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A PROPOSITO DI FUSIONI DEI COMUNI CADORINI

6 Novembre 2015 Politica nostrana cadoriadi, comune-unico, fusioni

di Giuseppe Zanella

In questi giorni si fa un gran parlare della normativa che dispone le fusioni o le unioni dei comuni. Leggo su ‘Il Cadore’ un editoriale non firmato (ascrivibile quindi, suppongo, al Direttore) con la prospettazione delle varie ipotesi in campo. Sono personalmente convinto che tergiversare ancora nel portare il dibattito alla concretizzazione di conclusioni realistiche sia dannoso per le varie comunità comunali cadorine in quanto è altamente auspicabile evitare che le decisioni che ci riguardano ci vengano imposte dall’alto e dall’esterno. Premesso che non sono un esperto della materia, provo comunque a svolgere qualche ragionamento sul tema ‘fusioni’ avvalendomi e basandomi soprattutto sulla logica e sul buon senso.

Certo, l’argomento è di esiziale importanza per i destini della nostra terra che vive da ormai lungo tempo una crisi nei più disparati ambiti: civile, sociale, economico, demografico. La logica ci dice che concentrando piccoli comuni in un agglomerato più pesante, in genere, dovrebbero essere raggiunte economie di scala sia per la gestione ordinaria che straordinaria e tale evenienza potrebbe anche determinare un peso politico sicuramente più incisivo sia nel contesto provinciale che in quello regionale e perfino in ambito più generale. Tutto ciò in linea, però, puramente teorica perché poi i fatti concreti della realtà fattuale potrebbero riservare situazioni e risultati affatto diversi da quelli auspicati ed attesi.

Va infatti tenuto ben presente come la materia appaia tanto complessa ed intricata, tanto che le scelte aggregative andrebbero ben ponderate per non creare, al posto di utilità per tutti i ‘contraenti’, sperequazioni e negative conseguenze in capo ad alcuni o anche alla totalità dei soggetti sottoscrittori dell’accordo di fusione. Ecco perché le possibili opzioni e scelte discrezionali non avranno il medesimo impatto se operate in un senso o nell’altro fra quelle emerse nella discussione in fieri (comune unico del Centro Cadore, oppure divisione in due gruppi, uno a ovest da Perarolo a Domegge e l’altro a nord est comprendente l’Oltre Piave con Lozzo e, possibilmente, Auronzo).

Nell’articolo citato, si delinea lo stato dell’arte delle ‘trattative’ in corso fra i vari borgomastri. I comuni di Pieve, Perarolo e Calalzo avrebbero ormai raggiunto uno stadio avanzato di confronto al fine di una ipotesi di accordo. Domegge sta invece correttamente informando la popolazione sulla tematica delle fusioni e si avvia ad indire un referendum preliminare al fine di prendere una decisione che promani democraticamente dal basso e non dalla sola aula consigliare, date le implicazioni che una tale scelta prelude per il futuro a lungo termine della comunità locale.

Il comune di Auronzo, con una popolazione pure in flessione ma ancora abbondantemente sopra la soglia limite dei 3000 abitanti, potrebbe evitare processi di fusione ed infatti, fin qui, si è chiuso in un autarchico, poco lungimirante isolazionismo forte anche del fatto dell’ampiezza del suo territorio, delle sue indubbie potenzialità e di un patrimonio di cospicuo valore. Ma la decrescita demografica in atto anche nella Val d’Ansiei potrebbe ridurre a più miti consigli anche i nostri vicini e far maturare presto ben altre decisioni…

E Lozzo che intende fare? Ho letto del mandato del Consiglio Comunale al sindaco per avviare i contatti e della polemica insorta con l’opposizione a proposito della interpretazione da dare, giustappunto, a detta deliberazione circa l’ampiezza di tale mandato. Si ha comunque l’impressione di una certa carenza sul proscenio decisionale, tanto che meraviglia non poco l’asserzione del borgomastro, davvero mefistofelica: “Secondo le ultime notizie… sembra che…”, quasi che il soggetto non fosse un interlocutore ma un qualsiasi cittadino che si informa mediante la lettura dei giornali.

Personalmente, credo che il Comune unico del Cadore Centrale, anziché portare semplificazione ed utilità, creerebbe un groviglio di problemi ed una conduzione ingestibile, non fosse altro che per la ampiezza del territorio e la non omogeneità delle sue problematiche. Basti dire che vi parteciperebbero ben 8 comuni con ben 16 frazioni!! Ecco quindi come la logica e la contiguità geografica, storica, culturale e l’affinità delle rispettive popolazioni dovrebbero suggerire la praticabilità di una fusione fra l’Oltrepiave, Lozzo e, possibilmente, Auronzo.

