BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

l’Italia si sta ‘profughiando’

21 Agosto 2015 Criticarium Itaglia della-confutazione, renzie, repubblica-bananiera

Da Phastidio: migranti, profughi, Schengen, italietta (e sullo sfondo, aggiungo io, i cloni del bimbominkia). Mescolare con cura e servire ben caldo:

[…] Il tema è maledettamente difficile, al limite dell’angoscioso. Serve un coordinamento europeo che appare quasi impossibile, la nostra collocazione geografica rappresenta lo zenit della sfiga, tecnicamente parlando. Le nostre leve negoziali verso il resto d’Europa sono apparentemente limitate. Malgrado siamo i più furbi del reame, tendiamo ormai ad essere sgamati e messi sotto tutela pressoché ovunque. Ci resterà solo l’abituale retorica terzomondista cattosinistra e quella più recente del “picchiare i pugni sul tavolo europeo”, che esiste solo nella fervida immaginazione di gerarchetti e trombettieri indigeni. Incrociamo le dita, magari serve.

 

Cortina, pian pianino giù in cantina: presenze 2014 -2,2%; dal 2000 -16%

19 Agosto 2015 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadoriadi, dati-provincia-belluno, tur2000-2014, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Cortina sarà Cortina, come si suol dire, ma anche l’anno scorso ha perso il 2,2% di presenze. Nonostante gli stranieri abbiano puntellato la grande la fuga degli italiani, oggi la Regina si trova a fare i conti con un -15,8% di presenze rispetto al 2000.

Certo, quest’anno con il caldo sahariano è suonata la carica e anche gli italiani, riarsi, si sono fatti rivedere (più col “mordi e fuggi” che col “mi faccio spennare”, a me pare). Dopo il drammatico tonfo nella stagione invernale, tutta salute. Per continuare ad avere turisti, in vista della fiondata dei mondiali, bisognerà sperare in altre torride estati, ché senza questa tortura gli italiani in montagna non ci verrebbero neanche dietro compenso.

cortina-2000-2014

comunicazione di servizio: libero scambio di commenti sul BLOZ

17 Agosto 2015 Senza categoria internet

Riguarda lo scambio di commenti attraverso il BLOZ e il modo di renderlo “più fluido”, sfruttando le “regole” che qui vigono fin dal primo giorno.

Premessa: può capitare, come sta capitando in questi giorni, che fra alcuni frequentatori del BLOZ vi sia la necessità di scambiarsi punti di vista su un dato argomento, generando risposte cui seguono repliche, cui seguono altre precisazioni e altre repliche ancora… Benissimo, manca niente. Se sono al computer posso moderare i messaggi mano a mano che vedo il loro arrivo, rendendoli visibili; se sono via, però, può passare anche un’intera giornata prima che il messaggio sia visibile a tutti.

Sappiate che… : un commentatore che utilizza un nickname associato ad un indirizzo email viene da me moderato solo la prima volta: i successivi commenti che introduce, purché abbiano lo stesso nickname e lo stesso indirizzo email, sono immediatamente pubblicati senza bisogno di moderazione.

Precisazione importante: l’indirizzo email può anche non essere veritiero, nel senso che vi potete affibiare una email di comodo inventata come, per esempio, angelo@paradiso.com oppure pippo@pippo.it. Ciò che conta ai fini della moderazione è che usiate sempre la medesima coppia nickname-indirizzo email (nessuno vi vieta di averne più di una, se per qualche ragione lo ritenete opportuno).

Per dire, io non modero @talaren o @bodonian o @mirco, i cui messagi possono apparire subito anche se scritti alle tre di notte, per fare un esempio. Questa è una regola che vale praticamente da sempre: ognuno di voi valuti se trarne frutto o meno, in particolare – è il senso di questo articolo – per svincolare l’eventuale “fraseggio” di commenti tra frequentatori del BLOZ dai “tempi morti” di moderazione da me dipendenti.

Se vi pare.

(in ogni caso, fate i bravi! Facciamo che ci si può prendere pure per i capelli, ma, come detto altre volte, qui si può insultare solo il sottoscritto. Grazie a tutti)

 

De Cassan, le previsioni meteo e le webcam stroboscopiche

17 Agosto 2015 Curiosando, Giornalando della-confutazione, giornalando

L’argomento su cui ci soffermeremo è riassunto nel sottotitolo di un articolo odierno del Corriere delle Alpi: “I gestori delle strutture e il presidente degli albergatori, De Cassan contro gli allarmi per il tempo. «La pioggia è arrivata soltanto sabato sera, e poca»”.

E allora, per “evitare problemi“, cosa consiglia De Cassan? Dare un occhio alle previsioni, sì, ma anche alle webcam sparse sul territorio dolomitico (neretto nostro):

[…] E parlando di tempo il presidente degli albergatori si dice perplesso. «I meteorologi, per la giornata di Ferragosto non ci hanno azzeccato: avendo previsto pioggia per tutto il giorno, i turisti sono rimasti a casa, non si sono mossi, anche se poi il maltempo è arrivato solo verso sera. Per evitare problemi», consiglia De Cassan, «sarebbe meglio guardare sì le previsioni ma anche le decine di webcam che sono sparse sul territorio dolomitico che danno in tempo reale la situazione meteo».

Forse, ma anche no. Per esempio: la vigilia di Ferragosto, dalle 9 alle 14.30, l’abbiamo passata nello spazio tra i rifugi Auronzo e Locatelli. Nei dintorni di quest’ultimo, Sasso di Sesto e Torre Toblin, ci siamo fermati dalle 10.15 alle 12.15. In questo lasso di tempo il sole e la nuvolaglia nerastra e sfrangiata si sono alternati stroboscopicamente per almeno una quindicina di volte, al punto che un serio meteoropatico c’avrebbe rimesso definitivamente la salute.

