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Programmi elettorali 2009 a Lozzo di Cadore

3 Settembre 2009 Informa-Lozzo minoranza, opposizione, Segnalazioni

Quasi una comunicazione di servizio.

Per una comoda e rilassante consultazione, quando ve ne sarà motivo, ho messo sul BLOZ i programmi elettorali delle due liste che si sono presentate a Lozzo alle elezioni amministrative del 6-7 giugno 2009 (la lista Per la Gente di Lozzo aveva già pubblicato il suo programma sul proprio sito internet).

In futuro, se ne avrete bisogno, troverete gli indirizzi nella pagina “Programmi elettorali 2009” facilmente rintracciabile nella barra laterale qui a destra sotto la voce “Pagine“.

Per vostra comodità, ecco quindi i link alle pagine:

  • Programma elettorale della lista Per la Gente di Lozzo
  • Programma elettorale della lista Lozzo Viva (versione html)
  • Programma elettorale della lista Lozzo Viva (versione originale pdf)


Museo della Latteria: a quanto vedo poteva rimanere aperto tutta l’estate

31 Agosto 2009 Museo della Latteria professionisti, promozione-turistica

avviso-museo-chiusoFaccio seguito all’articolo “Scendono in campo i professionisti” scritto il 3 agosto scorso, relativo alla realizzazione di un nuovo allestimento per il Museo della Latteria (cui si affiancano  anche lavori edili indirizzati, fra l’altro, all’adeguamento dei servizi per persone diversamente abili).

In quell’articolo rilevavo e mi ponevo la domanda, in relazione alla “necessaria” chiusura estiva del museo: “risultava troppo complicato scegliere di fare i lavori in autunno o in primavera?“.

Avevo personalmente rinunciato a qualsiasi “pretesa” (di tenere aperto il museo nella stagione estiva) in ragione del supposto fervore con cui i lavori si sarebbero messi in moto. Ed infatti qualcosa si è messo in moto. Una prima conquista dalla discesa in campo dei professionisti è stata infatti raggiunta: lo svuotamento dagli oggetti che occupavano il museo.

Ebbene sì, il museo risulta oggi svuotato. L’eccezionalità della cosa si capisce di più se si pensa che sono trascorsi i mesi di giugno, luglio ed agosto (la riunione di avvio del progetto è avvenuta il 25 marzo 2009, trascuro i mesi di aprile e maggio …). Ora, non so se siete disposti a credermi, il lavoro svolto finora non richiede, alla grande, più di 4 giornate di lavoro di due persone (per il museo ne basterebbero 2, ma ho incluso anche lo smontaggio-disfacimento dei pannelli della “mostra del GAL” presente nella sala interna del museo).

E’ fuor di dubbio che la chiusura del museo per tutta la stagione turistica ha regalato la possibilità di operare con grande tranquillità, niente da dire. Ma alla luce di quanto mi è dato vedere, visto lo stato dei lavori fin qui svolti (meglio, non svolti) la soluzione migliore sarebbe stata quella di tenere aperto il Museo della Latteria almeno fino al 20 agosto (è o non è una forte attrattiva turistica?), periodo oltre il quale poteva essere ragionevolmente chiuso per iniziare i lavori veri e propri.

Noi volontari non avremmo fatto questo “errore” ma, si sa, i volontari decidono con il cuore, mentre i professionisti usano qualcos’altro, la ragione. E’ per questo che, alla fine, comunque vadano le cose, i professionisti hanno sempre ragione (la usano sempre).

Aggiungo che, ad oggi, non sono pervenuti al Direttivo del museo, per una loro valutazione, né il progetto degli adeguamenti strutturali né quello dell’allestimento (a suo tempo era stato chiarito, oltre che dal Sindaco anche dai professionisti impegnati nell’opera, che le valutazioni del Direttivo sarebbero state tenute in debito conto).

Devo dedurre, a questo punto, che qualcosa è andato storto.

Sono altrettanto certo che ora, passato il caldo soffocante, i lavori riprenderanno con una nuova lena. Sarebbe infatti nefasto fare paragoni del tipo: se ci sono voluti tre mesi per disfare il museo, quanti ce ne vorranno per rifarlo? Vedrete che per Natale tutto sarà a posto (e sicuramente i professionisti non si dimenticheranno di preparare un grazioso presepe).