Ma per tornare al rapporto costi/benefici (onerosità/utilità), ossia alle implicazioni di varia natura che un tale processo aggregativo potrà, in ipotesi, comportare (e determinabile soltanto ad attuazione avvenuta), riporto qui la risposta data dall’esperto avv.to Gaz alla domanda: “Che cosa faranno i municipi?”, formulata nel citato editoriale de “Il Cadore”. Ecco il responso dell’avv.to Gaz: “La legge che dispone le fusioni non dice nulla in proposito ma, proprio per questo, sarà possibile disciplinare ed organizzare le funzioni dei municipi, per esempio, attivando una rete ‘federata’ di amministrazione locale che potrebbe garantire una partecipazione amministrativa diretta delle singole comunità”. Nonostante l’autorevolezza della citazione, io resto con le mie non poche perplessità sulla percorribilità ed attuabilità di una tale lacunosa normativa. Appare in ogni caso opportuno far presente come le domande dei singoli cittadini potrebbero trovare una esemplificazione del tipo:

  1. Con la ‘sovrastruttura’ che si andrà a creare, l’organizzazione dei vari servizi risulterà più efficiente e meno burocratica o non ci saranno piuttosto aggravi di onerosità in termini di tempo e dispendio di risorse?
  2. Proprio tenendo presenti le asserzioni dell’avv.to Gaz, nei vari paesi chi sarà l’interlocutore amministrativo che sostituirà l’attuale sindaco, posto che il sindaco del nuovo e più robusto comune troverà la sua collocazione nel paese più centrale e/o più importante? Ci sarà, insomma, sull’esempio di Roma, una municipalità centralizzata (Campidoglio) con il corollario di una miriade di municipalità satelliti gestite dai così detti mini-sindaci?

Sono queste soltanto alcune delle incognite che trovano spazio nelle menti dei semplici cittadini. Ma c’è anche un considerazione di natura prettamente giuridico-economica che sorge abbastanza spontaneamente. Come avviene in una fusione fra due o più società industriali e/o commerciali, è necessario valutare ben bene i singoli apporti in termini di attività ( ad esempio, valori immobiliari e mobiliari, crediti ecc.) come in termini di passività (ad esempio i debiti di qualsivoglia natura); e da tale raffronto scaturisce, in genere, il valore del capitale della società. E’ necessario poi porre attenzione alla valutazione delle potenzialità di natura fiscale e tributaria sulla base della composizione demografica, delle attività imprenditoriali presenti sul territorio d’origine, delle diverse prospettive economiche e così via.

E’ chiaro che nella ipotesi di doppia aggregazione del Centro Cadore (con un gruppo di comuni ad ovest ed un altro a nord-est), Auronzo troverebbe giustificate le sue remore alla attuazione di un tale progetto giacché il cedere in ‘compartecipazione’ le sue soverchianti strutture comunali, il suo cospicuo patrimonio e le sue non comuni potenzialità ad altre entità (ex) comunali di più contenute dimensioni costituirebbe certamente, sotto il profilo strettamente egoistico, una penalizzazione. Mettere nel calderone e ripartire i propri ‘assets’ con realtà più minuscole (seppur complementari), onestamente, non apparirebbe proprio il massimo.

Come si può ben vedere, le poche, semplici problematiche che ho citato mettono in luce la complessità di una materia che sembra proprio non essere stata ben normata nelle sue innumerevoli implicazioni e nei suoi più reconditi ‘anfratti’, i quali danno adito a non pochi timori sulla applicabilità e correntezza di un percorso fatto, a mio avviso, più di ombre che di luci. E qui proprio non c’entra minimamente l’amore per il “campanile”. Il mio pessimismo di fondo trova una motivazione ben chiara nella consapevolezza e disistima del grado di preparazione della (?)classe (?)politica che ci guida. Attendo speranzoso di essere smentito dai fatti con l’analisi più accurata delle disposizione attuative e mi auguro davvero che il mio giudizio negativo, più di ‘pelle’ che di tecnico, si manifesti del tutto infondato.

