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Palazzo Pellegrini: per evitarne l’abuso dell’uso lo si tiene chiuso!

27 Maggio 2010 Palazzo Pellegrini promesse-mancate, spazi-pubblici

Ma guarda un po’! Io ho sempre pensato che l’intervento messo in atto per Palazzo Pellelgrini fosse un “caso isolato”, uno di quelli in cui parti e vai ad “elemosinare” soldi al politico più o meno ammanicato (pratica assolutamente comune, se non l’unica rimasta). Invece NO. Si inserisce in un quadro più vasto di 15 interventi previsti  in un’intesa Stato-Regione (titolo e files pdf da scaricare all’articolo di Per la Gente di Lozzo: “documentazione online per Palazzo Pellegini“).

Riporto dal blog :

In relazione all’articolo uscito sul BLOZ dal titolo I fasti dell’informazione turistica: aprirà prima Caralte o Lozzo di Cadore?, segnaliamo che abbiamo reso disponibile alla pubblica lettura (non che il documento originale non fosse pubblico, ma ora è più facilmente consultabile, per chi lo desidera), il documento della Regione Veneto in cui trovano descrizione 15 interventi attuativi fra i quali quello relativo a Palazzo Pellegrini per 900.000 € (ma vi si trova anche, per restare in provincia di Belluno, copertura dello stadio di Tai (1.999.000 €), un ponte a Sappada (1.500.000 €) e sciovie a Fonzaso (1.144.000 €) .

L’intesa Stato-Regione ha messo sul piatto rispettivamente 10.367.000 € e 3.693.000 €, mentre gli enti locali hanno impegnato 6.531.000 € (per Palazzo Pellegrini a Lozzo, si ricorderà,  l’amministrazione si è impegnata per 270.000 €)

In marroncino alcuni stralci del documento, in nero i miei commenti.

Obiettivo dell’intervento è quello di ristrutturare un edificio di pregio, attualmente utilizzato solo al piano terra, per realizzare un Centro territoriale di accoglienza promozione e valorizzazione turistico-ambientale e culturale dell’area delle Marmarole-Pian di Buoi Sorapis, ciò al fine di dotare l’area comprensoriale di un luogo deputato allo sviluppo di relazioni nel Sistema economico-istituzionale locale e tra questo e l’ambiente esterno, in particolare a fini turistici.

Cosa centri il Sorapis credo che nessuno lo sappia. Non sarà forse che, nelle intenzioni, si volessero riferire al sito di importanza comunitaria (SIC) nonché zona di protezione speciale (ZPS) denominato “Marmarole, Antelao, Sorapis”, la cui perimetrazione coincide peraltro con la vecchia idea di “Parco del Cadore”? Ma allora, la valorizzazione a valenza comprensoriale fa riferimento a quell’oggetto misterioso che è il SIC citato? Perché dovete sapere che, fatto 100 il numero di turisti che possono giungere in Cadore, credo che non siano più di 2 quelli cui salterebbe in testa di farsi un giro per l’area SIC di cui stiamo parlando.

Ma ciò che è più interessante è la finalità del centro che sarebbe “deputato allo sviluppo di relazioni nel Sistema economico-istituzionale locale e tra questo e l’ambiente esterno”. Ora è tutto, ma veramente TUTTO CHIARO: dentro il Palazzo si dovranno sviluppare relazioni!

Non sono infatti presenti nella zona strutture e/o spazi attrezzati che possano soddisfare l’accoglienza e la promozione delle attività turistiche e culturali con la funzionalità, l’autonomia e l’ampiezza programmatica previste nel presente progetto.

Affermazione che, per essere vera, dovrebbe prevedere funzionalità, autonomia e ampiezza programmatica in relazione allo sviluppo di relazioni che, sinceramente, neanche il Centro studi di Confindustria è in grado di “garantire”.

