BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Operazione trasparenza e incarichi esterni

29 Settembre 2009 Museo della Latteria, Soldi: dove finiscono? libera-informazione, non-trasparenza

immagine di statua di chierichetto in legno


In un articolo precedente (l’Operazione Trasparenza del ministro Brunetta nel comune di Lozzo di Cadore) scrivevo che l’Operazione Trasparenza, voluta dal ministro Brunetta, non rappresenta una rivoluzione epocale. Tuttavia qualche effetto lo ha. Per esempio, si può agevolmente sapere, ora, quali siano gli incarichi esterni affidati dalle amministrazioni ai vari professionisti.

Ecco che noi “sudditi” possiamo finalmente saziare la nostra insana curiosità. Anche Lozzo, diligentemente, ha adempiuto (forse mancano le ore di assenza del personale?) alle direttive dell’Operazione Trasparenza: ecco qui la pagina offerta dal comune, in particolare il file in formato Excel (xls) relativo agli incarichi esterni.

In relazione al Museo della Latteria si evidenziano così gli incarichi affidati a Daniela Baldeschi per “INCARICO PER LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA E PER LA DIREZIONE E CONTABILITA’ DEI LAVORI DI ALLESTIMENTO ED OPERE EDILI DEL MUSEO DELLA LATTERIA”, cui corrisponde un importo di € 20.880,00 e a Claudia COGATO per “INCARICO PER PREDISPOSIZIONE PROGETTO GRAFICO NELL’AMBITO DEI LAVORI DI ALLESTIMENTO ED OPERE EDILI DEL MUSEO DELLA LATTERIA”, cui corrispondono invece € 7200,00.

Non è dato sapere se, per questi incarichi, le somme evidenziate coprano completamente i costi associati. Nella colonna del foglio excel “Incarico completamente saldato (S/N)” non compare un “SI”, quindi devo ritenere che le partite sono ancora aperte. Bisognerà aspettare il secondo semestre.

Che razza di mondo!!. I volontari dell’Associazione Latteria Sociale, con 2.500 €, hanno messo in piedi l’intero allestimento del museo che per anni, insieme alla Roggia dei Mulini, ha rappresentato la più importante attrazione turistica di Lozzo. E ora ci vogliono 7200 € per il solo progetto grafico. Che razza di mondo!!

Devo però onestamente ammettere che, se tanto mi dà tanto, il Museo della Latteria di Lozzo di Cadore si avvia a diventare il secondo “tempio della cultura” che il nostro paese può annoverare (il primo, il “Tempio della Cultura della Montagna”, è l’Auditorium, così è stato “battezzato da qualcuno“; (vedere per questo gli impegni programmatici per la cultura dell’Amministrazione corrente nel programma elettorale).

Come tutti i templi, anche questo ha i suoi sacerdoti. I volontari, quelli che hanno fatto da zero il museo, sono diventati dei chierichetti. Poveri loro.

Foto Flickr:giopuo

Museo della Latteria: video chiacchierata sul nuovo allestimento

26 Settembre 2009 Museo della Latteria, Soldi: dove finiscono? lavoro-occupazione, professionisti, volontariato

Nel nuovo allestimento del Museo della Latteria ci saranno anche loro, i “video“, non mancano mai quando si tratta di dare un contegno multimediale a ciò che l’uomo tenta di rappresentare. Perché ogni allestimento museale altro non è che una rappresentazione, una fra le tante possibili, di un pezzo di realtà o di storia.

Negli allestimenti di una certa importanza i video sono sempre fatti da professionisti, a garanzia della loro qualità. Anche io ho pensato di farne uno, da  dilettante. Si vede subito. Credo che potrei migliorarmi parecchio, dal lato tecnico, ma non ho tempo per provare. Non potrei migliorarmi invece nei contenuti: voglio dire che, anche se avessi avuto Steven Spielberg come regista, non avrei potuto dire altro che ciò che ho detto.

Nel video rivolgo spesso gli occhi verso il basso: non sto leggendo, non ho il tempo per farmi un copione (che sarebbe peraltro utile), semplicemente non ho “confidenza” col mezzo telecamera (che poi è la mia fidata macchina fotografica a cui ho “tirato il collo”). Ciò che dico lo dico “a braccio”.

Altri articoli con argomento il museo della latteria:

  • Museo della Latteria: scendono in campo i professionisti;
  • Associazione latteria sociale: 125 anni alle spalle;
  • Museo della Latteria: a quanto vedo poteva rimanere aperto durante l’estate;

Si sa che un video comune viene visto (forse) se sta sotto i 5 minuti. Io ho orrendamente dilatato i tempi giungendo a 15 minuti, tanto che Youtube me l’ha rifiutato (semplicemente perché accetta video con durata massima di 10′). Così ho anche dovuto tagliare la mia creazione in due parti. Tanto, ho pensato, non obbligo mica nessuno a sentirmi.  Se vi viene il latte alle ginocchia … spegnetemi.


