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Cadore Turistico: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 per singolo comune

10 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadore-diff-2000-2012, cadore-ft-2000-2012, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Per il Cadore Turistico, dopo l’analisi aggregata dell’andamento delle differenze annuali delle presenze turistiche rispetto al 2000 (preso come anno base), ecco quella per singolo comune limitatamente alle prime sei località che, nell’insieme, coprono l’80% delle presenze di tutto il Cadore Turistico. Nel suo complesso il comprensorio (vedi linea nera “Cad. Turist.”) segna un declino costante che l’ha portato a perdere in 12 anni il 33,6% delle presenze attive nel 2000; il dato totale è strascinato verso il fondo da un -17,2% di Auronzo, -24,8% di S. Vito, -24,9% di Sappada (queste due ultime località hanno perso una presenza su quattro), -47,4% di Borca, -34,7% -33,5% di Comelico Superiore, -41,1% di Pieve.

Si tenga presente che le presenze di Auronzo (2012) pesano per un terzo – il 32,3% – sul totale del Cadore Turistico, quelle di S. Vito per il 14,6% (quindi le prime due località fanno quasi il 50% delle presenze totali), quelle di Sappada per il 13,8% e quelle di Borca per il 10,2% (le prime 4 località giungono al 70% delle presenze totali; con il Comelico Superiore e Pieve si giunge, l’abbiamo già detto, all’80%; il restante 20% è distribuito fra gli altri 13 comuni di S. Stefano, Vigo, Calalzo, Domegge, Lorenzago, Valle, S. Pietro, Cibiana, Vodo, Lozzo, Danta, San Nicolò, Perarolo … e Ospitale, non pervenuto).

Aggiornamento: in data 17 gennaio 2014 tabella e grafico sottostanti sono stati aggiornati in quanto sul precedente i dati percentuali relativi alla colonna “Comelico S” (Comelico Superiore) erano in realtà quelli relativi al Comelico nel suo insieme, inteso come comprensorio (conosciuto anche turisticamente come “Comelico-Sappada”); il dato di fine periodo della colonna, quello relativo al 2012, è passato quindi dall’erroneo 33,5% al corretto 34,7%).

Andamento nel cadore Turistico delle differenze delle presenze turistiche totali per ogni anno rispetto al 2000 preso come anno base

CONSIDERAZIONI SULL’ ASSEMBLEA DEI SINDACI DEL 7.1.2014

9 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana blackout-cadore, cadoriadi, cagliostro, la-parola-ai-lozzesi

di Cagliostro

Faccio riferimento e seguito all’esilarante articolo del redattore dal titolo “Due idee dei sindaci che erano nell’aria già durante l’emergenza”. L’autore usa un tono ironico, faceto, alle volte perfino con punte di graffiante sarcasmo, giungendo comunque all’obiettivo di rendere ben evidenti certi anacronismi e tutta una serie di contraddizioni sottese nell’azione dei sindaci e nelle loro successive determinazioni. Personalmente, mi propongo di esemplificare alcuni concetti base connessi ad alcune domande che mi sono posto e che pongo all’attenzione dei lettori. Leggendo lo scritto del redattore, il commento possibile è uno solo: “Fantozziano!!”.

Davvero, in Cadore Fantozzi sembra avere degli emuli perfetti. Ma entriamo subito in argomento senza tanti giri di parole. Nella riunione tenuta il 7 Gennaio u.s. presso la sala consigliare della Magnifica, i sindaci – auspice il nostro primo cittadino nella sua veste di organizzatore dell’incontro quale (vice) presidente vicario di BIM Consorzio – si sono sentiti offesi per la mancanza di considerazione, coinvolgimento ed informativa sia da parte di TERNA e di ENEL che da parte della Provincia e della Prefettura. Questi benemeriti signori, che nell’immediatezza dell’evento black-out non hanno saputo coordinarsi, fare ‘massa critica’ e far così valere il loro fondamentale ruolo, hanno deciso di promuovere, attraverso apposita istanza in sede sia civile che penale, una azione tendente all’acclaramento di eventuali responsabilità e ad una conseguente, possibile richiesta risarcitoria per i notevoli danni materiali e di immagine subiti (si pensi solo alle conseguenze della mancanza di riscaldamento per vecchi, malati e bambini, alla avaria del contenuto dei congelatori, alle disdette in campo ricettivo-turistico ecc.).

