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una folgorante notizia sulla centralina elettrica di Costa

28 Aprile 2010 Criticarium, Soldi: dove finiscono? bolpar, centraline, non-trasparenza

Dite pure quello che volete ma il bolpar (bollettino parrocchiale) di Lozzo di Cadore è una fonte di notizie di prim’ordine anche, e oserei dire soprattutto, in relazione alla vita amministrativa del paese (nonostante l’uscita del bolcom, bollettino comunale, per gli amici “rifiutino“).

Sempre dalla rubrica “dal Comune”, dopo un’attenta e qualificata introduzione sugli aspetti legati all’utilizzo dell’energia rinnovabile, ecco giungere la folgorante notizia, che ha colto di sorpresa anche il sindaco:

“… Lo stesso si può dire della centralina elettrica realizzata sull’acquedotto in località Costa, questo impianto dopo un anno di produzione ha dato dal punto di vista finanziario un introito lievemente superiore alle aspettative“.

Io non sto più nella pelle. Sapere che, dopo un anno di produzione, con tutti i problemi che qual discolo di un impianto ci ha dato e che solo Dio sa, l’introito finanziario è (la commozione mi sta vincendo), “lievemente superiore alle aspettative” … beh, sapere tutto ciò mi inorgoglisce e mi fa sentire fiero di essere un cittadino di Lozzo.

Non è un gioco, cari signori, riuscire ad ottenere, da un impianto di sì ardita concezione, un risultato di così grande respiro. Ma vi rendete conto? Si parla, perfino, di un introito lievemente superiore alle aspettative. Straordinario!

Tu quoque Zorro, uomo di poca fede, tu che nell’articolo “La centralina di Veleza alimenta (per ora) la sola propaganda del sindaco” hai dubitato dei buoni propositi dell’amministrazione, ma anche io che con questo commento sono giunto impudentemente a chiedere lumi proprio riguardo al bilancio costi-benefici dell’operazione “centralina di Costa”, noi quindi dobbiamo ammettere che ci sbagliavamo.

Un dubbio, unico, nell’universo. Lo so, dopo questa lezione di economia dovrei tacere.

Si può sapere, in termini assoluti, l’ammontare dell’aspettativa? (possibilmente in euro, ma vanno bene anche le rupie!). Si può sapere poi, scorporate tutte le inevitabili voci di spesa, per quanto contenute, ciò che resta veramente nelle casse del comune? E dire due parole sull’ammortamento che, sottolineo, nulla ha veramente a che fare con alcun tipo di decesso, nonostante la parola sembri suggerire questa ipotesi?

A nome del popolo lozzese attendo fiducioso la pubblicazione, anche sul prossimo bolpar, di un rapporto costi-benefici che ci tolga ogni dubbio sulla bontà dell’operazione.

Commento su di una esternazione parrocchiale

27 Aprile 2010 Auditorium chiesa-san-lorenzo

Premessa per inquadrare l’argomento: tutto ha inizio dall’articolo “Sondaggio online sulla riconsacrazione della ex chiesa di San Lorenzo a chiesa parrocchiale di Lozzo di Cadore“, cui è poi seguito “Sondaggio sulla ex chiesa di San Lorenzo: risultato finale“. Don Osvaldo ha successivamente  scritto alcune righe su questo argomento, apparse sul foglio parrocchiale settimanale che riporto alla fine di questa pagina. Nel frattempo Pettirosso mi ha trasmesso una sua nota di commento allo scritto del nostro parroco, che pubblico volentieri.

di Pettirosso

Un solerte amico mi ha segnalato un articolo del parroco di Lozzo,  apparso sul foglio parrocchiale settimanale (11/18 Aprile 2010), sotto il titolo “Sulla nuova Chiesa, su quella vecchia e relativo sondaggio indetto sul Bloz”.

