BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Femenes – vita quotidiana delle donne ladine nel Cadore di un tempo

22 Luglio 2010 Mondo Ladino minoranze-linguistiche

Femenes – Vita quotidiana delle donne ladine nel Cadore di un tempo.

Presentazione del libro “Femenes” di Francesca De Meio e Francesca Larese Filon
Domenica 25 luglio ore 21.00 presso l’auditorium di Lozzo di Cadore
con la partecipazione del Gruppo Musicale di Costalta

Sul sito Ladino Cadorino ho dato spazio alla presentazione del libro ed alla foto della copertina. Qui, per i puristi della lingua (non vorrei che passassero notti insonni ad elaborare anatemi contro la “s” finale del titolo), vorrei attirare l’attenzione sul “perché di Femenes“, proprio in relazione al titolo. Dalla pagina 2 del libro edito dall’Union Ladina del Cadore de Medo:

Il perché di Femenes.
Uno dei tratti che contraddistinguono la parlata ladina è la “s” in finale di parola, ad indicare i nomi nella loro forma plurale. Questo tratto, presente tutt’oggi nella parlata ladina dell’Oltrechiusa e dell’Ampezzano, nella odierna parlata ladina centro cadorina lo si riscontra solo come “relitto” (pezuos, tabias, lenzuos, pras, pès, omins …). A noi tuttavia è parso bello, solo per quanto riguarda l’espressione del titolo, utilizzare per la parola “donne” la sua forma arcaica, che sicuramente era Femenes. Tutto ciò con il semplice quanto dichiarato intento di “lasciare una traccia” di questo elemento che l’evoluzione della lingua sta lentamente cancellando anche dalle espressioni residuali. Ci è parso bello insomma, anche se a sola valenza simbolica, affidare al titolo di questo nostro lavoro dedicato alle donne, la perpetuazione di un tratto linguistico distintivo di grande rilevanza.

Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti: iniziamo a contarci. Cosa ne pensa Federalberghi Belluno Dolomiti?

22 Luglio 2010 Autonomia referendum-autonomia, turismo-cadorino

Il turismo è la principale risorsa su cui l’intera provincia di Belluno giocherà il proprio futuro.

Nel cosiddetto DNA dei bellunesi la propensione a fare impresa (manifatturiera) c’è già, da sempre. E’ quando si tratta di fare “impresa turistica” che si aprono falle più o meno grosse a seconda delle aree territoriali cui si fa riferimento. Ma anche lì dove sono piccole, queste falle sono sempre tali da lasciare al palo i gestori d’impresa.

Impresa turistica, oggi più che mai, non significa solo alberghi, ma è di questi che parliamo in questo articolo, in particolare della crisi evidenziata dai dati resi noti da Federalberghi Belluno Dolomiti.

In poche parole si è messo in evidenza che, nel decennio trascorso, a fronte di 62 aperture si è contrapposta la chiusura di 164 strutture alberghiere, delle quali 82 da ricondursi agli ultimi 4 anni (a dimostrazione che nell’ultimo periodo la crisi è stata ancora più feroce).

Gildo Trevisan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti, indica nell’accesso al credito a vent’anni a tasso zero una delle soluzioni che dovrebbero permettere il recupero della qualità dell’offerta e la conquista di una fetta del mercato che oggi è di quasi esclusivo appannaggio del Trentino Alto Adige.

Per venirne fuori con dignità, conclude Trevisan, “Se non avremo risposte [dalla politica, ndr], tutti noi albergatori, presenteremo ai rispettivi Comuni domanda di svincolo per cambiare la destinazione d’uso dei nostri alberghi” [per farne appartamenti, ndr] (vedi articoli: Gazzettino, Corriere delle Alpi, l’Adige). Arriva poi Finozzi con in mano un ventaglio di soluzioni; qualcun altro nei prossimi giorni aggiugerà altri mini e micro interventi che potrebbero portare “nel tempo” ad una soluzione del problema.

Ci si dimentica della soluzione sovrana. Ci si dimentica di dire che la soluzione definitiva, non solo per quanto riguarda la situazione in cui versano gli alberghi nel bellunese, è una sola e si chiama, con semplicità, Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti.

