BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

la preghiera diventa digitale

20 Novembre 2009 Attualità chiesa-vaticano, internet

foto della corona del rosario


Non c’è niente da fare. Quando Dio creò il mondo, stabilì che tutti coloro che, in qualsiasi modo, gli avrebbero reso grazia, sarebbero stati dotati di grandi doti comunicative.

Ne hanno combinate di cotte e di crude nel corso dei secoli, oggi sono minacciati dal fanatismo islamico, ma il messaggio di fede della religione cristiana, che è quello che conta, giunge sempre vicino alle persone, le sole poi a poterne eventualmente gioire.

Ecco quindi l’introduzione della preghiera digitale e del rosario elettronico.

Tratto da un articolo apparso ieri su Repubblica:

Si tratta, in sostanza, di un nuovo modo di pregare collegandosi alla rete delle reti, accessibile dagli smart phone o via pc. E’ un innovativo strumento di preghiera ideato da Euro Digital Equipment srl in collaborazione con la Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto. E’ stato presentato nell’ambito del convegno “Fede e Tecnologia: una convergenza a sostegno della preghiera” svolto proprio nel Palazzo Apostolico di Loreto.

La simbolica “benedizione” del progetto l’ha data, significativamente, l’arcivescovo di Loreto, monsignor Giovanni Tonucci, secondo il quale si tratta di “un utile strumento di preghiera che può servire anche per accompagnare le persone sole, i malati e tutti coloro che desiderano sentire d’essere in preghiera insieme con gli altri”.

ancora, ripreso da Adnkronos:

“Si tratta di un innovativo progetto digitale di supporto alla fede, concepito per mettere contemporaneamente in contatto più persone e dar loro la possibilità di aggregarsi in gruppi di preghiera”, spiega Vincenzo Coccoli leader del progetto e CEO del gruppo Moretechnology, all’interno della quale opera Euro Digital Equipment srl, l’azienda che ha realizzato il Rosario Digitale. Accessibile gratuitamente all’indirizzo www.prexcommunion.com e a pagamento dai cellulari più evoluti o dagli Smart-Phone, consente infatti di recitare insieme ad altri il Santo Rosario. Il singolo fedele si sente cosi’ parte di una comunita’ che prega insieme in uno scenario mondiale: può pregare con i propri amici ma anche con persone distanti migliaia di chilometri da lui per una stessa intenzione.

Il nuovo portale è definito anche ‘Social network della preghiera’, perché forma comunità virtuali che condividono tra loro non solo la preghiera, ma anche temi di discussione, e permette di scambiarsi testi, documenti e foto, impostare calendari di eventi religiosi, pianificare incontri fisici di preghiera comunitaria e connettersi ad altri social network, come Facebook o Twitter per esempio.

Con molta sincerità, non ho idea di che impatto avrà fra la “gente comune” questa evoluzione tecnologica. Resistenze, in un corpus sociale come quello dei nostri credenti, non ne mancheranno di certo. Ma a ben vedere, anche la “corona del rosario” è stata introdotta per facilitare la preghiera, ed a quei tempi era o non era anch’essa una “innovazione tecnologica?“. La rete è libertà, anche di pregare, anche insieme agli altri. W la Rete.

Vi aspettate forse che accenni alle delibere su internet che la nostra Amministrazione si ostina a non pubblicare? No. Nessun accenno ai trogloditi (uomini delle caverne, in senso “info-tecnologico” ovviamente).

Foto: Wikipedia (modificata)

sondaggio online sulla ex chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Lozzo di Cadore

19 Novembre 2009 Attualità, Auditorium chiesa-san-lorenzo, sondaggi

sondaggio online su ex chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Lozzo di Cadore
Per votare

CLICCA QUI

situazione al 14 dicembre:
SI: 44 voti (69%)
NO: 20 voti (31%)
Voti espressi: 64

la crisi occupazionale in Cadore “risolta” mettendo in mostra le professioni

19 Novembre 2009 Attualità, Cadore - Dolomiti lavoro-occupazione, politiche-giovanili, promozione-turistica

cercasi-schiavoLa crisi occupazionale che sta subendo il nostro Cadore è un problema serio. Venerdì 13 novembre si è svolto un incontro in cui è stata presentata la professione della guida alpina.