Ho attentamente letto quanto scritto dal sacerdote e ne ho tratto sensazioni contrastanti, unite a non poche perplessità. Se da un lato, infatti, alcuni concetti e considerazioni possono essere tranquillamente condivisibili (ad esempio, il concetto di Chiesa intesa come “Comunità di credenti riunita in comunione e sintonia con il Corpo mistico di Cristo” e quello, molto meno rilevante, di Chiesa intesa come “edificio”, come costruzione dove si svolge l’assemblea dei fedeli”), altrettanto non può dirsi per tutta una serie di argomentazioni e sulle stesse possibili motivazioni alla base di questa esternazione di Don Belli. Esternazione che mi è parsa, come di seguito spiegherò, per molti versi, sopra le righe, inopportuna ed evocante sottilmente anacronistici richiami ai “fedeli che sbagliano”, su materie poi non certamente attinenti i dogmi. Desidero subito fare una premessa. Guardando alle date, mi è sembrato di cogliere un nesso, quanto meno temporale, fra lo scritto odierno e quanto letto sul Bloz, qualche giorno addietro, a proposito di non tanto larvate critiche al “Bollettino Parrocchiale”, messe in rete con un intervento del redattore Danilo De Martin dal titolo “La democrazia ecumenica…”. La quasi contestualità avrebbe una umana comprensibilità in quanto, forse, è possibile che al sacerdote il “pezzo”, ed i commenti relativi, possano non essere piaciuti punto. Ma, a parte il fatto che siamo di fronte ad un sacerdote, va detto che critica bonaria e sarcasmo erano rivolte, in particolare, a chi si era servito del giornaletto per fare attività “autopromozionale” e per raccontare “amenità”, luoghi comuni ed esternare semplici auspici ai lettori. Se poi l’ospitalità data e/o offerta su quelle colonne, con probabili scopi strumentali di bassa politica di parte, e giustificata magari con motivazioni di collaborazione istituzionale, non possa reggere al vaglio dei più attenti osservatori e quindi  prestare il fianco a rilievi anche nei confronti del responsabile del bollettino, questo può apparire ai più fatto incontrovertibile…. E’ il caso di dire: chi è causa del suo mal…, con tutto ciò che consegue.

Il bollettino è sempre stato ed è un validissimo strumento di catechesi , di didattica e pedagogia religiosa, di enunciazioni di modelli e figure di vita cristiana intensamente vissuta; diventa meno valido se piegato ad un uso sfacciato e strumentale da parte di poteri e lobby dominanti che non rappresentano, se non formalmente, l’intera popolazione. Se pertanto l’odierna esternazione avesse voluto essere una risposta a quanto scritto sul web, il bersaglio sarebbe stato chiaramente mancato (e discutibile l’opera e la mira del cacciatore). Ma veniamo al merito dello scritto di Don Belli. La impuntatura sullo svolgimento di un sondaggio simbolico, che avrebbe dovuto mettere in evidenza il solo fattore “nostalgico” per la bellezza della vecchia chiesa (nessun chiaro valore pratico), appare, a mio modo di vedere, eccessiva. Come fuor di luogo appare la sottolineatura di un “referendum” fatto ad insaputa del parroco. Quando poi l’autore dice che la Chiesa nuova “non gli dispiace”, esprime una opinione personale, seppur autorevole. Quando infine vuole giudicare negativo il contesto architettonico che sarebbe derivato dall’inserimento nell’area di una Chiesa tradizionale al posto dell’attuale (ricordate il bel progetto redatto dall’ing. Giuseppe Baldovin, inopinatamente scartato?), allora l’autore si erge a novello Botta o Piano rasentando, forse, il ridicolo. In buona sostanza, tale opinione è ininfluente, soprattutto se contrapposta a fior di tecnici ed alla maggioranza dei parrocchiani, che sul tema la pensano diversamente. Ma questo è un altro discorso… Varrebbe solo richiamare la eloquente battuta teatrale di Nelio (“lozzesi ben strani, che fanno teatro in una chiesa e dicono Messa in una palestra cementificata”).