A mio parere sarà più facile ottenere l’autonomia piuttosto che si avverino i pur legittimi “sogni” di Trevisan (ed in ipotesi questo è oltremodo consolatorio). La Federalberghi (per fare un esempio), riguardo all’autonomia, da che parte sta? Non sarebbe il caso di incominciare col dirlo forte e chiaro?

Tutto ciò per dire che diventa quanto mai urgente, a mio modo di vedere, che da una parte il Comitato Referendario per l’Autonomia della provincia di Belluno definisca con precisione “titolo” e finalità del referendum da proporre ai bellunesi, e che dall’altra le varie associazioni inizino a dichiarare con limpidezza la propria posizione a sostegno (o meno) del medesimo. Dobbiamo iniziare a capire quale parte del mondo bellunese ha veramente intenzione di sostenere questa battaglia per la nostra sopravvivenza. Bisogna iniziare a contarci, sperando di essere in moltissimi.

mentre a Faé-Veleza si sbanca il territorio, la guardia comunale di Lozzo di Cadore è costretta a contare le macchine che passano per il paese

21 Luglio 2010 Ambiente, Informa-Lozzo centraline, polizia-locale, strade-silvo-pastorali, tutela-ambiente, Viabilità

La guardia comunale di Lozzo di Cadore, istruzioni per l’uso! Significato di “guardia”:

  1. l’atto del custodire, vigilare; custodia, vigilanza
  2. complesso delle persone, spesso soldati, cui è affidata la custodia o la protezione di uomini o cose
  3. ognuno degli appartenenti a certi corpi armati; ogni persona che esplichi un servizio di vigilanza, di custodia o di protezione

Quante volte, a vostro giudizio, la nostra guardia comunale si è recata a dare un’occhiata ai lavori per la costruenda centralina di Veleza? ZERO.

Non è la guardia che non vuole andare, è il sindaco, il vice e (forse) la giunta che l’hanno incatenata a Lozzo (vedi abbandono di Pian dei Buoi, sorgente di Fraina). Perché faccia più multe, evidentemente.

Così il sindaco Jekyll può incassare e pagare i concerti che fa fare per allietare ed anestetizzare il lozzese medio (panem et circenses), mentre il sindaco Hyde, con fare paternalistico, va in giro a dire a chi si lamenta delle multe prese,  che “l’amministrazione non può fare niente contro le multe; è un problema da ricondursi all’atteggiamento della guardia …”.  Due piccioni con una fava: si incassano i soldi sfregandosi le mani e si additano i colpevoli (guardia) “contro cui niente si può fare”. Tranne che inchiodarla in paese. Perché questo è esattamente quello che l’amministrazione di Lozzo di Cadore sta facendo.

Ora, un lavoro di una certa importanza come è quello relativo alla costruenda centralina di Veleza, potrà avere anche un controllo, per tutte le implicazioni del caso (attraversamento boschi, sbancamenti, verifiche confinarie ecc ecc) da parte della guardia comunale?

E’ nella normalità delle cose: si lavora su due fronti (Faé e Cianpo) e non si manda la nostra guardia, essendo un lavoro che interessa il Comune, a verificare che tutto proceda per il meglio? NO, NON SI MANDA.

Allora, se il sindaco, il vice e (forse) la giunta non mandano sul posto la guardia, sono direttamente autorizzato da sindaco, vice e (forse) giunta a ritenere CHE ABBIANO QUALCOSA DA NASCONDERE.

E questo è esattamente quello che penso. Per togliermi dalla testa questo dubbio voglio e pretendo, come cittadino, che la guardia comunale verifichi con regolarità l’andamento dei lavori, tutelando sia le proprietà comunali che quelle private, buona parte di cittadini di Lozzo. Con tutto che è risaputo che la nostra guardia comunale ha sempre visto di buon occhio (anche troppo per i miei gusti) tanto l’apetura di nuove strade “forestali” quanto, a maggior ragione, un loro allargamento.