Strada di Quoilo, cosa penso al riguardo

24 Agosto 2009 Ambiente, Digo la mea, Viabilità fare-turismo, parco-della-memoria, sentieri, strade-silvo-pastorali, tutela-ambiente

Vi è una delibera di giunta del 01/08/2007, la numero 65,  dal titolo “Approvazione studio di fattibilità per la sistemazione della strada silvo-pastorale “Pian del Formai – Val di Quoilo – Pian d’Adamo – Tabià Polesin – Strada di Ronco” con la quale si dava appunto incarico ad un professionista per valutare la sistemazione della strada di Quoilo.

Dell’esito di questa delibera non so niente. Ma attenzione alla parola sistemazione. Io, per esempio, sono più che favorevole alla sistemazione della strada, se con tale termine si intende procedere alla sistemazione del fondo stradale, al riassetto e potenziamento dei muri secolari che ne accompagnano in taluni tratti il tragitto, senza alcun allargamento della sede che non sia occasionale. La strada è già larga 1,80 m, nei punti più stretti, e in molti altri tratti raggiunge e supera i 2 metri. Sono anche possibilista sulla creazione di alcune piazzole di scambio.

Se invece per sistemazione si intende un allargamento della strada fino a 3 metri, con interventi di scavo e movimento terra di non poco conto, allora non sono per niente d’accordo.

Ecco i motivi di carattere generale:

  • la strada di Quoilo è una strada sacra, essendo l’unica testimonianza della viabilità secolare fra valle e monte rimasta “intatta”, una delle due vie per l’alpeggio o monticazione che veniva usata un tempo (l’altra è la  strada Boa dele Fede per Larzede); questo è il motivo prìncipe per cui non vedo ostacoli ad una sistemazione “rispettosa” della struttura della strada, in quanto antico segno dell’attività dell’uomo, che ne rivaluti l’intero percorso;
  • la strada è già larga abbastanza (minimo 1,80 m) permettendo anche il suo utilizzo a mezzi a motore adeguati; potenziando in alcuni tratti la capacità portante del fondo la strada risulta trattorabile (lo è già ora limitando i carichi);
  • le strade, si sa, non costano tanto a farle quanto a mantenerle (fatevi un giro per le nostre strade silvo-pastorali, valutatene lo stato di manutenzione e l’estrema fragilità in caso di eventi meteorici “normali”, figuriamoci quando sono anormali); non occorre andare tanto in alto, basta andare sulla strada della Val Longiarin che è una vergogna, a due passi dal paese (nota bene: alcuni tratti sono stati sistemati da interventi privati. Andate sopra Vialona …); chi è che la mantiene poi la strada, allargata, un sostanziale imbuto che raccoglie l’acqua e la spara dove vuole, mandando in frana ciò che al momento è ancora stabile?
  • sul tipo di terreno che contraddistingue la strada (a Zincolin per esempio) un allargamento significa un continuo franamento dei versanti denudati (se piove poco, se piove tanto vuol dire rendere inagibile la strada senza un intervento di sterro da parte di mezzi meccanici);
  • la strada attraversa una delle più pregevoli oasi naturalistiche e paesaggistiche che contraddistinguono il nostro territorio, con una storia secolare di vita umana alle spalle (basta pensare alla quantità di tabià presenti), con tutte le implicazioni di carattere storico e antropico del caso;
  • in prospettiva, lo sviluppo del Parco della Memoria di Pian dei Buoi non può non prevedere il raggiungimento delle opere di Col Vidal con un collegamento escursionistico diretto (strada di Quoilo per l’appunto); vogliamo far passare i turisti su una strada divorata dalle “pachere”?

C’è anche da dire che la strada, a parte il primo tratto che è proprietà del Comune (dal Pian de Formai), attraversa terreni privati e quindi bisogna che vi sia il loro consenso per, eventualmente, fare questa nuova strada (cioè rovinare quella esistente).  In ogni caso, credo sarebbe un grave sbaglio anche limitarsi all’allargamento del solo tratto comunale.

Sapete qual è il problema? Che la Regione Veneto sgancia soldi solo quando si opera un sostanziale allargamento della sede stradale, ossia si danneggia il territorio. Che bel mondo! La Regione prima impone vincoli di varia natura, che ti legano come un salame, poi ti autorizza, con i propri soldi (si fa per dire, perché i soldi li tira sempre fuori dalle tasche dei cittadini), anche l’80%, a sventrare le montagne.

A mio parere, quindi, niente soldi per sistemare davvero la strada, il fondo stradale, rendendola sicura e transitabile, senza vistosi allargamenti, rispettandone anche il valore storico. Men che meno per tutto il suo tragitto perchè la strada di Quoilo, quella che interessa a me, è tutta la strada di Quoilo, non solo una parte.