Quello che però più colpisce, nello scritto su richiamato, è il tono ed i rilievi che vengono mossi ai fedeli non allineati nel “pensiero architettonico unico”, pensiero non conforme a quello del parroco e, nella fattispecie, a quello dei “benpensanti” che lo seguono. Lungi da me la pretesa di insegnare il mestiere del prete a chicchessia. Io sono un povero peccatore, ma non un “gonzo” che non sa leggere tra le righe, non sono insomma, per dirla con Danilo, “un che beve i vuove de dugo”. A me ha dato un senso di inquietudine (per non dire fastidio) quel riferimento a chi ha detto che la nuova chiesa “gli fa olco”, il tutto accompagnato, nei confronti della stessa persona, da un sarcasmo non certo raffinato… Perché un qualsiasi cristiano non può esprimere una opinione, seppur estrema, fuori dalla linea imperante nel purtroppo non numeroso “gregge”? Altra frase impropria che ho rimarcato è questa “….La soluzione attuata ha salvato questo edificio anche se, questa è una cattiveria, per qualcuno era sufficiente limitarsi al restauro del tetto e delle facciate esterne”. L’inciso “questa cattiveria”, se è riferito all’autore, è cosa quanto mai impropria; se, invece è riferito alla persona oggetto della “imputazione”, la cosa non è soltanto impropria, ma alquanto grave…

Non so esattamente a chi il reverendo faccia riferimento. Qualcuno ha suggerito che “l’imputato” sarebbe proprio il sottoscritto. Ho tranquillizzato il mio interlocutore. Lo scrivente è stato il primo, in assoluto, a sollevare il problema del restauro della vecchia Chiesa, ancora qualche lustro addietro (vedasi vecchie edizioni de “Il Gazzettino” e de  “L’Amico del Popolo”). Nelle opportune sedi istituzionali poi, ho più volte sollecitato interventi urgenti per porre in sicurezza la struttura ed ho spesso biasimato la destinazione a garage dell’immobile, avvenuta negli anni ’70 e ‘80. Io quindi non ho mai caldeggiato il solo “restauro del tetto e delle facciate esterne”, parole mai pronunciate e concetti che non mi sono mai appartenuti. Se quindi il molto reverendo voleva riferirsi a chi scrive (cosa che proprio mi risulta difficile solo pensare), è incorso in un madornale errore avendo sbagliato completamente bersaglio. Se sa, parli chiaramente; se parla invece “de-relato”, sarebbe molto meglio che facesse silenzio.

Pettirosso

Trovata (forse) la soluzione per la pulizia della scarpata di Loreto

26 Aprile 2010 Parco di Loreto decoro-aree-turistiche, loreto, minuto-mantenimento

Sembra che alcuni commenti fatti qui sul BLOZ, in relazione alla pulizia della scarpata di Loreto, non siano passati del tutto inosservati al ponte di comando dell’amministrazione lozzese.

Corre voce infatti che il sindaco, confortato in ciò anche dalla prefettura cui si è rivolto per lumi, abbia deciso di precettare tutti i Cacciatori, i soci dell’ANA e del CAI per dare sistemazione definitiva alla scarpata che, diciamolo, non offre un grande spettacolo vista dalla strada.

Per dare il buon esempio, sono stati precettati anche i consiglieri (tutti, minoranza compresa). Ad ognuno di essi verrà consegnato un rastrello per le operazioni di pulizia. Al solo vicesindaco è concessa la deroga, ma solo per poter organizzare il catering, in virtù dell’esperienza accumulata in passato.

Un solo dubbio. Quando? L’imminente esplodere della stagione vegetativa consiglierebbe un intervento pressoché immediato. Sono in corso febbrili consultazioni. Io, comunque, consiglierei ai precettati di tenersi il prossimo fine settimana libero.

in onore della principessa Siora Crepa: qualche foto della ex caserma Montiglio (Sora Crepa) a Pian dei Buoi

25 Aprile 2010 Pian dei Buoi caserma soracrepa

Semplice carrellata di foto della ex caserma di Soracrepa. Da qualche parte devo avere anche qualche foto più datata, col cuerto dreto par capise, stile scatola da scarpe, ma me volea masa tenpo par ciatale … Le ultime due sono panoramiche che potete eventualmente ingrandire cliccandoci sopra. Un progetto di “federalismo demaniale” ante litteram. Peccato che, eufemisticamente, si sia arenato (incancrenito era meglio?).

