I (dis) valori del circo Barnoum locale, ovvero i (ne) fasti di soggetti politici da dimenticare.
di Ghino di Tacco
A proposito di “minuto mantenimento” e di cura dei “valori” da parte di questa Amministrazione io la penso in maniera ancor più negativa del redattore del Bloz, il che, francamente, è tutto dire!!
Mi spiego meglio. Qui non si tratta solo di incapacità gestionali, di incuria, di trascuratezza per l’aspetto estetico del nostro paese (vedi stato della cartellonistica della Roggia dei mulini documentata con tanto di foto da Danilo, oppure la pseudo sistemazione della strada della Manadoira). Qui, oltre ai difetti ed alle incapacità ormai “collaudate” e consolidate di questa compagine (che definire inetta è soltanto una attenuazione, ovviamente in senso benevolo, del significato dell’aggettivazione), lo strano modus operandi è ampiamente dimostrato dalla apatia, dall’inerzia e dalle omissioni di questi amministratori sui generis dall’incallito menefreghismo per l’immagine ed il decoro del nostro piccolo borgo; per non dire del dispregio di tutta una scala di valori, da sempre ritenuti essenziali e significativi del vivere civile di una Comunità legatissima al ricordo del sacrificio di chi, per il nostro Paese, ha sacrificato la sua stessa vita.
Mi riferisco allo stato attuale del monumento ai Caduti: targhe non leggibili, sfregiate dal color ruggine dovuto al degrado ed all’effetto prolungato dell’acqua piovana. Struttura disadorna, priva di qualsiasi decoro, nessun omaggio floreale nella bella stagione… Si dirà: sono piccole cose a cui è possibile porre rimedio con una inezia. Obiezione: proprio perché il porvi rimedio è una inezia, ciò dimostra la mancanza di rispetto per certi valori che dovrebbero essere tenuti ben presenti da una Pubblica Amministrazione, valori di Patria, sentimento di riconoscenza verso chi ha sacrificato la propria giovane esistenza per esaltare alti ideali, in frangenti molto dolorosi per la nostra terra. Quanto scritto fin qui vuole essere un richiamo a chi DEVE provvedere alla cura di queste nostre Memorie, di queste nostre Vestigia storiche poste nel centro del paese a perenne ricordo dei nostri avi combattenti.
Diceva un grande filosofo e storico: “Guai al popolo che dimentica la propria Storia!!”
Non basta farsi belli soltanto il 4 Novembre od il 25 Aprile cingendosi di una fascia tricolore (tanto grande da risultare eccessiva rispetto a chi la indossa) e pronunciare due parole più o meno indovinate. Il vero rispetto per certi simboli va vissuto durante tutto l’arco dell’anno nella costante rievocazione – non retorica – di quei sacri pincipii che hanno ispirato quei giovani i cui nomi sono impressi nel marmo di quell’ opera collocata nella piazza principale, che non per niente è dedicata al 4 Novembre.
E quei nomi, per le generazioni presenti e future, devono potersi leggere chiaramente. Credo che Tini Scotin, propugnatore della costruzione del Monumento, raccoglitore di fondi presso la popolazione locale e presso i numerosi lozzesi della “diaspora”, in parte anche progettista del manufatto e fattivo partecipe alla sua edificazione, si rigirerà nella tomba osservandone l’attuale stato di abbandono.
E già che ci siamo, sempre parlando di valori, vorrei spendere una parola per lo stato manutentivo, non propriamente in linea con il recente passato, del nostro cimitero, da sempre vanto ed esempio per tutti i paesi del comprensorio. Anche qui ora si avverte una certa qual trascuratezza, troppe erbacce, poco lindore… Perché? Un dipendente comunale, con due mezze giornate di lavoro, potrebbe ovviare, magari usando apposito diserbante. Anche Italo, come Tini Scotin, forse avrebbe di che recriminare!!
Ed ancora in tema di “ minuto mantenimento”, tanto caro al nostro redattore, vorrei spendere una parola per lo stato della strada militare del Genio. A suo tempo, il Conducator di Palazzo Venzo annunciò che il costo per la razionale sistemazione dell’intero tracciato veniva fatto ascendere alla proibitiva cifra di Euro 1.500.000. Bisognava pertanto accontentarsi di qualche rattoppo nei punti più degradati e pericolosi….(stanziamenti regionali permettendo). Ieri sono passato su quella strada e mi ha colto un senso di scoramento. Già partendo dal tornante di Pianizzole, si è costretti ad un continuo slalom per evitare numerosissime buche, retaggio del disgelo primaverile. Ed ho pensato: perché “ lor signori” sono così avulsi dalla realtà? Non saranno mica alcuni giorni lavorativi di Bruno e Beppino, muniti di badile e di qualche carriuola di catrame, a sbancare le casse del Comune? E’ questa l’immagine del turismo a Lozzo e la “promozione” che si vuol fare della nostra bella montagna, del nostro bel Pianoro? Cari signori del Botanico Palazzo, scusate tanto la mia impertinenza, la mia improntitudine!! Così però proprio non va! Siate almeno un po’ coerenti, un pochino soltanto, con le vostre promesse e con la esigenza di salvare almeno la faccia! Meno “promozioni” virtuali e più concretezza…
Seguono argomentazioni varie a dimostrazione del vostro … “attivismo” improduttivo.
Questo circo Barnoum, evidentemente, ama ( far credere di) volare alto e quelle cose da me richiamate come inadempienze reali e concrete costituiscono per i nostri condottieri autentiche quisquilie, povere ossessioni di chi “non sa più come e dove criticare l’operato dei nostri pugnaci e sagaci titolari della governance locale”. Ma è proprio così che stanno le cose? Sanno davvero volare alto lor signori?