Il pericolo è che, semmai, sempre ammesso il consenso dei privati, arrivino i soldi per distruggere, ancora una volta, un’altra bellezza naturale (sempre e comunque fragile). Magari indicando nello sfruttamento della biomassa (legna da ardere) la motivazione principale (c’è sempre un occhio di riguardo alle energie alternative).

Circa un mese fa, vado a memoria, ho telefonato all’ufficio tecnico chiedendo se c’erano novità su questa strada. Mi è stato riferito che non c’era nulla di nuovo. Per ora.

Nel 2007 ho percorso la strada, da sopra Pian d’Adamo fino al suo innesto sulla strada per Col Vidal,  scattando foto lungo tutto il suo tragitto, misurando nel contempo la larghezza della sede che, come ho già detto, non è mai inferiore a 1,80 m. Presento in seguito alcune di queste foto, tanto per far capire a cosa mi riferisco (per far partire la galleria cliccare su una miniatura …).

tratto strada silvo-pastorale di Quoilo dsc01375-600
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Caserma di Soracrepa: puntata n. 472

23 Agosto 2009 Digo la mea, Pian dei Buoi, Soldi: dove finiscono? caserma soracrepa, non-trasparenza, sviluppo-pian-dei-buoi

foto Caserma di Soracrepa con sullo sfondo il M. Ciarìdo


Quest’anno me lo sono perso. Non ne sono risentito, anzi, per la mia salute psico-somatica è stato meglio così.

Mi riferisco allo spettacolo fornito annualmente da De Rossi, il vero padre padrone della Caserma di Soracrepa, l’incontestato Imperatore che tutto può, come Nerone.  Sì, perchè ogni anno lui mette in atto la sua monticazione; passa qualche giornata a Pian dei Buoi attorniato da chi gli pare. E va a funghi, prende il sole, discute, disserta e alla fine se ne torna, donde era venuto. Ma prima di iniziare la discesa si volta indietro e promette solennemente che sarà così per tutti gli anni a venire.

E finora così è stato. Lui non viene a funghi, lui non viene a riposarsi. Lui viene a marcare il territorio, a dire a tutti “qui il padrone sono io“. E lo fa perché ritiene di aver avuto, da questo nostro paese, gravi torti. A giudicare da come si comporta la legge italiana nei suoi confronti, non è facile dargli torto. Se può ancora fare, sembra più che legittimamente, quello che fa, ossia ostentare la sua facoltà di “occupare un suo territorio, un territorio che gli appartiene”,  non deve avere proprio tutti i torti, o forse è meglio dire che qualche ragione (non parliamo di ragioni morali ma legali) deve pur averla.

Fatto sta che anche quest’anno De Rossi è tornato a marcare il territorio. Ha alzato la gamba ed ha detto a tutti: “qui-comando-ancora-io“. Mi hanno raccontato che anche quest’anno l’autorità (credo la polizia locale) deve aver scritto un bel verbalino. Tempo addietro ero presente quando i carabinieri ne  hanno fatto uno loro, di verbale. Successo qualcosa? No, proprio un bel niente.

Allora diciamolo apertamente. Noi, caro De Rossi, ti “siamo avversi” ma, in fondo, allo stesso tempo, nascostamente, ti ammiriamo profondamente. Non è da tutti tenere in scacco, per così tanto tempo, un intero paese, con tutto lo stuolo di sindaci, assessori ed avvocati che si sono fin qui succeduti. E tutto con il benestare dello Stato italiano che, attraverso i suoi giudici, ti ha lasciato “carta bianca”.

Chissà quante risate ti sei fatto sapendo che abbiamo speso 250.000 €, per entrare in possesso di un bene che ancora non possiamo utilizzare. Io sono tra quelli che sulla vicenda ha ragionato così: con la testa, la ragione, il calcolo meramente economico, solo uno sconsiderato avrebbe  speso quella cifra (dopo tutto quello che è successo poi …). Col cuore, con il sentimento, spegnendo tutta la ragione, perché ne basterebbe un niente per dire NO, col cuore anch’io ho detto SI. Perché, in fondo, la Caserma può essere determinante nello sviluppo (lo vogliamo?) di Pian dei Buoi.

Se torniamo indietro di 20 anni, le cose che l’amministrazione da una parte e De Rossi dall’altra si ripromettevano di fare erano, in fondo, coraggiose e lungimiranti (un ideale concorso di forze tra pubblico e privato). Più di qualcosa, evidentemente, è andato storto. Ragionevolmente, prima o poi, entreremo in possesso di questo bene che, non va dimenticato, abbiamo comprato con i “nostri soldi“.