Trovate normale, osservando le foto sottostanti ed il lavoro che implicano, che alla nostra guardia SIA IMPEDITO DI FARE IL PROPRIO LAVORO? Io NO! NO! NO!

un marziano lungo la Traversata del Centro Cadore

20 Luglio 2010 Turismo e dintorni minuto-mantenimento, traversata-cadore

Caro BLOZ,

sono un marziano, un visitors di quelli buoni. Ho deciso di passare alcuni giorni di ferie con la mia famiglia ad Auronzo. Ieri abbiamo deciso di percorrere la Traversata del Centro Cadore (TDCC): siamo partiti dal lago di S. Caterina diretti verso Lozzo di Cadore. Ad un certo punto siamo giunti in un luogo in località Campo dove alcuni operai ci hanno detto “Che cazzo state facendo qua?”, “Di qua non si può passare, non vedete che stiamo lavorando?”.

Queste cortesi persone non ci hanno saputo dare indicazioni di sorta ed alla fine ci siamo trovati sulla strada statale che abbiamo percorso fino al ponte di Cornon, che abbiamo infine attraversato. Ci siamo incamminati sulla strada per Molenies ed alla fine siamo giunti, con nostro stupore, nuovamente nel caos dei lavori (mi sembra di aver capito che stanno costruendo una centralina idroelettrica). Noi marziani abbiamo cercato di calarci nel vostro mondo e volevamo vivere fino in fondo una vera ed appagante esperienza “terrena”.

Ma a Veleza ci siamo proprio rotti i coglioni e siamo ricorsi alla tecnologia che disponiamo da sempre: ci siamo teletrasportati in albergo ad Auronzo, abbiamo pagato e siamo andati a prendere il sole su α-Centauri.

Cordiali saluti.

P.S. Ho scritto a tutti i miei contatti facebook (marziani ovviamente) di non passare da queste parti, almeno fino a quando non avrete finito! Fatecelo sapere.


Caro Marziano,

parte dei tuoi problemi li avresti risolti con l’utilizzo di adeguata cartografia. Sono certo di non dirti niente di nuovo, suppongo infatti che tu abbia in testa le carte siderali, figuriamoci quelle topografiche. Capisco che tu abbia cercato di dimenticarti di tutte le protesi tecnologiche di cui disponi per vivere … come noi, l’esperienza terrena di cui parli. Lasciatelo dire, bisogna essere umani per capire gli umani, e non sempre ci riesci. In quanto Marziano, lascia perdere.

Se ti collegavi al sito internet del comune avresti però visto che le difficoltà di attraversamento della TDCC sono messe in evidenza con una dovizia di particolari da far impallidire gli amanuensi. Gli occhiali da sole non devono poi averti permesso di vedere i vari cartelli che sono stati installati per avvertire i viandanti, gli escursionisti e le famigliole che, come la tua, decidono di incamminarsi sulla grande Traversata del Centro Cadore.

Quella di mettere i cartelli è una segnalazione che non è pervenuta in comune tramite la nostra guardia comunale, che come sapete è inchiodata in paese per volontà del sindaco, del vice e della giunta tutta. E’ stato direttamente il vicesindaco che, chiamato sul posto a dirimere un problema confinario, vedendo un grappolo di tabelle si è posto la domanda “Ma che roba è sta Traversata del Centro Cadore?” (lui non si interessa di turismo).

Però, appena saputo che trattasi del percorso che, a breve, dovrà essere “valorizzato” da un insieme di interventi finanziati l’anno scorso in buona parte dalla Regione Veneto, ha perlomeno cercato di lenire i disagi dei turisti che si avventurano lungo il suo percorso. E’ un merito anche questo.

Naturalmente il sindaco non si è dimenticato di diramare una municipale in cui avvisa tutti, ma proprio tutti i “portatori di interesse” legati in qualche modo alla TDCC: Proloco e CAI in testa. Quindi se ti informavi all’ufficio turistico di Auronzo o di Lozzo avresti saputo fin da subito che sulla TDCC sono in corso lavori e che, per questo, se ne sconsiglia la percorrenza. Buona vacanza su α-Centauri. Se cambi idea e vuoi tornare qui sulla Terra fammi un fischio, a Lozzo di Cadore c’è anche altro da fare …



P.S. Ho scritto queste cose ad occhi chiusi. Se quello che ho immaginato non fosse vero, vi prego di farmelo sapere.