Traggo a questo proposito dal Corriere delle Alpi (15 novembre):

L’incontro di Lozzo, svoltosi nella ex chiesa di San Lorenzo, è stato voluto dal sindaco Mario Manfreda che, preoccupato per l’andamento occupazionale conseguente alla crisi dell’occhiale, sta cercando nuove vie per aiutare chi cerca lavoro.  «Non posso più vedere», ha affermato, «i giovani che ho istruito nella scuola di Lozzo prendere la valigia ed andare anche nella lontana Australia, com’è successo di recente. Per questo ho ideato alcuni incontri finalizzati a proporre ai giovani delle alternative. Non si tratta di aprire nuove fabbriche ed occupare centinaia di persone, ma mi è sembrato opportuno proporre anche professioni di nicchia, come questa, che nella sola provincia di Belluno potrebbe risolvere il problema occupazionale di oltre 50 giovani. Metto a disposizione la struttura del mio Comune per coordinare la raccolta di informazioni, ad iniziare con quelle relative ai giovani che intendano provare ad ottenere il brevetto»

Adesso l’Associazione Bellunesi nel Mondo, ma in particolare l’assessore ai flussi migratori della Regione Veneto, sanno che c’è un nuovo consulente cui eventualmente rivolgersi per risolvere i problemi che attanagliano la nostra terra. Di fronte ai problemi che ha il mondo del lavoro ed ai loro riflessi occupazionali, ecco quindi sfornata la soluzione, che sembra aver anche richiesto uno “sforzo ideativo”: una passerella sulla quale non sfoggiano modelle con i loro capi di abbigliamento, ma professioni. Prima la professione A, poi il mestiere B, poi sarà il momento della attività C, del lavoro D ecc. ecc..

Ecco quindi che i giovani, che virtualmente siedono in platea e osservano ammirati lo sfilare delle professioni, hanno finalmente la possibilità di orientarsi in una così diversificata offerta di mestieri di nicchia (l’attenzione è infatti rivolta in modo specifico alle nicchie, perché è lì, risaputamente, che si concentrano problemi e soluzioni della nostra realtà territoriale).

Una passerella, capite? E’ come se, volendo affrontare le sfide che pone il marketing turistico in Cadore, offrissimo ai potenziali clienti del nostro territorio le “belle foto del paesaggio cadorino”, con la convinzione che queste risolvano, da sole, il problema. Oh Signor!.

Da sottolineare lo sforzo che l’amministrazione intende fare, là dove si chiarisce che “Metto a disposizione la struttura del mio Comune per coordinare la raccolta di informazioni …”. Molti di noi, presenti quella sera, ci hanno creduto. Mi immagino già la task force al lavoro su questa mole gigantesca di dati. Ecco come nascono i “ministeri” (rincuoratevi, non sarà così).

Che cosa bisognerebbe fare allora? Io ritengo che se si vogliono affrontare i problemi seri dell’occupazione in Cadore, tutti i Comuni dovranno allearsi in un Patto per il Cadore, in cui concentrare tutti gli sforzi con queste direttrici principali (in sintesi):

  • un coordinamento di alto livello con le associazioni di categoria;
  • lo sviluppo di soluzioni che abbiano come fine il rilancio dell’agricoltura di montagna (agro-stalle: di esempi cui attingere ce ne sono fin che amen);
  • la predisposizione e l’armonizzazione di energiche azioni di marketing turistico e del territorio che oggi sono pressoché inesistenti;
  • una forte spinta e sostegno allo sviluppo dell’accoglienza (conversioni ad affittacamere, b&b, albergo diffuso);
  • l’avvio di progetti pilota nella filiera del legno.

Se Manfreda riuscirà a sedere sulla poltrona di presidente della Comunità Montana (il balletto delle poltrone da assegnare non è ancora chiuso), potrà magari cimentarsi in tutto ciò. Un altro sforzo ideativo.

Poi si facciano pure anche queste sfilate delle professioni, ma si abbia almeno il coraggio di chiamarle con il loro vero nome, ossia propaganda (utile per qualcuno, probabilmente, ma propaganda). No, signori, queste iniziative non rappresentano neanche “informazione”, se non al più basso livello, perché l’informazione aiuta sempre chi la riceve, mentre la propaganda aiuta solo chi la fa.

Ero convinto che la merda ci fosse giunta “solo” fino al collo, ma mi sbagliavo, ci siamo dentro del tutto (in riferimento alla crisi occupazionale del Cadore).