La rassegna tecno-panoramica è in onore della principessa Siora Crepa evocata da un accattivante commento di Attilio (autore e paroliere che  se sol si cimenta, qualsiasi cosa s’inventa…). Per vostra comodità riporto qui di seguito la seconda parte, quella relativa alla favola …

Speriamo che tutta la vicenda sia una favola, sin qui nascosta dietro le pieghe della TRAGEDIA, visto che le favole hanno sempre un lieto fine……e la Pincipessa Siora Crepa ed il Principe del foro si incamminarono per quei sentieri, che ad alte cime giungono cangianti, intesi ad acquisire il possesso della dimora nella roccia. Col passo snello, poiché la calda stagione era alle porte, raggiunsero la pro-tempore dimora del Cavalier Custode. Egli aveva avvinte a se le chiavi della celestiale dimora e come per un sortilegio, nella sua mano fredda erano state imprigionate dai roboanti Baroni Doppietti. Solo il calore di un anima gentile avrebbe potuto sciogliere quel gelo. Giunti all’ uscio del botanico palazzo trovarono una accoglienza che non si aspettavano, era il Barone Quinquespuntastrico Doppietti che vegliava l’ingresso della dimora. La principessa si fermò e si fece innanzi, il Principe del foro, con la sua lingua biforcuta, ed i papiri della legge nelle affusolate mani, non ebbe difficoltà a far scostare il Barone dall’ uscio (nessuno seppe mai cosa gli disse). Alla vista della Pincipessa la mano fredda iniziò a scaldarsi ed ei capì che la dimora nella roccia aveva trovato la conduttrice e che poteva tornare agli antichi fasti; ammirata dai copiosi visitatori che fin lassù osano inerpicarsi. I Baroni Doppietti inizialmente furono delusi ma poi capirono che un siffatto luogo è a pieno titolo patrimonio dell’ umanità. Feniu… e Bona Autonomia.

inaugurazione del nuovo allestimento del Museo della Latteria: ci sarà un certo tanfo, vi spiego perché

23 Aprile 2010 Digo la mea, Museo della Latteria associazione-latteria, local-politik, professionisti, propaganda

Caro volontario dell’Associazione Latteria Sociale di Lozzo di Cadore, sei una merdaccia.

E siccome userò questo epiteto più volte, mi sia consentito di proporne una semplice abbreviazione: m…

Tu che hai perso le tue ore a creare un museo dal nulla, tu che hai “scavato” nella storia del nostro paese per mantenere il ricordo di alcune tradizioni, tu che hai preparato la cellula del sorgo e quella della canapa e della lana per rendere il museo “vivo”, tu che hai curato l’esposizione delle “Pupe de peza de Licia Fedon”, tu dicevo, sei una m…

Ma anche tu che hai dato il tuo tempo per sistemare i cancelli, le porte che non si aprivano, tu che hai costruito i muri di confinazione e sistemato i confini di proprietà, oppure tu che hai costruito la teca per esporre gli stampi del botiro, che hai piegato il plexiglass per dare una protezione alle pupe, che hai fatto la capanna del presepe, tu che hai realizzato la bacheca, che hai creato il percorso multimediale di visita al museo, anche tu, anzi tutti voi, siete delle m…

Anche i presidenti e segretari che si sono succeduti, consiglieri, soci e revisori, tutti voi siete delle m…

Che sei, che siete, che siamo tutti delle m… non lo dico io. Lo dice il “rifiutino”, anzi la parte del rifiutino (bollettino comunale che “celebra”, senza mai citarla, la maglia nera della raccolta differenziata dei rifiuti) che parla dell’appuntamento con la storia, la riapertura del museo della latteria, parte che ora non esito a definire il “vomitino“.