A Lozzo di Cadore cercasi sindaco di tutti …

19 Luglio 2010 Informa-Lozzo, Politica nostrana bolcom, non-trasparenza, propaganda

No, il sindaco di Lozzo non può dirsi il sindaco di tutti i lozzesi. Può anche tentare di farlo credere, ma non gli si può credere. E per tante ragioni, non ultima l’utilizzo strumentale del bollettino comunale per la propria propaganda.

Il bollettino comunale dovrebbe essere una pubblicazione istituzionale del Comune. Il Consiglio è composto, stabilito per legge, al di là delle percentuali di consenso percepite nelle elezioni, da 2/3 di seggi per la maggioranza e di 1/3 dei seggi per la minoranza. A Lozzo di Cadore 8 contro 4. La correttezza istituzionale vorrebbe che, se si pubblica un bollettino dell’attività politico-amministrativa, esso debba essere espressione delle forze che compongono il Consiglio. Quindi, almeno in questi nostri piccoli paesi, 2/3 delle pagine del bollettino dovrebbero essere gestite dalla maggioranza e 1/3 dalla minoranza.

Vogliamo fare i sindaci prepotenti ma democratici? Concediamo, se non proprio 1/3, almeno 1/4 delle pagine alla minoranza. Tutto ciò nelle amministrazioni democratiche. Nelle democrature invece, com’è quella di Lozzo, una democrazia finta, posticcia e malata, si fa quello che si è fatto e che vado a spiegare .

Quando il sindaco, invece di essere il sindaco di tutti e garantire, come dovrebbe, il rispetto delle regole della democrazia, è palesemente il sindaco di una fazione del paese (quale poi non si sa), ecco allora che il bollettino comunale diventa il bollettino della lista Lozzo-Viva (e di ciò si ha documentazione nel rifiutino, nel rifiutino special edition e da ultimo nel casermino).

Il problema, caro cittadino, è che questo sindaco utilizza i soldi di tutti per sostenere le proprie posizioni (e allusioni). Carta e costi di fotocopiatura a carico di tutti i cittadini per produrre un penoso bollettino comunale in cui tenta, dimenandosi, di convincere la gente delle proprie posizioni. Nessuno gli nega questa possibilità, ma se lo stampi con i suoi soldi o conceda lo spazio istituzionale anche alla minoranza, che così potrebbe dire la propria sulle stesse colonne dando equilibrio all’informazione istituzionale.

Anche perché la distribuzione è stata fatta da personale del comune pagato con le tasse di tutti i cittadini di Lozzo. E non sarebbe per niente una bella cosa, eticamente non irrilevante, pensare che un dipendente è in qualche modo “forzato” a distribuire il bollettino. Mettiamola così: sarebbe uno scandalo indicibile che in campagna elettorale il programma di Lozzo-Viva fosse stato distribuito da dipendenti del comune. Qui ricorre un caso similare: è penoso che la lista Lozzo-Viva (se nel bollettino non c’è lo spazio per la minoranza mi sento autorizzato a pensarla in questo modo) utilizzi soldi di tutti per farsi propaganda e cercare di mantenere in vita se stessa.

Concordo infine pienamente con quanto auspicato da Attilio Bianchi:

[…] auspico che la minoranza chieda formalmente il diritto ad esprimere anche i loro punti di vista sul BOLCOM in quanto Bollettino di espressione Comunale. Il Consiglio comunale è il massimo organo rappresentativo della comunità locale ed espressivo della domanda sociale…ergo, se il Bollettino è Comunale deve essere espressione di tutti gli elementi, sia di maggioranza che di minoranza, sennò chiamatelo BOLLETTINO LOZZO-VIVA e non stampatelo in Comune. Infatti per ogni argomento trattato ” IN QUESTO NUMERO ” ci dovrebbe essere la posizione della maggioranza ma anche quella della minoranza, il vero ”ciu gust is megl che uan“.