Concludo: se il tempo è strutturalmente stabile, la webcam te la puoi ficcare lì, se proprio ci tieni, nel senso che come previsore non serve a niente. Se il tempo invece è strutturalmente instabile, te la puoi ficcare lì comunque, perché serve ancora meno. Però, in un modo o nell’altro puoi sempre affrontare il periglio: se ti va bene ridi, se ti va male piangi, se ti va così-così, piangi e ridi alternativamente.

le code infinite ad Auronzo-Misurina sulla Corriera delle Alpi

16 Agosto 2015 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Giornalando auronzando, curiosando, dolomitando, giornalando

(questa è chicca elaborata e “vissuta”, quella precedente, sulla tentazione di salire al Lacedelli, era chicca “refusa”)

Altro articolo, la volta scorsa techno-triller, questa volta solo purissimo folk (Tre Cime prese d’assalto). La cronaca – in una diretta coinvolgentissima – si riferisce all’antivigilia di Ferragosto, ma le code – ahhh le code – son giorni e giorni che si vedono: code, code, code, lunghissimamente code. Code, dunque:

[…] In coda, per 90 minuti, all’ingresso della strada delle Tre Cime, dopo che è stata bloccata per tre ore, la mattina. In coda, quando sono le 13 passate, per pranzare al rifugio Auronzo. E, allora, la decisione di tentare al Lavaredo. In coda lungo lo struscio, Corso Italia 2.0, ossia il comodo sentiero per il prossimo rifugio. In coda, verso le 14, per sedersi e mangiare. La tentazione, subito dopo, di salire al Lacedelli, ma la web cam certifica una marea di escursionisti. Quindi il ritorno. E la coda, di nuovo, lungo lo struscio verso l’Auronzo, la discesa verso Misurina mantiene analoghe caratteristiche. Si fa coda per entrare alla malga di mezza strada. E di nuovo coda per un caffè.

Ora, mi rendo conto che l’esperienza vissuta dal sottoscritto non può essere ritenuta esattamente rappresentativa delle situazioni che si sono via via create all’ombra delle Tre Cime, tuttavia posso affermare che nella settimana da sabato 8 agosto a venerdì 14 sono passato enne volte per Auronzo-Misurina nonché Cortina senza mai – mai – riscontare la benché minima coda.

L’8 mattina sono andato a Cortina (ero lì alle 11) passando per Auronzo, andata e ritorno (nonostante Aquabona fosse chusa il traffico era normalissimo). Domenca 9 eravamo a Monte Piana, saliti alle 10, scesi alle 17: tutto normalissimo. Lunedì 10 eccoci alla Croda dell’Arghena (lasciato l’auto al lago d’Antorno: c’era effettivamente una fila fisiologica al casello per le Tre Cime, ma niente di che). Alle 14,30 eravamo a Malga Rinbianco ad abbuffarci: tutto normale. Martedì 11 su all’ex rifugio Popena con ritorno a Malga Misurina e pranzo: tutto normale. Mercoledì 12 di nuovo a Cortina (andata e ritorno), ma per Tai, zero problemi.

Il 13, l’antivigilia di Ferragosto che così tanto ha provato il cronista, ebbene sì, siamo rimasti a cuccia, sicché di questa giornata non ho impressioni personali di prima mano. Ma venerdì 14 eravamo di nuovo al parcheggio Tre Cime (al casello siamo passati a meno un quarto alle 9: tutto nomale). Il tempo si stava guastando e alle 14.30 eravamo di nuovo in auto, pronti per la discesa verso Misurina: tutto normale. Ci siamo fermati alla Malga Rinbianco (quella che il nostro chiama “malga di mezza strada”): tutto normale.

Capite quindi di che sfacciata fortuna abbiamo goduto restando, il 13 agosto, l’antivigilia di Ferragosto, a casa a tosare il prato e a dedicarci ad altre pratiche arboricole e agricoloidi. Allo stesso tempo dovreste immaginare quale compassione abbiamo provato per il cronista che, sfigato oltre ogni immaginazione, quel 13 s’è beccato tutte quelle code, una coda dietro l’altra, senza ritegno alcuno (e per fortuna che quella per il Lacedelli, alla fine, è riuscito a evitarsela).

 

quella tentazione di salire al Lacedelli (dal Lavaredo, partiti che eravamo dall’Auronzo)

16 Agosto 2015 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Giornalando auronzando, curiosando, dolomitando, giornalando, refusi

Dopo Cima 12 e Croda dei Toni, due splendide montagne (tre, se bevi responsabilmente) regalatoci due giorni fa, la Corriera delle Alpi ci omaggia di nuova chicca, incastonata in un articolo dalla trama folcloristico-pittoresca con soggetto caudale (code, interminabili code).

[…] In coda, quando sono le 13 passate, per pranzare al rifugio Auronzo. E, allora, la decisione di tentare al Lavaredo. In coda lungo lo struscio, Corso Italia 2.0, ossia il comodo sentiero per il prossimo rifugio. In coda, verso le 14, per sedersi e mangiare. La tentazione, subito dopo, di salire al Lacedelli, ma la web cam certifica una marea di escursionisti.

Galeotta fu quella lussuriosa tentazione, lasciva quasi quanto quella del paradiso terrestre, quella di salire al Lacedelli, che noi invece conosciamo da anni come Locatelli (ma oltre confine, oltre forcella Lavaredo, lo chiamano più storicamente e poeticamente Dreizinnenhütte); che poi, salire è solo una parte del lungo cammino, ché dalla forcella Lavaredo dove sei salito, per giungere al Lacedelli ooops, Locatelli, devi poi scendere.

Insomma, uno che da queste parti ci smena notte e dì.

 

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