Ma, ragionando ora a ‘freddo’ (è proprio il caso di dirlo) e con calma, si possono porre alcune domande essenziali. Nel merito, le azioni prospettate sono ‘foriere’ di risultati certi ed apprezzabili? Sarà veramente possibile appurare e stabilire responsabilità precise in ordine al verificarsi dell’evento così dirompente? Ed i sindaci, nella fattispecie, non hanno proprio nulla da rimproverarsi, non avranno, per caso, ‘la coda di paglia’? Cercherò di argomentare e di dare una qualche risposta a questi tre quesiti essenziali, facendo comunque sempre riferimento alle considerazioni sull’argomento espresse dal redattore. Adire le vie legali è sicuramente un passo ‘politico’ che mira, seppur con un certo non lodevole ritardo, a rivendicare attenzione per lo stato di abbandono della Montagna, lasciata da molto tempo in balìa di una disdicevole disattenzione con l’incuria del territorio, con il depauperamento civile, sociale, economico, infrastrutturale.

Sta diventando sempre più difficile vivere in Montagna senza l’abbozzo, benché minimo, di una azione di salvaguardia (si pensi ai servizi ognor più carenti, alle vie di comunicazione precarie, alla delocalizzazione industriale, al vistoso calo demografico dato da denatalità ed invecchiamento della popolazione ecc.). Sotto il profilo squisitamente politico, l’intendimento dei sindaci appare più che giustificato. In quanto però ai risultati attesi ed auspicati, mi permetto esprimere non poche riserve e perplessità. Penso alla intrinseca difficoltà di provare manchevolezze, omissioni, negligenze e/o colpe (la causa Vajont docet). Terna ed Enel sapranno sicuramente mettere in campo ogni azione defatigante ed ogni accorgimento e dovizia di mezzi per dimostrare la ineluttabilità dell’evento e così escludere ogni loro coinvolgimento colposo. La Magistratura poi impiegherà, forse, tempi biblici per gli accertamenti, le perizie, gli esami testimoniali (ed anche qui resta valido l’esempio Vajont, pur con le dovute distinzioni e proporzioni).

I tempi, quindi, bene che vada, saranno dilatati e non è detto che l’istanza venga accolta in toto od anche solo parzialmente. Alla fine, ci potrebbe essere una archiviazione, oppure un proscioglimento in sede dibattimentale. Nel qual caso, i ricorrenti subirebbero l’affronto di essere “cornuti e mazziati”, come si dice in gergo alquanto volgare. In questa ipotesi, infatti, potrebbe verificarsi la beffa del pagamento delle spese di giudizio e delle parcelle legali a carico dei Comuni. Se, di contro, l’istanza fosse accolta in toto od anche solo parzialmente, sarebbe sempre difficile provare e quantificare i danni patiti dai singoli e dagli Enti sulla base di semplici autocertificazioni… Per non parlare dei danni di immagine la cui quantificazione apparirebbe del tutto soggettiva. In definitiva, nutro seri dubbi che l’onere della prova sia così pacifico.

Veniamo ora ad analizzare la posizione dei sindaci. Tra le tante affermazioni fatte, significative sono le seguenti: i Municipi erano pure isolati ed i sindaci, come già riferito, privi di informative e non coinvolti da chi di dovere. Un sindaco ha perfino evocato la deprecata burocrazia che richiederebbe 1000 carte prima di procedere al taglio di una pianta pericolante in prossimità di strade o tralicci.

Andiamo con ordine.

I municipi non erano isolati. TIM era operante, così come i telefoni fissi nei giorni 26 e 27 Dicembre. Ma se anche fossero state isolate le case comunali, nessuno impediva ai sindaci di coordinarsi in altro modo, scendere a Belluno e far valere il loro ruolo di primi responsabili della sicurezza dei loro amministrati. Se tu, Istituzione Superiore, se tu, Terna od ENEL, non mi considerate, sono io, Sindaco, che rivendico venga rispettata la mia funzione ed esigo di essere informato della situazione e coinvolto nelle azioni di messa in pristino dei servizi essenziali. Al sindaco che se la prende con la Burocrazia, vorrei rammentare che egli ha certe facoltà, tipo quella di emettere ordinanze immediatamente eseguibili (altro che mille carte!).

Veniamo ora ad un altro aspetto politico, che ha quasi del caricaturale, in rapporto alla prospettata azione giudiziaria per l’accertamento delle responsabilità e delle conseguenti possibili istanze risarcitorie. Oggi, alla TV, l’avv.to Gaz ha fatto intendere che si tratterà di azione non certamente facile…

In ogni caso, sulla questione viene a delinearsi uno strano parallelismo, a ruoli invertiti, fra i ventilati passi dei nostri primi cittadini con la class-action a fronte del sofferto black-out e quanto successo a BIM-GSP con l’altra azione legale (sempre class-actions), a suo tempo ventilata da diverse associazioni di consumatori ed Enti vari, proprio nei confronti della società gestita dai sindaci in merito al noto milionario ‘buco nell’acqua’ , buco del quale la Pubblica Opinione attribuisce la responsabilità, giustappunto, alla ora benemerita categoria dei partecipanti alla richiamata assemblea del 7 Gennaio scorso in quel di Pieve di Cadore. Una specie di nemesi storica? Un tentativo di far dimenticare proprie omissioni, negligenze, o qualche cosa di ancor più significativo riguardo alla vicenda BIM-GSP/AATO?