 

il Parco della Memoria di Pian dei Buoi risulta desolantemente abbandonato a se stesso

6 Novembre 2015 Botanico Palazzo, Pian dei Buoi, Turismo e dintorni cai-lozzo, lozzofifa&fuffa, parco-della-memoria, sviluppo-montagna, sviluppo-pian-dei-buoi, turismo-cadorino

Caro signor Cai,

domenica scorsa ho potuto accertarmi definitivamente, dopo averlo preventivamente fatto il 5 ottobre, che il Parco della Memoria di Pian dei Buoi risulta desolantemente abbandonato a se stesso. Ne deduco che il nobile proposito espresso nel bollettino parrocchiale “Pasqua 2015”, cioè “di proseguire in questo ambizioso progetto coinvolgendo anche altre associazioni e realtà locali“, sia miseramente naufragato.

[…] Sarebbe opportuno inoltre, approfittando della ricorrenza del centenario della prima Guerra mondiale far conoscere e valorizzare le fortificazioni di Col Vidal portate alla luce negli anni scorsi dai volontari con la collaborazione del CAI, coinvolgendo nella prosecuzione di questo ambizioso progetto anche altre associazioni e realtà locali.

A questo punto, naufragato due volte: la prima per la mancanza di qualsivoglia attività del Cai, la seconda per il mancato coinvolgimento di “altre associazioni e realtà locali”.

 

perché?

Sarebbe bello leggere queste ragioni sul prossimo bolpar!

 

Nel precedente post avevo sinteticamente avanzato queste considerazioni che ritengo tuttora valide:

Perchè il signor CAI non dice che due anni fa il vostro sindaco ha, con scuse che ritengo risibili (scuse che fanno ridere tutta l’avifauna, non solo i polli), troncato il progetto del Parco della Memoria dopo 10 anni 10 di attività?

Perché non dice che in questi due anni – ora sta correndo il terzo – lui stesso, il signor CAI in prima persona, non ha fatto niente, nulla, nada de nada (se non fossimo a Pasqua direi che non ha fatto un cazzo) per dare continuità al progetto (1) ?

Perché non dice che se l’avesse fatto, se avesse dato continuità al progetto, non sarebbero occorse (2) “altre associazioni e realtà locali” – quelle richiamate nel testo – visto che per dieci anni dieci non sono mai mancate persone per sviluppare il progetto del Parco della memoria e i lavori sono proceduti da dio e senza costare una madonna?

 

Trovo patetico – patetico davvero – che il signor CAI evochi e invochi la prosecuzione di questo ambizioso progetto coinvolgendo altre associazioni e realtà locali quando lui – il signor CAI – è il primo ad aver negato a se stesso questa possibilità non facendo nulla. Ripeto:

è il primo ad aver negato a se stesso questa possibilità!

 

 

fuoco, ma soprattutto ‘ombre’, sulle Marmarole (Consorzio turistico AM in libera uscita)

6 Novembre 2015 Curiosando curiosando, refusi

Che sia fuoco non c’è dubbio, ma dalla parte opposta alle Marmarole, diametralmente. Provate col Moro, il caffè intendo; il caffè del Moro che vale un tesoro (e senza correzioni con grappini o ombre). Se non altro l’integrazione “turistica” con Lorenzago procede (per lo più all’insaputa degli attori, ma procede).

fuocomarmarole

fotto per mille

5 Novembre 2015 Criticarium, Satireggiando chiesa-vaticano

fottopermille

(via @Scacciavillani)

Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /19 (epilogo: storia recente di un secolare passato)

5 Novembre 2015 Cultura, Turismo e dintorni cai, cronache-lozzesi, sentieri, turismo-cadorino

Caro Mauro (xy),
siamo dunque giunti alla fine di questa lunga corsa nella quale mi sono impegnato a riportarti qui tra noi (tu che parlando della rete sentieristica della montagna di Lozzo sei partito per la tangente, tu che sei andato a viole mammole, tu che hai rincorso la vispa teresa… ed hai preso fischi per fiaschi, tu che…).

Per farlo non ho usato formule magiche, più o meno esoteriche, ma ti ho esposto fatti e dati. Spero di esserci riuscito (perlomeno ad insinuarti il dubbio che la tua posizione vada se non altro rivista e ritarata alla luce di fatti, diciamo, per te inattesi).

Qualche anno fa mi contattarono per chiedermi se potevo produrre uno scritto, da inserire insieme a quelli di molti altri autori, nella pubblicazione Dolomites che la Società Filologica Friulana avrebbe dato alle stampe in occasione del suo 86° congresso, svoltosi a Pieve di Cadore il 20 settembre 2009, a 90 anni dalla sua costituzione.

