 0,45 €, quando fotocopiamo un pieghevole degli Anelli ci dobbiamo sobbarcare un costo di 3 x 0,45 = 1,35 € (nelle condizioni di costo più gravose, 0.60 €/A4, si raggiungono 1,8 € di costo per copia).

Quelli che vendono fotocopiatrici o stampanti laser di solito forniscono un costo standard di 0,15 € a copia. Ma vicino c’è un asterisco, seguendo il quale si trova scritto: costo riferito ad una copertura in toner del 5% della copia; che vuol dire semplicemente che quel costo è riferito alla sola superficie occupata dal testo! E le foto?

Beh, certo che con la fotocopiatura si ha il vantaggio che si possono produrre 10 o 60 o 120 copie. Non occorre, insomma, farne 1500. Ma se non fai 1500 fotocopie non fai neanche promozione/pubblicità presso gli uffici turistici comprensoriali.

Se però vuoi fare veramente promozione, fotocopiando quindi 1500 pezzi, allora devi sapere che ti accolli una spesa pari a 1,35 € x 1500 = 2025 € (2700 € nel caso più gravoso). Se fai la stessa cosa in tipografia il costo è invece di 0,273 x 1500 = 409 €. E il prodotto, nel primo caso è una “cagada”, nel secondo è un normale pieghevole.

Può essere che il nostro comune abbia macchine e contratti di assistenza super convenienti, tali da abbattere i costi effettivamente a 0,15 € per fotocopia anche se si stampano pagine full-color. Vediamo in questo caso a quali costi andiamo incontro. Il pieghevole degli Anelli, composto da 4 facciate A4, costerebbe 0,15 € x 4 = 0,60 €. 1500 copie verrebbero quindi a costare 900 €, sempre 491 € in più della stampa in tipografia, con la qualità richiamata dal mio amico buontempone.

Credo con ciò di aver dimostrato, se mai ce ne fosse stato il bisogno, che con simile caratura di amministratori è ben difficile alzarsi in volo sulle questioni dello sviluppo turistico. Se poi dovesse succedere (di alzarsi in volo), il primo granello di polvere si paleserebbe come insuperabile. Dispiace rilevare che il grigiore che alberga in quasi tutte le menti abituate ad aspettare il 27 o 28 del mese (tanto più se sono in pensione), si stia diffondendo ad offuscare anche le menti di chi statale (per sua sfortuna) non è.

Sindaco, là fuori c’è un altro mondo: 29 … 30 … 31 … 32 … …


p.s. (1) giova ricordare che i costi per la realizzazione dei pieghevoli non sono tenuti in conto, essendo questi ultimi frutto del mio impegno volontaristico; non so se i contenuti che ho espresso siano all’altezza dei professionisti dell’immagine (magari quelli che dovrebbero occupare le stanze di palazzo Mubarak – Olcoloz – Pellegrini, vedi ultima parte di questo articolo)  ma è certo che il loro sviluppo non ha gravato sul bilancio di nessun ente;

p.s. (2) Attilio, sei tu l’esperto di Spettacolo; la prossima vecia che te brusarà, falla con la barba … al processo poi falle dire “non abbiamo soldi” …. e poi racconta ai lozzesi la storia delle fotocopie (digitali) … magari Tiziano può fare Gutenberg che esprime qualche perplessità … e dopo magare vien fora siora Malia che fa due conti e strepita “ma vardé che spendé n grumo de pì co le fotocopie che con Gutenberg” … e dó a ride come mate, contenti come una Pasqua (lina);

p.s. (3) ades che i l à fata fora de bocal, voi propio vede con qual coragio che i spendarà da nuou 3.410 euri pal concerto de l istade, par dopo vegnì a dì … “non ci sono soldi”.