Foto Flickr: mcalamelli.

sondaggio online sulla riconsacrazione della ex chiesa di San Lorenzo a chiesa parrocchiale di Lozzo di Cadore

17 Novembre 2009 Attualità, Auditorium chiesa-san-lorenzo, sondaggi


Torno sull’argomento della riconsacrazione della ex chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Lo faccio non perché vi siano stati degli accadimenti particolari che riguardano tale argomento, ma semplicemente perché ho trovato il tempo per sperimentare un servizio che permette di fare sondaggi online con semplicità ma anche con accuratezza.

Ve ne ricorderete, tempo addietro scrissi l’articolo “riconsacrare la chiesa di San Lorenzo?“; partii da un commento di Tiziano Da Pra Falisse che riporto anche in questa occasione:

Da Lozzese devo dire che continuo a sperare e a sognare il momento della ri-consacrazione della nostra VERA CHIESA PARROCCHIALE…la chiesa di S. Lorenzo ora auditorium. In più da credente e praticante devo dire ch l’attuale chiesa mi fà alquanto “olco” come si suol dire nel nostro dialetto…

Quella vecchia, è la nostra vera chiesa, quella che hanno costruito i nostri padri, quella nella quale i nostri padri hanno pregato e vissuto tutti i momenti importanti delle loro vite, insomma la NOSTRA CHIESA!

Certo, attualmente adesso è molto più presentabile di prima, è restaurata, ma non è ancora tornata al suo pieno splendore…
Penso che la maggior parte dei nostri compaesani sia d’accordo con la mia posizione, la gente di Lozzo è stufa di quel garage o palestra di cemento nella quale è costretta ad andare a Messa… quello scatolame edilizio che abbruttisce il nostro paese, e la nostra piazza.

Se si facesse un referendum certamente i lozzesi sarebbero in maggioranza d’accordo per tornare a celebrare la S. Messa e le S. Funzioni nella vecchia Chiesa, e a fare di quella nuova un auditorium, la quale per forma architettonica, ben si presterebbe a ciò!
Sane.

Aggiungo poi alcuni estratti di un secondo commento, ancora di Tiziano e sempre legato all’articolo segnalato:

[…] Dobbiamo poi pensare che la chiesa vecchia è stata abbandonata al culto Divino, per andare a celebrare il culto Divino, in un ammasso di cemento e ferraglia che nemmeno era completato! privo di pavimenti e rifiniture(le quali saranno completate qualche anno dopo) e di Altare fisso (che sarà costruito e consacrato ben nel 2000!), ha senso tutto ciò? penso proprio di no, per nulla.

[…] che si è trovato costretto, senza alcun referendum e parere del popolo, ad accettare un progetto imposto da gente esterna che con Lozzo non aveva alcun legame, che difatti ha rovinato la piazza e il centro del nostro paese.

[…] Per chiudere il discorso voglio citare il nostro attore Nelio Grandelis, il quale l’anno scorso, in quella chiesa sconsacrata ha detto la frase che può sintetizzare tutti i nostri discorso: “Gente di Lozzo, che fate teatro in una chiesa e celebrate la Messa in una palestra di cemento!”.

In relazione all’esito di un ipotetico referendum, io scrivevo invece che:

[…] Tuttavia, mi sentirei di confermare ciò che dici, ossia che “se si facesse un referendum certamente i lozzesi sarebbero in maggioranza d’accordo …”. E’ infatti altamente improbabile (cioè impossibile) che la coscienza collettiva dei lozzesi, potendosi esprimere, non scelga la ex parrocchiale come propria chiesa.

E se alla prova dei fatti non fosse proprio tanto vero che la gente rivuole la ex chiesa di San Lorenzo come propria chiesa?

Questo è il motivo per cui, ai lettori del BLOZ, propongo questo sondaggio. Risulta perfettamente inutile che approfondisca qui i vari motivi per cui questo sondaggio ha poco più del valore “di un gioco”, ma non nascondo che sono al contempo estremamente curioso dell’esito, tenuto conto che mi piace l’idea che la gente si possa liberamente esprimere sui quesiti più vari (una sorta di democrazia referendaria).