Il vomitino, apparentemente innocuo, nasconde un velenoso pugnale che ti raggiunge, alla schiena (occorre dirlo?), sorprendendoti e portando con sé il suo carico di vergognosa miseria. Queste sono le parole:

Un motivo di orgoglio per tutti dunque dal momento che l’iniziativa racconta, attraverso oggetti, documenti e fotografie, un patrimonio che è di tutti e che potrà arricchirsi ulteriormente. Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.

Ora, rileggetele, riflettete, ponderate:

Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.

Tutto questo, signore e signori, è merda allo stato puro.

Una vagonata di merda scaricata, in particolare, sulle spalle dei volontari che questo museo lo hanno fatto davvero, molto prima che venisse semplicemente abbellito.

E questa merda, badate bene, sottoscritta dall’amministrazione e dal sindaco, è entrata nelle nostre case. Non solo, resterà scolpita nella memoria della Rete per i prossimi secoli: il documento pdf del “rifiutino-vomitino” è scaricabile qui (sito del comune) ma anche qui (sul BLOZ, perché quello sul sito comunale verrà fatto togliere dal sindaco, “garantito”); inoltre fa ormai parte dell’archivio del Corriere delle Alpi.

Visto che ormai ci siamo dentro fino al collo, una ulteriore finale precisazione. Nessuno di noi si può sottrarre all’onta, ma nessuno si può ritenere con assoluta certezza senza macchia. A partire da me, che ho avuto per anni le chiavi del museo. Ma neanche il sindaco, che immagino ci sarà stato più di qualche volta, può ritenersi salvo da possibili illazioni. E, naturalmente, neanche chi ha rifatto l’allestimento, che oggetti documenti e foto li ha dovuti prendere per mano uno per uno. O son dute del diau o dute del Signor!

Alla fine del rifiutino c’è scritto: numero unico. Fate in modo che sia vero.

Cari lozzesi, buona inaugurazione. Chiedo scusa per il … tanfo, ma era dovuto.

Io non ci sarò. Alla merda preferisco, senza indugio, la borba della Lola.

la Lola, il Museo della Latteria e l’appuntamento con la storia

23 Aprile 2010 Museo della Latteria, Soldi: dove finiscono? blozzando

Lola (con un tono da “gran signora”): ei debesuoi che te me dae na sistemada, son stada nvidada a la naugurazion del Museo dela Lataria, i lo à ntitolou “Apuntamento co la storia“, mia roba da pocio, e no voi fei bruta fegura.

Danilo: varda Lola che te po dì do come che te ses, no te sfigure, te ses “chela che te ses”.

Lola: po no te scherzarà mia, ca se parla de n “Apuntamento co la storia”, éro, na roba che no vegnarà pì par no sei quante ane …

Danilo: varda che se anche te sbeleteo par ben, l risultato no e autro che la metafora de l nuou alestimento: te reste chela che te ses, solo ntin pì bela!

Lola: chèèèèèèèèèè! Ma come parlesto mò! Te sas che no giro col vocabolario davoi. Chè elo chè  sta metafora … Sta n tin chieto e taca a petename nvenzi …

Danilo: nsisto, varda che se te fazo ntin pì bela no te fa mia l late pì bon. E come pal museo: chè credesto, de vegnì fora che te sa fei formai parchè che i à sbianchedou e metesto n aredo moderno? magare …

Lola: no se discute. Voi dì do ntin manco mal. Su, da brao …

Danilo: te farae pi bela fegura se te dese do a dì chel che nesun à l coragio de dì. Che é stou sto Stato talian de borba che à sofeou la montagna, duta la montagna, anche agnó che no era i ociai. I contadin de montagna e l amor pal teritorio te li ciate ncora agnó che la dente po ministrase senza avé lo Stato de borba fra i pes, agnó che i é autonomi, agnó che i é paroi a ciasa soa.

Lola: chisti e i solite discorse, tuto. E po io no capiso niente de politica … A n bon intenditor basta poce parole: feime sta permanente che ei presa e che la sea finida.

Danilo: no te vos autro …  …  …

Lola: cuanto te devo?

Danilo: 160.000 € !

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