In particolare, ai fini del raggiungimento di tale obiettivo il sito (Palazzo Pellegrini) dovrà:

  • contenere un’unità progettuale d’area a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni locali che da un lato sia da stimolo nel raccogliere idee, nel guidare processi decisionali che si sostanzino nella realizzazione di parco-progetti volti allo sviluppo dell’economia e della società attraverso politiche mirate alla valorizzazione del turismo sostenibile e dall’altro si rapporti con realtà quali il G.A.L. per la gestione di progetti comunitari ed altre opportunità previste da leggi nazionali o regionali. Tale unità progettuale d’area sarà messa anche a disposizione dei soggetti collettivi, delle aggregazioni tra operatori privati o pubblico-privati anche per realizzare momenti di analisi – aggregazione – realizzazione progetti di sviluppo dell’accoglienza locale;
  • contenere un’unità volta alla Accoglienza ed Informazione, mirata al turista finale e/o al trade, su tutte le opportunità di fruizione del territorio e specificatamente sulle sue opportunità naturalistico – ambientali e sui prodotti locali, sino a prevedere forme di assistenza ai turisti, in particolare ai gruppi, in collaborazione con gli Uffici IAT e le aggregazioni degli operatori privati (strutture associate – Consorzi);
  • contenere idonei spazi per momenti di Informazione – formazione, sia rivolti ai turisti (in particolare ai gruppi, in collaborazione con gli Uffici IAT) sia alle aggregazione degli operatori privati della domanda in occasione di educational e workshop (in occasione di presentazione dell’offerta locale).

Tante belle parole, non c’è che dire. Aria fritta insomma. Vi invito a rileggere con calma. Ma le sorprese non sono finite perché …

Il progetto prevede quindi la collocazione all’interno del fabbricato di uffici informatici e di collegamento con le altre realtà territoriali, uffici per operatori e associazioni di settore, uffici progettazione e coordinamento, archivio, uffici di  gestione e di direzione, sale tematiche, spazio riunioni presentazione progetti esposizioni e servizi.

ed anche …

Oltre a ciò si sta definendo un progetto che riguarda la necessità per il Cadore e la provincia di Belluno di darsi un’immagine più rispondente alla realtà e alle potenzialità imprenditoriali legate al territorio.

Un’immagine nuova che ha bisogno di professionalità nuove, attente alla simbiosi tra fragilità del territorio e impresa, alle ricchezze  culturali e al turismo. Professionisti dell’immagine, dunque, sensibili a questi equilibri e a queste specificità. Sempre più il bisogno di affermazione del territorio chiede figure professionali che operano nell’ambito della promozione e nella produzione comunicativa.

In considerazione del fatto che il mercato dell’immagine continua a produrre domanda, anche in periferia, una parte, ancorché limitata degli spazi, potrà essere destinata per attività di questo tipo, una volta verificata la fattibilità del progetto.

Ma che cavolo avranno voluto dire? Effetto erba cipollina? Si ipotizza forse l’apertura di un’agenzia (pubblica? privata?) per la gestione dell’immagine dei nostri territori Ma voi sapevate che il mercato dell’immagine continua a produrre domanda anche in periferia?

Insomma, cari commentatori del BLOZ, sembra che non ci sia niente da fare per la biblioteca, lo spazio di studio per i giovani con un collegamento internet magari wi-fi, la mediateca con sala videodidattica, l’angolo della Cultura Ladina, quello dedicato alla “Storia di Lozzo”, lo spazio per qualche accattivante cellula museale ecc. ecc..

OK, ma allora mettiamoci dentro qualcuno che, finalmente, sviluppi relazioni!

I fasti dell’informazione turistica: aprirà prima Caralte o Lozzo di Cadore?

25 Maggio 2010 Palazzo Pellegrini, Turismo e dintorni marketing-turistico, promozione-turistica, turismo-cadorino

Chi mi segue lo dovrebbe già sapere. A Caralte sorge un edificio che, fra poco, potrebbe essere aperto per diventare il primo negozio in cui si offrono (alla vendita) scarponi, zaini, abbigliamento tecnico, miele d’api cadorine, salame di Mente e informazioni turistiche (qui ulteriori informazioni: primo e secondo articolo).