Sullo stato attuale della vertenza per la Caserma di Soracrepa a Pian dei Buoi

12 Giugno 2010 Pian dei Buoi cagliostro, caserma soracrepa, la-parola-ai-lozzesi, sviluppo-pian-dei-buoi

Premessa: la discussione sulle vicende legate alla ex caserma di Soracrepa a Pian dei Buoi si è molto articolata, basti pensare ai 95 commenti che ha totalizzato (al momento in cui scrivo) il solo articolo De Rossi chiede al Sindaco la restituzione delle chiavi della ex caserma di Soracrepa (qui gli altri articoli).

Il BLOZ non ha alcuna pretesa di sostituirsi agli organi giudicanti competenti che prima o dopo (più dopo che prima) qualche pronunciamento dovranno pur farlo. Nell’attesa, un gruppo di cittadini (che colgo l’occasione di ringraziare), attraverso il BLOZ, stanno tentando di capire, anche in ragione del fatto che il sindaco tace (un bel tacer non fu mai scritto? chi che no sa tase?), l’intricata, spinosa ma quanto mai avvincente vicenda ex caserma di Soracrepa. La discussione ha anche il supporto della parte in causa che fa capo al sig. De Rossi.

Tuttavia, come può succedere in tutte le discussioni, si è creata una certa qual “confusione” dovuta all’accavallarsi dei fatti e delle loro manifestazioni temporali (quelli reali richiamati nei commenti), all’utilizzo di un fraseggio gergale (avvocatese) non sempre chiaro, alla interposizione di commenti non sempre legati al contendere. Ecco quindi che, senza alcuna pretesa di esaustività, e senza togliere alcunché al valore dei contenuti precedentemente apparsi, Cagliostro ha provato a fare chiarezza sullo stato attuale della vertenza, offrendoci l’opportunità, se lo vorrete, di ripartire da qui. Invito naturalmente Toni dea Pierina ed Attilio Bianchi ad offrire nei commenti una loro visione riassuntiva “sullo stato attuale della vertenza”.

di Cagliostro

Molto per sommi capi provo a delineare la situazione che, a mio avviso, si va configurando in merito alla annosa questione che riguarda la Caserma Montiglio.

Non dispongo personalmente di molti elementi di analisi giurisprudenziale e di dovizia di documentazione, pertanto quanto qui di seguito dirò costituisce una valutazione strettamente personale ricavata da alcune fonti verbali e scritte e da notizie multiformi desunte anche da questo Blog.

Mi scuso comunque per la possibile analisi approssimativa, anche se credo che il buon senso e qualche scolastica reminescenza possano portarmi non molto lontano dalla realtà dei fatti e dell’attuale “stato dell’arte” della vertenza.

Il credito accumulato dall’Istituto mutuante Mediovenezie Banca Spa (poi UGL Banca Spa) era di oltre 600.000 Euro (iscrizione ipotecaria per 800.000 Euro). Il Comune ha transato con detto Istituto Bancario una cifra a tacitazione totale per 240.000 Euro, grosso modo corrispondenti al solo capitale. Oltre 360.000 Euro costituivano infatti le spese varie e di procedura e, soprattutto, gli interessi moratori. Tanta liberalità non deve trarre in inganno giacché una contropartita ci fu e riguardò la totale liberatoria della Banca da qualsivoglia responsabilità e da ogni possibile rivendicazione passata, presente, futura e/o futuribile che il mutuante avrebbe potuto, caso mai ed in linea di semplice ipotesi, accampare; possibili rivendicazioni che venivano ovviamente accollate al Comune con tutta una serie di clausole, descritte nei minimi dettagli, tali da sollevare la banca da ogni alea e darle la massima tranquillità in rapporto ad una vicenda in cui il crinale fra ragioni e torti avrebbe potuto risultare, quanto meno, non ben definito. Ed il Comune, lo stiamo tuttora verificando, in mezzo al guado è rimasto e si trova anche nel momento presente. L’Ente Comune si è quindi surrogato nelle ragioni di credito ma si è poi voluto anche insinuare nel fallimento SIT, sempre al posto della banca mutuante (ben sapendo però che non esistevano somme da ripartire nell’attivo fallimentare della soc. mutuataria fallita). Fin qui le premesse principali, trascurando tutta una miriade di fatti di assoluta rilevanza ascrivibili al campo delle reciproche responsabilità (si veda per un ulteriore approfondimento il seguente  commento).