Na ciacolada sul museo de la lataria de Loze (prima parte)


Na ciacolada sul museo de la lataria de Loze (seconda parte)

legge regionale 15.01.1985 n.6: contributi per la cultura. Cosa ha fatto l’amministrazione di Lozzo di Cadore?

24 Settembre 2009 Cultura, Turismo e dintorni attività-culturali, biblioteca, richiesta-contributi

Il museo della latteria di Lozzo di Cadore - facciata esterna

Oggi vi informo di una opportunità data dalla legge regionale 15.01.1985 n. 6 dal titolo – “Interventi per la realizzazione, l’ampliamento, il completamento e la sistemazione di centri di servizi culturali, biblioteche, teatri, musei e archivi. Modalità e criteri per la concessione dei contributi”.

Tale legge prevede il finanziamento di interventi per i quali sia giunta domanda entro il 30 settembre di ogni anno. Qui di seguito il collegamento al sito della Regione Veneto che riporta la notizia. Tale notizia compare poi, naturalmente, anche sul BUR sia nella versione cartacea che digitale.

Quando scrivo “vi informo”, non mi rivolgo certo agli attuali amministratori, perché loro queste cose le sanno già, è il loro pane quotidiano. Mi rivolgo ai lettori che mi seguono e che, a vario titolo, sono interessati alla vita del loro paese.

Vorrei farvi notare che alcune leggi regionali sono datate, come questa che è del 1985, ma non per questo risultano “fuori corso”. Anzi, vengono finanziate ogni anno e, sempre annualmente, sono previsti dei termini entro cui presentare la documentazione (per questa il 30 settembre). Mettiamo quindi nuovamente a fuoco la situazione:

  • Quali sono le finalità della legge? L’ampliamento, il completamento e la sistemazione di centri di servizi culturali, biblioteche, teatri, musei e archivi.
  • Quali sono i destinatari? Comuni singoli o associati, enti, associazioni, organismi pubblici e privati e persone giuridiche che assicurino la fruizione pubblica dei beni culturali, di cui sono proprietari o di cui abbiano documentata disponibilità per un periodo non inferiore ad anni venti.

Tralasciando lo scarso, per non dire nullo interesse che questa nostra Amministrazione ha avuto ed ha (e credo avrà) per la biblioteca, tema su cui tornerò a breve in relazione agli spazi offerti da Palazzo Pellegrini, questa legge potrebbe tornare utile anche per il Museo della Latteria.

Come sapete, è in atto il nuovo allestimento del museo (preciso: in atto, finora, c’è stato il dis-allestimento di quello che c’era, confidiamo che i professionisti si mettano all’opera quanto prima). Mi chiedo: non è che corriamo i rischi che, ad un certo punto, i costi per la sistemazione museale lieviteranno per qualche ragione (nulla si sa ancora, nessun progetto è stato presentato all’approvazione, se non altro “morale”, del direttivo dell’Associazione Latteria Sociale, proprietaria del museo)?. Non sarebbe forse opportuno, quindi, prevenire questa possibilità ricorrendo al possibile finanziamento offerto dalla legge che ho sottoposto alla vostra attenzione? Come recita il proverbio, “legne e schei no é mai asei“.

E se invece l’assessorato alla cultura avesse elaborato un articolato piano per la realizzazione, l’ampliamento, il completamento e la sistemazione di una qualche nostra risorsa di carattere culturale (la biblioteca, tanto per dirne una, ma anche l’idea di un nuovo museo etnografico ladino …)? Probabilmente avrei prodotto solo insinuazioni.

E questo è un mio grande cruccio. Non avere un filo diretto con questa amministrazione può indurmi in considerazioni “fuori luogo”. Penso, tuttavia, che se stanno facendo qualcosa di buono hanno anche tutti i mezzi per farcelo sapere. Fatecelo sapere.

L’operazione trasparenza del ministro Brunetta nel comune di Lozzo di Cadore

22 Settembre 2009 Digo la mea, Informa-Lozzo libera-informazione, non-trasparenza, pubblicazione-delibere

il ministro Brunetta


Negli ultimi tempi, e da ultimo proprio nella vicina Cortina, il ministro Brunetta ha “esternato” sputando veleni a destra e a manca. Non sa, Brunetta, che la sua ostinata ricerca della trasparenza nell’amministrazione pubblica ha creato un certo disagio anche nei piccoli comuni, come il nostro, Lozzo di Cadore.

Il comune cittadino ha un’idea sbagliata della cosiddetta trasparenza. Crede infatti, il cittadino qualunque, che nei piccoli comuni questa sia una condizione automatica, resa possibile dalla dimensione minima delle cose in gioco. Non è così, anche Abele e Caino non formavano una grande comunità, ma sapete come è andata a finire.