A dire il vero non è che i lavori sembrino procedere come ci si aspetterebbe, per quanto la stagione turistica cadorina non contempli il mese di giugno come periodo da sfruttare (la politica dell’allungamento della stagione deve ancora attecchire fra le fervide menti degli operatori poli-turistici, dove poli sta per politici). Oppure vi saranno state delle lungaggini burocratiche ad ostacolare i lavori: non tutti possono contare su un sindaco come quello di Lozzo di Cadore che ha immediatamente alleggerito le procedure per aprire una nuova attività (delle 70 domande prima occorrenti ora ne servono 68: a detta di tutti i nuovi intraprenditori, è stato un grande sollievo).

Il centro informativo di Caralte (nella foto: 18/05/2010) dovrebbe intercettare il flusso di turisti che transitano “in arrivo” e fornire loro informazioni strategiche sull’utilizzo dei beni che il nostro territorio mette in mostra. Ma c’è anche quello di Lozzo di Cadore, di centro informativo, per la precisione: centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistico ambientale e culturale. Anche per questo c’è un articolo di approfondimento.

Il turista che, per qualche motivo (uscita un po’ troppo veloce dalla galleria), non dovesse essere intercettato in quel di Caralte, lo si dovrà accalappiare in quel di Lozzo. E già questo è un problema gigantesco.

Senza alcuna vera soluzione, soprattutto se il “centro” rimane chiuso.

Ma non doveva essere inaugurato ancora lo scorso anno? Era solo stupiganda (propaganda stupefacente) allora? E noi che ci siamo cascati! Noi (ometti) che abbiamo pre-assaporato il momento in cui, finalmente, a Lozzo si sarebbe vista passare qualche bella ed esotica gnocca in cerca di informazioni (a quelle ladine, che pur possiamo vantare, non prestiamo più grande attenzione). Diciamolo apertamente che è anche per questo che abbiamo speso il nostro voto “in quella direzione”.

Qualche volta mi fermavo su una delle panche in piazza con Costantino Mosito. Uomo semplice ma che sapeva essere arguto, con la battuta sempre pronta, talvolta scontata ma più spesso tagliente. Anche lui sarebbe sicuramente sconfortato dalla mancata apertura del “centro”.

il modellino per lo studio dell’erosione dei suoli ha dato i propri frutti (come volevasi dimostrare)

24 Maggio 2010 Digo la mea, Viabilità cecità-della-giunta, minuto-mantenimento, Viabilità

Sabato sera c’è stato un piccolo acquazzone (n sguergnuto, cuasi  na rosada fortesela)  ed il modellino per lo studio dell’erosione dei suoli ha dato i suoi frutti. Inutile aggiungere che gli assessori ai lavori pubblici, alla cultura ed al turismo gongolavano per lo straordinario risultato. La sinergia paga. Per qualche foto del “prima” seguire il collegamento precedente. La sequenza completa di 8 foto è in fondo all’articolo (per visualizzarla cliccare su una miniatura).

(1) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(2) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(3) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(4) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(5) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(6) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(7) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)
(8) - Intervento su tratto strada Manadoira-Val (23 maggio 2010)

un uomo di Chiesa non può essere intercettato senza che il Vaticano lo sappia

23 Maggio 2010 Digo la mea, Parco di Loreto chiesa-vaticano, itaglia

Oggi usciamo dal pollaio lozzese per andare a dare un’occhiata nel porcile italiano.

Riprendo dal blog Byoblu di Claudio Messora

Il comma 24 dell’articolo 1 del ddl intercettazioni, approvato in commissione Giustizia del Senato, stabilisce che “se un pubblico ministero intercetta o indaga un uomo di Chiesa deve darne immediato avviso al Vaticano”.