Alcune precisazioni:

  • il voto è assolutamente anonimo;
  • chi lancia il sondaggio (io in questo caso) non può intervenire sui voti espressi;
  • il controllo che evita che si voti a ripetizione si basa sul noto e sfruttato meccanismo dei cookie; ciò significa che da un computer si può esprimere un solo voto. Se in famiglia siete in due, uno per il SI e l’altro per in NO, … tirate a sorte;
  • subito dopo aver cliccato sul pulsante “Vota”, vi apparirà l’esito del sondaggio fino a quel momento (quanti SI e quanti NO);
  • se in un secondo momento volete verificare l’andamento del sondaggio, cliccate sul link “Guarda il risultato”;

Ecco quindi il sondaggio (se ne parlate in giro e fate votare i vostri amici, il risultato sarà più significativo).

Saresti d’accordo che la ex chiesa di San Lorenzo, ora auditorium, tornasse ad essere la nostra VERA CHIESA PARROCCHIALE?

pubblicare su internet le delibere dell’attività comunale non è più peccato

15 Novembre 2009 Attualità, Informa-Lozzo internet, non-trasparenza, pubblicazione-delibere

Non è la prima volta che la Chiesa interviene per chiarire il suo punto di vista su argomenti inerenti le nuove tecnologie informative. In questo è caso si è scomodato anche il Papa che, rivolgendosi ai vescovi, li ha esortati a compiere una riflessione chiarendo che «La chiesa deve studiare internet».

Riporto per comodità l’articolo del quotidiano Il Giornale che riprende la notizia (ma ne parla anche l’Unità):

Sono sempre di più i vescovi e i parroci con un profilo su Facebook e perfino il Papa – si dice – naviga e usa la posta elettronica, ma ora la Chiesa ha deciso di tuffarsi, con competenza e senza timori, nel mare di Internet, con lo scopo principale di comunicare con le giovani generazioni. La Chiesa non può ignorare il web: è quanto sta emergendo con forza alla plenaria della Commissione episcopale europea per i media (Ceem), in corso in Vaticano sul tema «La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa». In un messaggio indirizzato ai partecipanti all’incontro, Benedetto XVI invita i vescovi europei ad esaminare «questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa». Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa sottolinea che la «proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».

E’ importante sottolineare il passo specifico in cui si precisa che la «proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».

Ciò equivale a dire che la parola di Cristo può e deve essere divulgata anche attraverso le nuove tecnologie che fanno capo ad internet.

Dobbiamo quindi ritenere che, se internet può veicolare la parola di Cristo, la pubblicazione delle delibere dell’attività amministrativa non è più peccato (non lo è mai stato, ma adesso lo certificano anche i ministri di Dio, sicché …). E’ caduta l’ultima barriera che poteva far desistere i più timorosi.

Certo, restano sempre quegli “imbecilli” di giornalisti che, leggendo le delibere online, interpretano e soprattutto distorcono sistematicamente la realtà (e devono essere anche dei begli “zucconi” se, oltretutto, si scagliano sempre contro le amministrazioni comunali, mai in loro favore).

Amministratori pubblici di Lozzo di Cadore, sappiatelo dunque:  pubblicare su internet le delibere dell’attività amministrativa da voi prodotta non è più peccato (neanche per la Chiesa).


Altri articoli sull’argomento:

  • La opaca trasparenza dell’amministrazione di Lozzo (prima parte)
  • La opaca trasparenza dell’amministrazione di Lozzo (seconda parte)
  • trasparenza o non-trasparenza, questo è il dilemma

l’acqua della Lola (e di Col Vidal)

14 Novembre 2009 Ambiente, Pian dei Buoi, Turismo e dintorni acqua, col-vidal, parco-della-memoria, promozione-turistica, sviluppo-pian-dei-buoi

In fondo all’articolo trovate una galleria di foto: è la sintesi di ciò che pensavo, un po’ prima delle elezioni amministrative, riguardo alla fontanella di Col Vidal. La Lola, come testimonial, fa riferimento alla fontanella, il terminal turistico della questione acqua, ma ovviamente attesta anche la mancanza d’acqua, per sé stessa e le sue compagne, in particolare all’abbeveratoio del Lago Morto (realizzato appositamente allo scopo di abbeverare le armente).