Ho avuto già modo si sostenere che la pubblicazione su internet delle delibere prodotte dall’attività amministrativa dovrebbe essere un orgoglio per gli amministratori in generale e per il Sindaco in particolare. Aggiungo che la pubblicazione delle delibere dovrebbe avvenire comunque, non perché lo chiede la gente. Io devo permetterti di verificare il mio operato con gli strumenti che la tecnologia oggi mette a disposizione, senza preoccuparmi del fatto che tu lo faccia veramente.

Se lasciano agire Brunetta in libertà, vedrete che col tempo, con l’emergere dell’e-government (amministrazione digitale), renderà obbligatoria a tutte le amministrazioni la pubblicazione su internet delle delibere da loro prodotte (del testo delle delibere, non del solo oggetto, ossia del titolo).

Per ora Brunetta si è inventato l’Operazione Trasparenza (legge n. 69 del 18 giugno 2009), obbligando tutte le amministrazioni a pubblicare alcune informazioni ritenute fondamentali per dare attuazione alla trasparenza nei rapporti con il cittadino:

La legge n. 69 del 18 giugno 2009 (“Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile”) impone, all’art. 21, comma 1, che tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti (curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali) e i tassi di assenza e di presenza del personale, aggregati per ciascun ufficio dirigenziale.

Non è una rivoluzione epocale, ma tutto ciò ha costretto le “trasparenti” amministrazioni comunali a rendere pubblici (per la verità non tutte lo hanno ancora fatto) alcuni dati: questo è ciò che mette a disposizione l’amministrazione comunale di Lozzo (incarichi esterni, elenco beneficiari contributi ecc ecc).

Brunetta non sa che la parola trasparenza non è ben vista dagli amministratori dei piccoli comuni, e Lozzo non si sottrae a questa regola. Non è ben vista perché questi nostri amministratori sono convinti che la richiesta di questa trasparenza solleva dubbi ingiustificati sulla limpidezza della loro attività amministrativa. Non hanno ancora capito, ci vuole tempo, prima o poi c’arrivano anche loro, che la trasparenza è relativa al rapporto fiduciario tra amministrazione e cittadino, che si basa su questo ragionamento:

  • io cittadino ho votato te amministratore
  • tu amministratore hai fatto qualcosa in virtù di questo potere che io cittadino ti ho conferito
  • tu amministratore hai il dovere di farmi sapere che cosa hai fatto (pur nella tua illibata trasparenza)
  • io cittadino verifico ciò che hai fatto e traggo quindi le mie conclusioni

Nessuno mette in dubbio la correttezza dei nostri amministratori. Per quanto mi riguarda sono tutti giovani “acqua e sapone”. Ma non c’è scritto da nessuna parte che una azione, pur assolutamente trasparente, debba anche essere giudicata utile e condivisibile da tutte le persone della comunità.

Se tu Amministrazione decidi di mandare 1000 € ai terremotati dell’Abruzzo fai una cosa nobile. E se la cosa la decidi in consiglio all’unanimità sarà anche, come atto amministrativo,  assolutamente trasparente. Bene. Io cittadino, senza fare pellegrinaggi in municipio, posso essere informato di tutto ciò?

Se sì, saremmo di fronte ad un comportamento socialmente trasparente. Se no, saremmo di fronte a quella che ho definito opaca trasparenza. La stessa opaca trasparenza che ha finora contraddistinto l’attività dell’Amministrazione di Lozzo di Cadore.

Dolomiti-Unesco: la documentazione proposta per la candidatura a patrimonio mondiale naturale UNESCO

20 Settembre 2009 Cadore - Dolomiti dolomiti, promozione-turistica, unesco

Dolomiti Unesco: M. Ciarìdo ripreso da Soracrepa - Pian dei Buoi, Lozzo di Cadore
Dolomiti-Unesco: il monte Ciarìdo ripreso da Soracrepa presso l'altopiano di Pian dei Buoi - Lozzo di Cadore


Già all’uscita del primo articolo su Lozzo di Cadore Dolomiti e successivamente su Sarà provincia di Belluno Dolomiti? qualcuno si era fatto vivo, via email, per chiedermi dove fosse possibile reperire informazioni puntuali sull’argomento Dolomiti-Unesco, specificamente sulla documentazione presentata per la candidatura delle Dolomiti a patrimonio mondiale naturale UNESCO.

Nell’era dell’informazione e della ricerca online veicolata tramite motori come Google, la richiesta mi era apparsa subito come una evidente manifestazione di pigrizia. In realtà la blogosfera si è riempita in breve di svariati riferimenti a Dolomiti ed Unesco, quasi sempre però ridondanti (che quindi propongono la solita minestra riscaldata).