Scrissi un articolo – Il Parco sentieristico Terre Alte di Lozzo di Cadore – Storia recente di un secolare passato – che qui presento in forma estesa, con un contributo iconografico più ampio rispetto a quello apparso in Dolomites (il testo è lo stesso): mi auguro che tu abbia il tempo di leggerlo. Uno sforzo per immedesimarsi, per cercare di capire perché è nato quello che tu hai definito “cattivissimo esempio della montagna di Lozzo”.

Sarà anche “cattivissimo”, ma io ne vado fiero ed orgoglioso. E, in cuor mio, spero che anche tu sia riuscito (o riesca in futuro) a fare cose così “cattivissime”.

(cliccando sul pulsante “Google Anteprima” si può consultare la pubblicazione a schermo pressoché intero)




 

Comunazzo: sindaco di Lozzo attore o spettatore?

5 Novembre 2015 Botanico Palazzo, Politica nostrana cadoriadi, comune-unico, fusioni

Riguardo all’ipotesi del Comunazzo (comune unico del Centro Cadore), c’è qualcosa nella prosa del vostro sindaco che mi lascia perplesso. Seguitemi.

In un articolo apparso sul Corriere delle Alpi già preso in esame in un precedente post (quello dei fognatori), il vostro (è un virgolettato) dice (neretto mio):

«[…] Secondo le ultime notizie in materia di fusione, sembra si siano costituiti due blocchi: uno al quale fanno riferimento quelli occidentali del Centro Cadore; l’altro, che dovrebbe fare capo ad Auronzo. Oggi», ha concluso Manfreda, …

E tutto ciò mi lascia, davvero, perplesso.

Capisco una certa dose di prudenza nell’esprimersi su questa… “complessa” materia, ma, non viene anche a voi qualche dubbio?

In fondo è un sindaco. Va alle riunioni (ma ci va?) e quello che ci sa dire è che “secondo le ultime notizie in materia di fusione, sembra si siano costituiti due blocchi:…” ??? Signori, stiamo parlando di riunioni ai massimi vertici o di una briscoletta?? (tipo quelle dell’ex bar cooperativa, che i vecchietti sul viale del tramonto usavano per giungere a sera). Qui si tratta di fusione eh!

Il dubbio è: ma ci va alle riunioni sindacali? Se ci va, gli danno un sacchetto di pop-corn e lo mettono in un angolo o partecipa, alla pari, allo sbrogliamento della matassa fusionista?

Uno, insomma, si aspetterebbe di sentire un (qualsiasi) sindaco dire: “Dalle riunioni cui partecipiamo è emerso che…, tizio è dell’idea che…, caio è più incline a…, io sono invece convinto che… “. Invece no: “secondo le ultime notizie in materia di fusione, sembra si siano costituiti due blocchi…”.

Speriamo che il vostro sia solo afflitto dalla sindrome del girà ntorno l sanbughei, o che in alternativa abbia adottato l’uso di una parlata particolarmente felpata, elegantemente allusiva (dicono che…). Dico speriamo, perché potrebbe anche essere che le informazioni sull’argomento lui le apprenda, come noi, dai giornali. Non sarebbe la prima volta: vi ricordate al tempo del black out quando ci venne a dire – lui sindaco – che tutto ciò che sapeva lo sapeva per averlo letto sui giornali? Ecco l’amarcord:’Per fortuna c’era la stampa locale a tenerci informati …‘

Insomma, con questi precedenti un dubbio può anche sopravvenire.

(che il Comunazzo sia un’idea balzana l’ho detto in tempi non sospetti, e non solo perché diventerebbe – oltre ogni ragionevole dubbio – un comune del cazzo; 15.000 persone spalmate dalle Alpi alle Piramidi, 8 ex comuni che diventerebbero 16 frazioni, costituirebbero una melma senza alcun carattere distintivo; tuttavia va riconosciuto che il Comunazzo avrebbe un pregio: “mal comune mezzo gaudio” (si può arrivare, stiracchiando la cosa, ad un “muoia Sansone con tutti i filistei”); insomma, le rivalità e antipatie tra la gente dei singoli comuni, che in fase referendaria potrebbero dar luogo a sorprese, nel caso del Comunazzo verrebbero diluite omeopaticamente. Voglio dire che, paradossalmente, l’idea del Comunazzo potrebbe essere meglio digerita dalla gente, più di quanto succederebbe ragionando “a blocchi”)

 

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