Insomma, con l’approvazione del DDL Intercettazioni, la storia della cricca forse non sarebbe mai stata scritta. I giudici che intercettavano Anemone si sarebbero imbattuti nel cassiere della cricca: don Evaldo Biasini. Avrebbero quindi chiamato Joseph, che avrebbe sculacciato don Evaldo, che l’avrebbe detto ad Anemone, che avrebbe avvertito Balducci e tutti gli altri di stare accorti perché avevano la giustizia alle calcagna. Nessuno avrebbe organizzato festini per Bertolaso, nessuno avrebbe comprato case a Scajola, almeno fino a quando la talpa ecclesiastica non li avrebbe informati che il limite dei 75 giorni di intercettazioni era stato superato, e dunque potevano tornare tutti a delinquere allegramente.

Vi lascio il piacere di finire l’articolo, se ne avete voglia, direttamente sul blog Byoblu.

Voi non lo sapete ma è stato il caro Joseph a volere che a Loreto venisse realizzata la pista col pit-stop. Quando lo scandalo dei preti pedofili sarà svanito, Joseph ha in animo di compiere, a piedi scalzi, il circuito di Loreto per 100 volte. Ciò fatto, i peccati dei pedofili saranno cancellati per sempre dalla faccia della Terra. L’unico rammarico è che dovrà farlo sotto il sole; alberature, nonostante l’impegno del sindaco, non se ne vedono (non ancora perlomeno).

Dal Gazzettino del 17 giugno 2009:

Un altro progetto, che speriamo si concluda entro agosto (2009), comprende la valorizzazione dell’area circostante il santuario della Madonna di Loreto, in cui saranno installati vari pannelli geografici, storici e naturalistici ed un’alberatura particolare dedicata a Papa Benedetto XVI, che visitò la storica chiesetta di Lozzo durante la sua ultima vacanza in Cadore».


P.S. Per quelli che sostengono che stia facendo campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative. Non sono un Einstein (prof+milit), ma se volessi candidarmi a sindaco, secondo voi, mi metterei contro tutte le numerose pecorelle che si sentiranno amareggiate da questo articolo? E che dire dell’Alpe, un serbatoio di voti che andrebbe coltivato a dovere, e che invece considero (socialmente parlando) “sembola pa le pite”? E poi la striscia tricolore … NO, NO!

campagna referendaria “L’acqua non si vende”: firma anche tu!

22 Maggio 2010 Segnalazioni acqua, impegno-sociale

Io ho già firmato qualche giorno dopo l’apertura della raccolta firme (15 o 20 giorni fa). Ho visto il seguente comunicato uscire sul sito comunale di Pieve e, visto che lì mi stavo per recare, ho unito le due cose.

Il Comitato Promotore dei referendum sull’acqua sta raccogliendo le necessarie firme per la presentazione alla Corte di Cassazione della proposta di referendum sui tre quesiti di seguito elencati:

Quesito N.1 Fermare la privatizzazione dell’acqua (abrogazione dell’art.23 bis. L.133/08);
Quesito N.2 Aprire la strada della ripubblicizzazione (abrogazione dell’art.150 del D.Lgs.152/06);
Quesito N.3 Eliminare i profitti dal bene comune acqua (abrogazione di parte del comma 1 dell’art.154 del D.Lgs.152/06).

Le firme possono essere apposte sui modelli prestampati e disponibili presso l’Ufficio Anagrafe/Elettorale del Comune di Pieve in orario di aperura al pubblico: dal lun. al ven. dalle 10.00 alle 12.30, il lun. e giov. pomeriggio dalle 17.00 alle 18.00.

Il sito di riferimento per la campagna referendaria “L’acqua non si vende” è www.acquabenecomune.org, mentre l’indirizzo della pagina specifica relativa alla raccolta delle firme è questo. Per la provincia di Belluno: www.acquabenecomunebelluno.info pagina fecebook di Acqua Bene Comune Belluno.

Si può  firmare in ogni comune della provincia di Belluno, fino alla chiusura della raccolta che è fissata per il 4 luglio. Anche in questo caso devo rilevare che l’informazione fornita dai nostri comuni non è proprio il massimo, per non dire che è in DEFICIT (mi riferisco all’informazione via internet, anche se dubito che quella “normale”  abbia mai avuto, nel caso del referendum di cui stiamo parlando, la giusta visibilità). Sempre che non saltino fuori pagine che non ho visto.