Partiamo dai costi e dalla utilità “marginale” (non esattemente molto “ponderata”) per i cittadini in seguito alle tanto reclamizzate realizzazioni operate in questi 6 anni di esercizio del “potere” (uso un termine assai di moda nell’era del “Cesaro-papi-smo” di Arcore e dintorni). Questi nostri governanti locali sono gli imitatori in do-minore del demiurgo “ghe pensi mi”. Vivono sul virtuale, sulle apparenze delle loro pseudo mega-opere, trascurando invece politiche sociali, di welfare ed economiche in ausilio ed a stimolo per la ripresa dalla stagnante e lunga crisi che stiamo vivendo da troppo tempo; in una parola, usano risorse pubbliche in modo improduttivo, costruiscono cattedrali nel gran deserto della recessione (o stagnazione?) che stiamo vivendo e che attanaglia soprattutto i ceti meno abbienti, i senza lavoro o, peggio, i precari veri senza prospettive per il domani. L’affinità elettiva fra la conduzione centrale, regionale, provinciale e locale non è mai stata così allineata nei fatti e nei propositi ad una politica civile e socio-economica così priva di contenuti e di provvedimenti stimolanti per la ripresa. Si accampano vincoli europei, si parla tanto di debito pubblico da contenere (che invece cresce!), di rapporto deficit-pil da raddrizzare (e siamo quelli che in Europa crescono meno!).
A livello locale, si pensa solo a realizzare costosi e inservibili monumenti atti solo a celebrare i fasti illusori di due legislature, certamente le peggiori dal dopoguerra. Languono i trasferimenti statali, ora languiranno anche quelli regionali. Fin qui però tutto quello che la Regione stanziava a sostegno di progetti megagalattici (ma non produttivi in termini socio-economici) veniva visto nell’ottica di denaro piovuto dal cielo grazie al protettore di turno. I fondi in arrivo dalla Laguna, in fin dei conti, non erano denaro pubblico di tutti noi ma denari da accaparrarsi in quanto provenienti da una “magiatoia” cui tutti debbono attingere per opere buttate lì purchessia.
- Palazzo Pellegrini: 630mila € regionali + 270 mila dalle Casse comunali. Totale 900mila € di denaro dei contribuenti!! Dove sta il “ritorno” in termini concreti per il cittadino? Forse che in tempi come gli attuali ci si può accontentare di bearsi nel rimirare una tale architettura (palazzo Becci Blunt è niente al confronto); forse Denis Verdini e Carboni potrebbero trovare alle nostre latitudini una collocazione che a Roma appare loro ormai inibita?
- Ristrutturazione museo Latteria: spesa 160 mila€ (40 mila di sole opere di falegnameria; 28mila per un bagno). Ma a chi giova, in tempi come gli attuali? Qualche scolaresca e qualche comitiva sono valsi la candela?
- Impianti fotovoltaici: 300 mila € + Leasing per altri 170 mila €. Dove esiste uno studio serio del rapporto costi-benefici? Ed il piano finanziario? E l’ammortamento dell’opera, anche prescindendo dall’oggettiva e non provata validità dell’intervento?
- Centralina di Vellezza: I cittadini debbono accontentarsi di sapere che gli introiti serviranno “al sociale, al miglioramento dei servizi scolastici e quant’altro” (vedi intervista del conducator al Gazzettino). Per intanto 8.440 € sono stati sborsati per acquistare due appezzamenti di terreno, non meglio quantificati in termini di superfici e qualità domenicale ed agraria. Spesa comunque superiore a Euro 1,1 al mq!!! E poi accontentiamoci per ora della storia dei certificati verdi….
E con l’elenco dei lungimiranti provvedimenti-investimenti ci fermiamo qui anche perché lo richiede l’amor di… campanile.
Le sole conclusioni possibili sono racchiuse nella domanda: Una più oculata fissazione di una diversa scala di priorità, anche alla luce delle difficoltà congiunturali e strutturali che vedono gli EEPP dibattersi in gravi difficoltà finanziarie ed economiche, non avrebbe potuto sortire effetti più propizi in funzione del benessere dei cittadini amministrati??
Per esempio, al posto delle spese per gli investimenti sopra richiamati, non si sarebbe potutto approntare un serio piano per la costituzione di un Fondo di Solidarietà a favore dei senza lavoro?
Oppure, con lo stesso impiego di denaro pubblico, non si sarebbero potuti sistemare diversi chilometri della stada del Genio?
Oppure ancora, non si sarebbe potuto procedere alla sistemazione delle contrade interne del centro storico, provvedendo nel contempo al recupero edilizio di parte del patrimonio ivi esistente e ciò con idonee provvidenze, sulla scia degli incentivi europei del recente passato, ormai un pallido ricordo?
Ed infine, perché non attivarsi per il recupero del patrimonio agro-silvo-pastorale, in particolare di quelle aree boschive dissestate ed ormai irriconoscibili?
Per queste politiche ci vorrebbero visioni moderne, coraggio e moderna mentalità facendo del Municipio il perno di una azione che dovrebbe portare alla concentrazione della frastagliata proprietà fondiaria, ciò mediante lo studio di idonei iter giuridici e burocratici propedeutici ad una politica infrastrutturale e di incentivo all’instaurazione di processi a bio-masse, sull’esempio di quanto fatto con successo nella vicina Austria.
Ma per questo ci vorrebbero ben altri personaggi, soprattutto un personale politico che non sia fautore di iniziative avulse dalla cura vera dell’interesse generale, propense e proiettate invece ad erigere opere inutili, atte soltanto, nei loro intenti, a perpetuare il ricordo di un loro illusorio (benefico?) passaggio per le stanze del botanico palazzo.