Un rifarsi una improbabile ‘verginità’ politica attraverso lo stesso strumento della class-action calato nella nuova realtà fattuale? L’analisi dei due episodi richiederebbe una disquisizione invero approfondita e dettagliata. Mi limito qui a porre in evidenza la anacronistica contraddizione di chi propone di sanare il buco Bim-Gsp ricorrendo alle tasche degli ignari ed incolpevoli utenti (per sistemare ‘errori’ propri, tanto per usare un eufemismo), e poi rivendica la parte del vìndice che reclama ciò che, in precedenza, gli era stato inutilmente imputato. Identico lo strumento, usato dagli stessi soggetti, in tempi e su contrafforti diametralmente opposti. Insomma, un autentico ossimoro, una similitudine politica: nell’un caso con la assunzione della veste dell’ “imputato”, nell’altro caso con la assunzione della veste dell’ “accusatore”…

 

NB –Sia chiaro, non nego la valenza politica degli intendimenti della assemblea del 7.1.2014. Metto solo in risalto l’incoerenza di due posizioni molto simili nella sostanza, ma anche molto diverse nei ruoli svolti dagli stessi soggetti/protagonisti in due differenti contesti.

 

post black out in Cadore: ‘Per fortuna c’era la stampa locale a tenerci informati …’

9 Gennaio 2014 Botanico Palazzo, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, della-confutazione, politiche-cadorine, provincial-politik, scripta-manent, sindakos

Io ho dato fondo a tutte le energie possibili per rimanere serio, se non proprio impassibile, di fronte a queste chicche informative post black out cadorino dispensate dai sindaci. Ma non ce l’ho fatta (avete presente quell’irresistibile scena di Stanlio e Ollio? uguale!!). Dal CorrierAlpi (neretto mio):

Anche Mario Manfreda, sindaco di Lozzo e vice presidente del Consorzio Bim, punta il dito sulle mancate informazioni da parte degli organi preposti: «Un black out che ci ha lasciato allibiti. A parte le notizie arrivate col contagocce a qualche sindaco, c’erano automobilisti che salivano senza sapere a cosa andassero incontro. A Longarone e lungo l’A27 nessuno che li avesse avvisati dell’impraticabilità delle strade, nessuno che consigliasse loro di attendere prima di salire. Chi di dovere aveva il dovere di parlare, invece sindaci, turisti e cittadini sono stati abbandonati. Per fortuna c’era la stampa locale a tenerci informati…».

Chissà, forse il sindaco di Lozzo di Cadore è giunto anche a premere la pompetta della sacca delle lacrime sintetiche mentre consegnava questa fosca descrizione al giornalista. Ma la cosa surreale, vi chiedo uno sforzo d’immaginazione, è legata a quel

Per fortuna c’era la stampa locale a tenerci informati…

Perché voi ve lo immaginate, no, il sindaco laqualunque – capo delle forze dell’ordine in loro assenza, capo della Protezione civile ecc. ecc. – che, dopo 24 ore di silenzio informativo (per inciso, la rete telefonica fissa ha continuato a funzionare così come i cellulari Tim), nel tetro fulgore del black out imperante, si presenta impaziente, quasi irrequieto, all’edicola di paese  (per Lozzo il Bar Commercio) per farsi dare la mazzetta dei giornali locali e tenersi così informato sull’esito della catastrofe in atto (lui: dime n tin Laura, ghe dili de Loze … lei: Nuia de nuou, solito black out).

E adesso ditemi, onestamente, c’è qualcuno fra voi che riesce davvero a non ridere (un riso beffardo, suppongo) vedendo scorrere questo film davanti ai propri increduli occhi? Se poi penso a tutto l’ambaradan della Protezione in-civile e la relativa efficienza misurata in queste circostanze, be’, allora … me vien da piande (lasonse)!

http://www.youtube.com/watch?v=cA_goyTWgnc

Cadore Turistico: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 (preso come anno base)

