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Lozzo di Cadore: nessun punto di accesso alla banda larga (quasi epilogo)

26 Luglio 2011 Mondo Giovani, Politica nostrana attività-culturali, biblioteca, cecità-della-giunta, internet, politiche-giovanili, politiche-sociali, richiesta-contributi

Due settimane fa mi sono recato alla biblioteca di Calalzo per ritirare e riconsegnare dei libri. Dopo esserci salutati la bibliotecaria mi ha fatto notare, con sano orgoglio, l’area con le nuove postazioni “multimediali”.

«L’avete fatto anche a Lozzo?», mi fa lei.

«No», rispondo io. A quel tempo l’assessora o non c’era o dormiva.

La storia l’ho raccontata nell’articolo Lozzo di Cadore: nessun punto di accesso alla banda larga. Si trattava di poter accedere ad un finanziamento della Regione Veneto  fra i 7.000 ed i 9.000 € con i quali allestire un punto di accesso pubblico ad internet. Certo, la Regione chiedeva qualche garanzia, che l’Amministrazione di Lozzo non ha saputo dare.

Evidentemente tutto quell’humus cultural-associazionistico che viene sbandierato poi, alla realtà dei fatti, non esiste. O la capacità di suscitare ed aggregare dell’assessora e del sindaco non sarà stato speso nel migliore dei modi. Fatto sta che a Lozzo il punto di accesso pubblico finanziato dalla Regione sostanzialmente “a gratis” non c’è.

La Regione, nell’illustrare il provvedimento, si poneva questi obiettivi:

In particolare una linea di intervento che si reputa efficace consiste nello sviluppo di iniziative connesse alla creazione dei cd. “Punti di accesso pubblico” ed è finalizzata a potenziare l’alfabetizazione informatica dei cittadini ed a rendere loro disponibili sia strutture di accesso ad Internet, sia forme di …

Nei punti di accesso pubblici, tutti i cittadini avranno la possibilità di fruire di un servizio di accesso ad Internet e di ricevere forme di assistenza e di acculturazione necessarie per acquisire autonomia e padronanza degli strumenti tecnologici di base …

Chissà, forse i cavernicoli digitali coatti hanno preso paura, forse hanno pensato a tutti i pensionati che, alfabetizzati informaticamente, avrebbero poi iniziato a tempestare il poteruccolo con richieste vagamente assurde. Meglio lasciare tutti nell’ignoranza.

Prima di uscire mi sembra di cogliere nella bibliotecaria la voglia di fare una domanda. No, non farla, penso io. «Ma a Lozzo, non avete mica la biblioteca che … ?». Troppo tardi.

con questa Lega non ci si spara più neanche una …

23 Luglio 2011 Criticarium bastardos, blozzando, il-parlamiasma, itaglia

Oggi 23 luglio 2011 a Monza, presso la Villa Reale, si sono inaugurate le sedi distaccate di quattro ministeri. Sono 3 stanze, ci lavoreranno una o due persone. AZZ che potenza, il Nord! Ci vuol niente per far gridare vittoria al Carroccio e al ministrello Calderoli.

«È la realizzazione di un sogno», ha detto Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione, inquilino di uno dei ministeri che hanno traslocato al Nord.

Il ministro della Semplificazione ha anche sottolineato che il costo delle nuove sedi sarà minimo: «Mi auguro una struttura leggerissima con una o due persone».
«Riteniamo sia necessaria», ha sottolineato Calderoli, «una iniezione di qualche testa pensante nuova del Nord e anche del Mezzogiorno». La sede di Villa Reale, infatti, è stata concepita come «un pensatoio», che si occuperà di temi importanti come il rilancio dell’Economia.

«È iniziato il decentramento», ha detto Bossi, «È una cosa che poteva iniziare dando competenze alle regioni, ma in un Paese dove non si vuol cambiare niente abbiamo dovuto iniziare». Inoltre il Senatùr, esibendo una manciata di soldi, inclusa una banconota da 100 euro, ha spiegato che le sedi decentrate «allo Stato non costano soldi», aggiungendo di aver pagato le scrivanie.  (Lettera43)

Per fortuna che il Trota si occupa di comunicazione: chissà chi riempirà il think tank leghista. Alla inaugurazione era presente anche la faccia da schiaffi del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. Quando fanno le loro sparate sui giornali, neanche i sindaci cadorini riescono ad essere così “bravi”.

Nessuno sconto neanche a chi ci doveva traghettare fuori dalla merda (per un po’ ci abbiamo creduto): fuori dai coglioni, tutti. Abolitevi, altrimenti vi aboliremo.

 

ultimo avviso per il PD: già scaduto !

23 Luglio 2011 Criticarium bastardos, blozzando, il-parlamiasma, itaglia

I pidimenoellini è da mo’ tentano di farci credere che, da loro, la questione morale non esiste. Ci abbiamo creduto fino alla morte di Berlinguer. Poi …

Attenzione,  ultimo avviso per il PD (il FQ)

Il Pd non cambia mai. Dopo la fiammata di entusiasmo per la vittoria alle amministrative e nei referendum, il cui merito peraltro compete in gran parte ad altri, tutto torna come prima.