Mettetevi in testa che è inutile lamentarsi e poi, quando qualcun altro organizza una difesa dei nostri diritti, come nel caso dell’acqua bene comune, non dare il proprio sostegno perché si ha qualcosa d’altro da fare. Se ci credi FIRMA, vinci la pigrizia e l’idea che “tanto ce la fanno anche senza di me” (a raggiungere il numero legale di firme). Dovete saper gustare quella splendida sensazione di aver messo le “dita negli occhi” a chi ci vuole sudditi ed obbedienti.

L’obiettivo delle 500.000 firme è già stato raggiunto. Ma si deve andare a firmare per dare peso civico e sociale all’iniziativa.  In provincia di Belluno c’era l’obiettivo di raggiungere 2500 firme, obiettivo ampiamente superato (i dati mi sono stati riferiti dal referente regionale della Campagna Referendaria Valter Bonan). NON BASTA.

“Perché si scrive acqua, si legge democrazia.”

a Lozzo di Cadore un modellino per lo studio dell’erosione dei suoli. Una sinergia tra lavori pubblici, cultura e turismo

21 Maggio 2010 Digo la mea, Viabilità cecità-della-giunta, minuto-mantenimento, Viabilità

Da soli non danno il meglio di sé, ma quando si mettono assieme! Un po’ come la storia dell’incontro tra nitro e glicerina, sappiamo tutti come può andare a finire. E’ così che il tavolo concertante di lavori pubblici, cultura e turismo ha prodotto il modellino per lo studio dell’erosione dei suoli. Una scelta sinergica, si diceva, ecco la spiegazione.

La valenza “lavori pubblici” è sotto gli occhi di tutti. Quella culturale è riconducibile allo studio dell’erosione dei suoli. E’ iniziata, carica d’ansia, l’attesa per l’arrivo del primo acquazzone (in ladino cadorino sguergno), i cui effetti si spera di poter immortalare per studiarne poi le varie dinamiche. Con lo stesso intendimento si stanno raccogliendo un sacco di fotogrammi del modellino che, messi assieme con la tecnica della slow-motion, potrebbero portare alla realizzazione di un filmato simile a quello in seguito proposto (come esempio di risultato). Nel caso le condizioni meteo fossero “avverse”, si è già pensato di ricorrere, per la simulazione, alla vicina aga de Val, opportunamente deviata alla bisogna.

La valenza turistica è legata alla possibilità, veicolata da un efficace supporto informativo in fase di messa a punto, di prolungare la visita alla Roggia dei Mulini, mèta ormai consueta per i turisti che giungono in visita al nostro borgo. Presso quest’ultima i turisti prenderanno coscienza degli utilizzi civili dell’acqua (funzione molitoria e produzione dell’energia elettrica), mentre il modellino metterà in luce quanto possa essere devastante la forza dell’acqua quando non è controllata (è prevista a lato la posa di un pannello informativo con le foto dell’alluvione del ’66, da una vecchia idea del “Gruppo Amici dei Mulini”).

Si segnala infine che il modellino è palesemente provvisorio. Lo si capisce dalla sovrapposizione dei pannelli di contenimento (embricatura) per la quale è utilizzata la primitiva tecnica detta “a contenimento non-progressivo” migliorata già durante l’età del bronzo. Inoltre i paletti di sostegno in ferro risultano quanto mai pericolosi, sporgendo dal bordo della pannellatura; in assenza di adeguata segnaletica di cantiere, ancorché a scopo didattico, questa potrebbe essere una leggerezza che costa molto cara, se qualcuno si dovesse far male.

I “lavori pubblici” hanno già suggerito, comunque dopo la simulazione, la possibilità di ricorrere ad un getto di cemento risolutore (?).

Iceland, Eyjafjallajökull – May 1st and 2nd, 2010 from Sean Stiegemeier on Vimeo.

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