9 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadore-diff-2000-2012, cadore-ft-2000-2012, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Il Cadore Turistico, lo ricordo, raggruppa tutti i comuni del Cadore geografico (Centro Cadore, Comelico, Val Boite) con l’esclusione di Cortina d’Ampezzo (sono esclusi anche Zoppè e Selva che fanno parte del Cadore storico ma che, essendo “Oltremonti”, non fanno parte di quello geografico che fa solitamente riferimento ai bacini imbriferi). Nei dodici anni considerati le presenze turistiche totali si sono ridotte del 33,6% (le 100 presenze del 2000 sono diventate 66 nel 2012), quelle italiane si sono ridotte del 40,8% (cioè oggi possiamo contare su 59 presenze delle 100 iniziali) a fronte di un aumento del 55% di quelle straniere (concretizzatosi dal 2007 ad oggi). Come si può vedere, nel comprensorio Cadore Turistico il calo delle presenze è un trend in costante discesa dal 2004

Cadore Turistico: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 (preso come anno base)

due idee dei sindaci che erano nell’aria già durante l’emergenza (mentre gli alberi cadevano)

9 Gennaio 2014 Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, della-confutazione, politiche-cadorine, provincial-politik, scripta-manent, sindakos

Scrivendo sul Corriere del Veneto il pezzo sul summit organizzativo dei sindaci del 7 gennaio scorso a Pieve, l’autore si lascia andare ad un’affermazione, diciamo, allegorica, allorquando afferma che (neretto mio):

[…] Dopo un dibattito durato oltre due ore e mezza, i sindaci hanno confermato due idee che erano nell’aria già durante l’emergenza, mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro. Innanzitutto un esposto per individuare le responsabilità dei gestori delle infrastrutture elettriche, per capire cosa sia effettivamente successo alle linee durante il blackout e quale fosse il livello di manutenzione degli impianti. Poi la raccolta dei dati necessari alla richiesta di risarcimento.

Non so se l’autore ha l’abitudine (detto con simpatia), mentre scrive di sindaci, di farsi qualche boccata di gas esilarante, così, tanto per agevolare la stesura del pezzo; bisognerebbe chiederglielo!! Dunque, da quanto scritto si deduce che:

i sindaci avrebbero avuto due idee, che tali idee erano nell’aria già durante l’emergenza, proprio nel mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro.

Capite che qui lasciamo i ragionamenti terreni per avventurarci su un impervio sentiero metafisico. Perché voi tutti sapete, perché lo sapete vero?, che solo verso le sei di sera il sindaco laqualunque si dev’essere accorto di quello che stava succedendo.

Anche perché uno di loro (tal Manfreda) ha recentemente affermato che “Nei primi due giorni non si sapeva neppure quanto sarebbe durata l’emergenza: un’ora, cinque ore, un giorno? Nessuna risposta, nessuna chiarezza. E questo è davvero incredibile.”.

(e già qui capite che il sindaco in questione deve avere qualche difficoltà coordinatoria riguardante lo scorrere del tempo: nei primi due giorni (cioè 48 ore), il sindaco dice che non si sapeva quanto sarebbe durata l’emergenza, se un’ora, cinque o tutto il giorno. Be’, dopo un’ora sai che l’emergenza è durata un’ora;  il giorno dopo, alla stessa ora, sai che sta durando da 24 ore e così via, senza neanche il bisogno che l’Enel te lo dica … come dire? matematico! se non altro lo sai a consuntivo. Ti fa qualche differenza, dopo 24 ore di black out, sapere se poteva durare un’ora o cinque? Ancora: dopo 48 ore quanto d’aiuto ti può essere sapere che il black out durerà ancora per 5 ore? Se lo sai è meglio, certo, ma se dopo 48 ore di black out non hai ancora fatto, in qualità di sindaco, quello che potevi e dovevi fare che cosa ti potrebbe spingere a farlo? Forse l’esorcista?).

C’è qualcuno che ce la fa, senza mettersi a ridere, ad immaginarsi un sindaco in quei frangenti? Perché ve lo immaginate, no, il sindaco, in quelle ore di emergenza, mentre gli alberi si abbattevano sulle linee uno dopo l’altro che con gli occhi sgranati ripete ossessivamente a se stesso, davanti allo specchio, in una specie di delirio kafkiano, cosa? dove? quando? chi? ma soprattutto perché?

 

black out, De Menech e l’arco alpino

8 Gennaio 2014 Politica nostrana blackout-cadore, peones, quelli-del-PD

No perché, fosse stato solo per la montagna bellunese, avrei avuto qualche dubbio che a Roma il nostro deputato piddimenoellino potesse essere in qualche modo ascoltato. Ma vedo che sulle normative il focus è stato posto – con grande lungimiranza – sulle infrastrutture dell’intero arco alpino. Ora sì che non potranno fare a meno di ascoltare il nostro mentre rivendica.

«A Roma — annuncia De Menech — rivendicherò un piano di manutenzione, investimenti per il potenziamento delle linee con corridoi alternativi e normative ad hoc per le infrastrutture dell’arco alpino».

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