Inquadramento del problema: al tempo in cui l’Enel chiedeva l’autorizzazione per posare il cavo elettrico che avrebbe dovuto alimentare il traliccio di Col Vidal, non venne in mente nient’altro, alla amministrazione di allora (1992 se non ricordo male), di posare contestualmente un tubo per portare acqua dalla Casera dele Vacie a Col Vidal. L’idea è di per sé ottima, sostengo solo che si poteva chiedere molto di più all’Enel come “contropartita” per l’utilizzo del nostro territorio (a onor del vero l’ENEL si prestò ad un indennizzo pari a 50 milioni di lire). Quello che si fece, alla fine, fu l’interramento di un tubo che avrebbe dovuto permettere l’alimentazione idrica di un abbeveratoio per le mucche nei pressi del Lago Morto (toponimo compreso nella più vasta zona dei Ciadìn), e di una fontanella a scopo turistico nei pressi del Forte Basso di Col Vidal. Oltre alla posa del tubo, si realizzò presso la malga quel minimo di impianto (autoclave) per permettere il pompaggio dell’acqua.

L’acqua arrivò alla fontanella al momento del collaudo e per un successivo brevissimo periodo (a detta di testimonianza diretta di un amministratore dell’epoca). Poi qualcosa si guastò e da allora niente più acqua in Col Vidal, tanto per la Lola che per i visitatori dei Forti. Si sono succedute le amministrazioni Del Favero, Da Pra e Manfreda senza che nessuno abbia fatto qualcosa di concreto. Veramente, 5 anni fa, poco prima della tornata elettorale, un componente della lista Lozzo Viva, poi eletto, mi avvicinò per dirmi: «con noi, tempo tre mesi, tornerà l’acqua a Col Vidal». Infatti.

E veniamo all’agosto scorso. Mi giunge notizia che qualcuno si sta muovendo per ripristinare l’acqua di Col Vidal. Vuoi vedere, penso, che finalmente l’amministrazione è uscita dal torpore estivo e che questo aspetto della gestione dell’ambiente si è finalmente imposto alla sua attenzione? Perché non riesco a pensare a niente altro che ad una gigantesca pigrizia e impotenza politico-amministrativa per giustificare una tal situazione. Posso anche capire che la sensibilità verso il turismo non sia una delle migliori qualità di cui questa compagine dispone, ma l’attenzione all’ambiente si manifesta anche con l’interesse alla valorizzazione del patrimonio delle casere e, soprattutto, dei pascoli. E quindi vi dovrebbe essere una diligenza particolare nel garantire i servizi minimi di cui i pascoli abbisognano, acqua compresa (almeno quella per la Lola).

Traduco. Se a questa amministrazione non gliene frega niente dell’acqua in Col Vidal a scopo turistico, che ne tenga almeno conto per tutte le conseguenze che la sua mancanza ha nella gestione delle mandrie al pascolo. Mi sono quindi detto: “Bene, un po’ tardi … ma meglio tardi che mai”. Ho vissuto con questa convinzione quasi fino alla fine di ottobre. Poi ho incontrato chi ha svolto i lavori che avrebbero dovuto ripristinare l’ormai antico acquedotto. Mi sbagliavo. Il Comune non c’entra niente, questo compito gli è stato commissionato da Taferner, evidentemente stufo di vedere le sue mandrie disidratate calare disordinatamente verso la casera alla ricerca disperata della necessaria acqua.

Siccome i pascoli sono “tafernizzati” da tempo, può darsi che la particolare sensibilità verso l’ambiente di questa amministrazione si sia tradotta nel classico e opportunistico ragionamento: “Lasciamo che si arrangi. Vuole l’acqua? Che se la porti, che ci pensi lui”. Eppure mi è sempre sembrato che questa amministrazione volesse un bene della Madonna a Taferner. Boh!

Malinconicamente mi son detto: “Neanche questa è la volta buona”. Poi ho realizzato. Stavolta, con Taferner, ce la facciamo davvero a portare l’acqua alla Lola ma anche ai turisti-viandanti che giungono a Col Vidal. Bisognerà poi pensare ad una bella targhetta in bronzo, posta proprio sotto il rubinetto della fontanella, a ricordo dell’epica impresa, con l’incisione “Fonte Taferner“.

C’è qualche problemino tecnico, manifestatosi nel frattempo, di cui vi darò conto nella 2a parte di questo racconto, ma il sogno dell’acqua a Col Vidal si può finalmente realizzare.

Fontanella di Col Vidal
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