Concludo: caro sindaco, non è colpa tua se nessuno ti ha insegnato che cosa è la democrazia e la correttezza istituzionale. E’ colpa tua, invece, il fatto che tu non voglia impararlo ora che qualcuno te lo fa notare. Sei già andato una volta a lezione di civiltà e democrazia dalla Minoranza, evita di fare un’ulteriore brutta nonché meschina figura. Ricordati che nel perdurare in questa scelta (bolcom di parte) il primo a fare una pessima figura sarai tu, seguito a ruota dai tutti i tuoi consiglieri, seguito infine da tutti noi che non potremmo dire, almeno per quanto riguarda gli aspetti qui presi in esame (di importanza fondamentale), di avere un sindaco di tutti.

Detto fuori dai denti: hai i voti per decidere di spendere 170.000 € di interessi in un leasing per finanziare un impianto fotovoltaico di dubbio valore? Fallo! Ma quando decidi di entrare come istituzione nelle case della gente, di tutta la Gente di Lozzo, devi farlo con la correttezza istituzionale che si conviene ad un sindaco, dando spazio e quindi voce alla minoranza.

Museo della Latteria: facciamo una verifica? Non si sa mai che qualche oggetto sia finito nelle collezioni private!

17 Luglio 2010 Museo della Latteria associazione-latteria

Ben prima (molto) che si sapesse che il Museo della Latteria sarebbe potuto entrare a far parte del fantomatico universo dei musei veneti (non c’è ancora), il sottoscritto aveva provveduto ad una catalogazione di tutti gli oggetti (diciamo una buona parte?) che costituivano la rete di oggetti del museo. Una catalogazione, oltre che testuale, anche fotografica. Che ho poi passato ai professionisti che si sono interessati dell’allestimento.

Vi ricorderete anche che, recentemente, dalle pagine del bolcom conosciuto sia come rifiutino che come vomitino, il sindaco si è lanciato in una avventura letteraria la cui quintessenza riporto di seguito, ma tutto l’articolo è consultabile qui:

Un motivo di orgoglio per tutti dunque dal momento che l’iniziativa racconta, attraverso oggetti, documenti e fotografie, un patrimonio che è di tutti e che potrà arricchirsi ulteriormente. Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.

Chiudevo l’articolo con una precisazione:

Visto che ormai ci siamo dentro fino al collo, una ulteriore finale precisazione. Nessuno di noi si può sottrarre all’onta, ma nessuno si può ritenere con assoluta certezza senza macchia. A partire da me, che ho avuto per anni le chiavi del museo. Ma neanche il sindaco, che immagino ci sarà stato più di qualche volta, può ritenersi salvo da possibili illazioni. E, naturalmente, neanche chi ha rifatto l’allestimento, che oggetti documenti e foto li ha dovuti prendere per mano uno per uno. O son dute del diau o dute del Signor!

E siamo giunti ad oggi. Per la stagione estiva al museo ha preso servizio una “guida museale” che ne garantisce l’apertura tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 17 alle 19. Credo che, doverosamente, una parte del tempo a sua disposizione possa essere proficuamente passata a verificare ciò che del vecchio allestimento è stato usato anche nel nuovo, verificando la presenza di ogni singolo oggetto determinandone lo status (tutto ok, rotto …?). In fin dei conti gli oggetti e lo stabile fanno capo all’Associazione Latteria Sociale.

Quello di verificare che tutti gli oggetti presenti prima dell’allestimento siano presenti anche dopo il ri-allestimento, è un sovrano dovere dell’Associazione che, prima o poi, dovrà produrre una relazione da consegnare ai soci. Così si conviene in terra ladina e così dovrà essere.

Lo ha indicato anche il sindaco nella sua altissima prosa, quindi ….

Aggiungo qui di seguito una delle schede (clicca per ingrandire) nelle quali sono descritti gli oggetti di cui si ignorano, al momento, i singoli sicuri destini.

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