Anche i siti delle province, ad eccezione di quella di Trento, non primeggiano per facilità di ricerca-lettura dell’argomento Dolomiti-Unesco. Ora, in seguito all’uscita dell’articolo Dolomiti lagunari: la provincia di Belluno si inchina al Doge, mi sono giunte ulteriori richieste su dove si possano reperire informazioni. Ad ogni buon conto, visto che la documentazione c’è, anche se quasi totalmente in lingua inglese, ecco alcuni link dai quali scaricare il materiale.

Sul sito della provincia di Belluno:

  • Candidatura delle Dolomiti a Patrimonio Mondiale Naturale UNESCO
  • Documenti di candidatura presentati
  • Cartografie delle aree candidate


Sul sito della provincia autonoma di Trento:

  • Le Dolomiti sono patrimonio dell’umanità, punto di partenza con vari link da seguire (è presente la stessa documentazione che si trova sul sito della provincia di Belluno, con la differenza che i documenti risultano un po’ più snelli in termini di Mb).

Anche sul sito The Dolomites si trova parecchia documentazione di carattere tecnico. Il sito ha tuttavia un aspetto alquanto trascurato (in relazione all’aggiornamento), ed è probabilmente servito da collettore per organizzare la documentazione. Al momento sembra lasciato a sé stesso.

Se qualcuno ha altri link utili può aggiungerli direttamente nei commenti.

Dolomiti lagunari: la provincia di Belluno si inchina al Doge

19 Settembre 2009 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni dolomiti, promozione-turistica, unesco

Dolomiti-Unesco: cinque sedi operative, guida a rotazioneLa provincia autonoma di Bolzano, esempio di capacità organizzativa, alle 17:32 di ieri usciva sul proprio sito con un comunicato stampa in cui si dava la seguente notizia (riportata poi oggi sui quotidiani locali): Dolomiti patrimonio Unesco: cinque sedi operative, guida a rotazione.

Vi si legge:  «La discussione sulla gestione amministrativa della Fondazione Dolomiti patrimonio mondiale dell’Unesco è stata risolta. “Il consiglio della Fondazione – spiega l’assessore Michl Laimer – ha deciso che ci saranno cinque sedi operative, e che la guida sarà a rotazione triennale fra tutte le Province che fanno parte del territorio scelto dall’Unesco”».

C’era da aspettarselo, fin qui niente di veramente nuovo (politica dei contentacoioi).

C’è però un’altra considerazione, sempre sottaciuta, che ora emerge nella sua banale realtà. La provincia di Belluno, su alcuni aspetti della gestione del territorio, non ha le competenze per poter “decidere” come muoversi. Soprattutto, ed è quello che conta, i cordoni della borsa sono nelle mani dei dogi, anzi del Doge Galan che, uscito dalla finestra nella questione Unesco, rientra dalla porta, e da padrone.

Quando quelli dell’Unesco hanno deciso che le Dolomiti potevano diventare patrimonio dell’Umanità, non si sono posti il problema, non era di loro competenza, che su questo pianeta vi sono tanti tipi di umanità.

Ci sono umanità autonome, umanità più autonome di altre, umanità che autonome non lo sono proprio.

Il risultato, scontato, è che di là sono gli uomini della montagna che comandano sul proprio territorio, di qua sono i lagunari, in ottemperanza ai secoli passati in serenissima convivenza.

Mi sento di fare un’altra breve considerazione: evitiamo di fare l’errore di promuovere le Dolomiti come patrimonio dell’umanità. Da promuovere, con forza, sono le Dolomiti e basta. Ognuno dovrà promuovere le “proprie Dolomiti” in relazione alle proprie specificità territoriali.

Perché se qui in provincia di Belluno ci azzardiamo a parlare di patrimonio dell’umanità, alla fine la gente scoprirà, perché è la cruda verità, che questo patrimonio ha le proprie serie: A, B, C. Ciò che è comune, in questo patrimonio, è il carbonato doppio di calcio e magnesio, costituente la dolomia, e la bellezza del paesaggio dolomitico, dai 2000 m di quota in su, perchè quando scendiamo a valle le cose si possono di nuovo categorizzare. E noi siamo sempre in B, quando non siamo in C (e tenuto conto della non-autonomia di cui godiamo, il nostro è quasi un miracolo).

Allora, mettiamo da una parte la storiella del patrimonio dell’umanità e cerchiamo invece di promuovere le Dolomiti nella loro specificità territoriale (per quanto riguarda Lozzo di Cadore mi farò vivo a breve con alcune proposte), perché in questo settore neanche Luis Durnwalder ci può battere, Galan permettendo.


per un eventuale approfondimento vedi anche gli articoli:

  • sarà Provincia di Belluno Dolomiti?
  • Lozzo di Cadore Dolomiti
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