La proposta di abolire le Province viene in pratica bocciata, con due brillanti risultati: il mancato risparmio e l’aver salvato il governo da una grave sconfitta. Sulla legge elettorale la proposta di ben due referendum si scontra con la linea ufficiale di cambiare legge per via parlamentare, quando peraltro non esiste una proposta unitaria. Quanto alla questione morale… “nel Pd il problema non esiste”.[…]

Cinque dalemmi (Micromega dal FQ)

On. pres. Massimo D’Alema, sarà un caso, ma è dai tempi di Mani Pulite che, ogni volta che scoppia uno scandalo, salta fuori il Suo nome o quello di un Suo amico. La prima è nel ‘93, con la tangente Fiat al Suo luogotenente veneto De Piccoli. Nel ‘94 tocca a Lei per il finanziamento illecito di 20 milioni (anni ‘80) dall’imprenditore malavitoso Cavallari.[…]

Non ci sarà una terza chance (Piovono Rane)

[…] E poi, e poi, onestamente: se Penati fosse stato del Pdl, davvero vi sareste accontentati di una sua “autosospensione” dalle funzioni di vicepresidente del consiglio regionale? Non ne avreste chiesto semplicemente le dimissioni da ogni incarico nelle istituzioni?

Dei delitti e dei Penati (Phastidio)

[…] Perché vi abbiamo messi al corrente di tutto ciò? Perché questi sono i “dettagli” delle grandi manovre che si svolgono sopra le vostre teste, mentre siete impegnati a guardare i talk show politici sgranocchiando popcorn o (peggio) suonando fischietti e sventolando bandiere. Poi perché, per quello che è accaduto, da contribuenti, possiamo solo augurare a Penati di pagare e pagarla molto cara.

Lasciamo poi stare la storia del voto contro l’abolizione delle province, la imbarrante ipocrisia della videnda Tedesco, le svariate “bersanate” di questo ultimo periodo (fra tutte l’inversione ad U sui referendum sull’acqua). Anche per il PD, repetita iuvant: fuori dai coglioni, tutti. Abolitevi, altrimenti vi aboliremo.

la sottocasta degli avvocati parlamentari ed il ricatto al Governo sulla manovra

23 Luglio 2011 Criticarium bastardos, blozzando, il-parlamiasma, itaglia

Della sottocasta dei doppi poltronisti ho già parlato. Adesso tocca a quella degli avvocati. Nella manovra approvata la settimana scorsa Tremonti aveva, quatto quatto, inserito la norma che prevedeva la liberalizzazione degli Ordini professionali. La sotocasta degli avvocatuccoli parlamentari ne ha preteso la cancellazione, pena l’affossamento della manovra. Mi servo di un articolo di DAW il cui titolo è già di per sé significante: Siete la nostra vergogna.

Per qualche ora, ieri, il Governo è rimasto appeso ad un sottilissimo filo. Stava per cadere, per crollare. Abbattuto da deputati e senatori per lo più della maggioranza (ma non solo), uniti dalla comune appartenenza all’Ordine degli Avvocati. Sì, ieri nei palazzi del potere si è rasentato il panico. Minacce di guerriglia parlamentare, annunci di voto contrario alla manovra (Belcastro, Noi Sud), urla addolorate e terrorizzate, parole forti gettate al vento. Ma cos’è che ha fatto sobbalzare i nostri paciosi rappresentanti a Roma? Semplice, una norma che, in modo sacrosanto, prevedeva le “liberalizzazioni delle attività professionali e d’impresa”. Una tempesta passata solo quando, dopo una mediazione tipicamente italiana, il piano anti-corporazioni è stato cestinato. E le tanto annunciate liberalizzazioni? Niente da fare, rimarranno lettera morta.[…]

E invece no. La casta, ancora una volta, si è ribellata. E ha vinto. Gli ordini non si toccano, hanno tuonato gli avvocati-parlamentari (se ne contano ben 87 a Montecitorio e  47 a Palazzo Madama), dando avvio ad una penosa raccolta-firme. E che non scherzassero lo si è capito fin da subito, quando molti di loro hanno minacciato di non votare la manovra. […]

No, in Italia toccare le caste non si può, è vietato. Altrimenti può capitare che in piena crisi economica, con una speculazione che attanaglia la nostra economia, ti facciano saltare il Governo. Perché qualcuno ha proposto di abolire un ordine professionale. Ecco l’ennesima conferma che questo non è un Paese normale.