Veniamo ora alle vicende recenti ed attuali.

La recente sentenza del 30/12/2009 del Tribunale di Belluno ha accolto l’istanza di opposizione del De Rossi alla richiesta del Comune di rilascio dell’immobile, riconoscendo la validità del contratto di sub-concessione alla soc. Coop. Sora Crepa (succeduta per trasformazione alla liquidata soc. Il Cormorano) rinnovato in automatico per altri 12 anni (fino al 2017). Pochi giorni dopo (Gennaio di quest’anno), il Tribunale si è pronunciato affermativamente sulla richiesta di estinzione della procedura esecutiva, a suo tempo avanzata da UGL Banca nei confronti sempre della fallita SIT Srl; questo, ovviamente, perché l’Istituto di Credito era stato tacitato di ogni sua pretesa di credito da parte del garante reale Comune di Lozzo.

Quest’ultimo se vuole ora, a sua volta, vantare le sue ragioni di credito dovrebbe ad avviso del sottoscritto attivare altra azione esecutiva comportante tutta una prevista trafila (pignoramento, ingiunzione, precetto ecc.). Anzi, va detto che, con tutta probabilità, c’è stata una qualche inerzia, necessitando e dovendo essere le due azioni (estinzione della prima esecuzione ed accensione della seconda) sincronizzate e contestualizzate in modo da non lasciare un lasso temporale vuoto ed “asettico”. Per di più, con tutta probabilità, il vincolo ipotecario è “caducato” insieme alla estinzione della intera procedura già avviata dalla banca ex creditrice.

Nelle more quindi dell’innesco di una nuova azione da parte del nostro Ente ed essendo stato dichiarato valido il contratto concessorio fino al 2017, ecco come la richiesta attuale di decadenza della “custodia” e restituzione della chiave, avanzata dal legale del De Rossi, potrebbe trovare una sua plausibilità.

Qui non è in discussione il diritto di proprietà in capo al Comune, che comunque sussisteva anche in presenza della garanzia ipotecaria. Qui il punto è un altro, riassumibile nel corno del dilemma racchiuso in queste considerazioni:

  1. è da considerarsi prioritaria e preminente la ragione di credito del Comune (sembra non ancora riconosciuta in sede giudiziaria) e quindi è da valutare l’avvio di apposita procedura esecutiva che dovrebbe portare, in ultima analisi, anche allo sfratto?
  2. o si deve dare prevalenza alla ormai riconosciuta validità contrattuale in capo alla sub-concessionaria, contratto rinnovato in automatico per altri 12 anni fino al 2017?

Va tenuto presente che l’attuale Cooperativa Sora Crepa è succeduta alla precedente soc. Il Cormorano per trasformazione (vedasi documento sottoscritto dal sindaco Da Pra Silvano per benestare ed accettazione, prodotto su questo stesso blog). Mentre il vero contratto di concessione era stato stipulato dal Comune con la SIT Srl ex mutuataria, ora fallita (contratto 30/le, a titolo gratuito contro impegno alla ristrutturazione con finalità e scopi di promozione turistica). Essendo il debito di quest’ultima “assolto” in sua vece dal garante reale Comune di Lozzo, il contratto 12/le di sub-concessione risulta ora attivato con altro e distinto soggetto giuridico e pertanto apparirebbe alquanto opinabile una azione rivendicatrice nei confronti dell’attuale sub-concessionario, implicitamente autorizzato con sentenza ad occupare l’immobile per un altro lungo periodo di tempo.

Altri propenderebbero per una valutazione affatto diversa e molto sbilanciata a favore del Comune, ciò nella considerazione che, venuto meno il contratto principale, dovrebbe essere dichiarata anche la decadenza del contratto ad esso collegato e strettamente dipendente.

Ai posteri l’ardua sentenza!!

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