Ma vi propongo altre letture sul tema:

  • L’Ordine non si tocca (lavoce.info)
  • Nessuno tocchi i privilegi (Chicago blog)
  • Abolire gli ordini professionali: se non ora quando? (Chicago blog)
  • E gli avvocati occuparono il Senato, come i No Tav il cantiere di Chiomonte (Libertiamo)
  • Liberalizzazione degli Ordini: contrordine compagni! (Libertiamo)
  • Lobbisti dell’interesse proprio (the FrontPage)

Io resto della mia idea: fuori dai coglioni, tutti. Abolitevi, altrimenti vi aboliremo.

la Casta è irriformabile e va dunque in qualche modo seppellita …

22 Luglio 2011 Criticarium bastardos, blozzando, il-parlamiasma, itaglia

Perseguire risolutamente l’annientamento della Casta è una attività etica di grande valore civico e civile, esaltante e divertente. Tale attività è soggetta ad una possibile deriva populista, non occorre essere un politologo per rendersene conto. Correremo il rischio tanto, visto come siamo messi, non ce ne può fregà de meno.

Per capire come mai la società civile faccia così tanta fatica a passare dalla più che legittima indignazione contro la Casta ad una, se non proprio esplosione, quantomeno manifestazione articolata e compiuta tale da rappresentare una credibile e praticabile alternativa ad essa, consiglio di leggere con attenzione l’articolo l’Egoismo dei Politici  (già segnalato nel precedente post), in particolare là dove si parla delle “ARMI DEI CITTADINI”, ossia degli strumenti che abbiamo a nostra disposizione per operare dei cambiamenti allo status attuale.

[…] Purtroppo, non si può neanche fare molto per cambiare la situazione. In un paese a democrazia matura, gli stessi elettori dovrebbero automaticamente punire i comportamenti devianti, costringendo così i partiti a selezionare con maggiore attenzione i propri rappresentanti. Ma l’evidenza accumulata in decenni suggerisce che l’elettore italiano sia singolarmente incapace di svolgere questa funzione; prontissimo ai moti di piazza contro la casta, ma poi incapace di trasformare le prese di posizione in una selezione accurata dei propri rappresentanti, anche laddove sia ancora possibile, cioè nelle elezioni locali e regionali.
[…]. La riforma della legge elettorale è dunque un elemento essenziale di una strategia di riscatto da una crisi che, con tutta evidenza, è più morale e politica che economica.

E’ evidente che dobbiamo tornare alla possibilità di scegliere di nostra iniziativa chi votare, evitando nel modo più assoluto che le nomine siano imposte dai partiti. La realtà, l’ho già detto, è che questa classe politica è irriformabile, e va in qualche modo seppellita. Si tratta di capire come.

Fuori dai coglioni, tutti. Abolitevi, altrimenti vi aboliremo.

tra riforma della legge elettorale e ‘Scuola di Amministrazione’ in Cadore

22 Luglio 2011 Criticarium, Politica nostrana blozzando, local-politik, politiche-cadorine, sviluppo-montagna, tra-le-righe

Che ci sia bisogno di una radicale riforma della legge elettorale è fuor di dubbio. Che questa riforma debba andare nella direzione del ritorno alle preferenze è altrettanto chiaro. Dal punto di vista strettamente tecnico la materia è tuttavia molto insidiosa, perché bisogna considerare una serie notevole di elementi che vanno a generare il quadro elettorale finale. Non basta cioè dire semplicemente “si deve tornare alle preferenze”. Vi sono varie ipotesi di riforme che mettono al centro il loro ritorno,  ma ognuna di esse porta a risultati “generali” diversi dalle altre.

E’ positivo che nella società civile, da un po’ di tempo a questa parte, ci sia un ribollire continuo su questo tema. E’ altrettanto positivo che anche nei consigli comunali si inizi a prendere atto di questo stato di cose e si incoraggi la necessità della scelta dei politici da parte dell’elettore additando come feudale ed ormai anacronistica la loro imposizione da parte dei partiti (che è quello che succede ora). Bene quindi la scelta del sindaco di Calalzo di dare spazio in consiglio comunale a questo cruciale argomento.

Vedo molto più torbidamente invece la seconda proposta, quella relativa ad una “scuola politica in Cadore” (vedi anche Corriere). Non perché non ve ne sia, in linea assolutamente generale, il bisogno, ma per come viene (non viene) tratteggiata e “data in pasto” alla gente.

Cosa vuol dire “scuola di politica o di amministrazione che dir si voglia?”. Si fa riferimento ad un corso serale di 100 ore, ad uno stage annuale con obbligo di frequenza, ad un e-learning via web con o senza tutor? Quali materie si insegneranno? Verrà data la preferenza alla lettura ed interpretazione dei bilanci (caso di studio quelli di BIM GSP) o sarà dato più spazio alla retorica ed alle capacità comunicative? E qualche lezione su come gestire i social network? La classe docente: Sartori, Panebianco, Pasquino, Pelanda? O qualche sindaco de noantri? Alla fine del corso esami con voto o attestato di frequenza?

Dulcisi in fundo: “Sono disposto a fare la mia parte, anche finanziando questa “Scuola di Amministrazione”. Capitolo introduttivo al corso di demagogia?

Io ho a cuore l’assetto idrogeologico del Cadore. Sono quindi intenzionato a creare la fondazione “No al dissesto idrogeologico in Cadore”. E sono disposto a finanziarla.

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