Caro De Rossi, allo stato attuale, che dire? Senza grande entusiasmo: «Arrivederci al prossimo anno».

Dal Sindaco invece mi aspetterei due parole, pubbliche, chiare, per quanto possibile, sullo stato della vicenda. Così, tanto per aggiornarci e farci sentire un po’ meno fantocci.

Zichichi e la regolamentazione di internet

22 Agosto 2009 Senza categoria internet, libera-informazione

Il noto professor Antonino Zichichi sostiene che (tratto da la Stampa.it):

«Oggi su Internet, senza alcuna forma di controllo, possono attribuirmi frasi che non ho mai pronunciato. Ecco perchè è necessaria una regolamentazione del sistema», ha detto il professor Antonino Zichichi. «Le regole limitano la libertà individuale -ha aggiunto- ma la civiltà non si regge sulla libertà assoluta bensì su una libertà che deve necessariamente essere democraticamente controllata»

Anche in televisione, alla radio ecc.. E anche nelle discussioni “da bar” possono attribuirmi frasi che non ho mai pronunciato. Regolamentiamo anche queste?

Cosa penserebbe di fare Zichichi nei riguardi di, poniamo, Crozza che ne fa un’imitazione. Niente, perché se è satira … non conta. E’ come per la Croce Rossa. Non le spari addosso. O no?

Io credo che non si possa dire su internet, impunemente, tutto quello che si vuole (ma già non lo puoi fare). Ma attenzione, per questa gente (in particolare i politici, tutti), regolamentare vuol dire chiudere la bocca a chi ha qualcosa da dire. Quando ti dicono: “libertà che deve necessariamente essere democraticamente controllata” significa che hanno già pensato a come imbavagliarti. Noi invece, con le dovute maniere, vogliamo poter sempre dire la nostra.

Godiamoci Crozza … pardon Zichichi.

proposta di legge per non morire in montagna

15 Agosto 2009 Cadore - Dolomiti dolomiti, fare-turismo, sentieri

Sulle morti in montagna nel generale esercizio di attività escursionistiche è stato scritto, in questo ultimo periodo, un fiume di parole. Molte altre verranno scritte nei prossimi giorni. La maggior parte è spazzatura: notizie riprese a vario titolo che rimbalzano sui media al solo scopo di … dare la notizia già data da altri.  Chi ha un lettore di news che cerca per parole chiave come “sentiero” sa di cosa parlo.

A questo fiume di parole per dare la notizia si accoda poi il fiume di parole, molto più vasto, per commentare la medesima. Ecco allora che nascono i decaloghi (perché 10 regole ?? mi chiedo, magari ne bastano 7, o forse ne sono necessarie 12 …). Banalità elevate all’ennesima potenza.

Poi però arriva Fistarol, che la spara più grossa di tutti (da Bellunopress):

“Visto il diffondersi degli incidenti mortali in montagna, anche su percorsi apparentemente agevoli, è opportuno istituire una commissione di esperti che valuti una serie di regole minime da tradurre in legge”. […]

“I pericoli – ha dichiarato l’ex sindaco di Belluno che le Dolomiti le frequenta spesso, soprattutto in estate – non potranno mai essere ridotti a zero, ma si possono prevenire. Vista ormai la frequentazione di massa di sentieri e ferrate quello che serve per andare in montagna sono poche regole di base che, però, devono essere applicate come dotarsi di un minimo di equipaggiamento soprattutto per i percorsi più esposti e una segnalazione migliore di quella esistente”.  ”La montagna deve essere conosciuta e rispettata. Per questo potrebbe essere utile realizzare una campagna di informazione anche sui media nazionali. In televisione vediamo tanta pubblicità inutile. Uno spot sociale a questo fine potrebbe servire. Ma senza fare allarmismi ingiustificati. Andare in montagna è un’esperienza straordinaria – ha concluso l’ex sindaco di Belluno – che va propagandata”.

E allora, sento il bisogno di dire la mia. La prima cosa: spero che il virgolettato attribuito a Fistarol sia una battuta dovuta ad un colpo di sole (violento). Nessun problema, per me, anche se fosse dovuta a qualche bicchiere di asperula sorseggiato in qualche rifugio dolomitico, alla sera, insieme agli amici. Basta chiarire. Il senatore, in fondo, è sempre stato uomo serio.

Se il delirio dovesse invece perdurare, mi sento di dare qualche indicazione:

  • nella commissione di esperti avrà di sicuro previsto la presenza di persone del CAI, del Soccorso Alpino  e delle Guide Alpine; non li metta in imbarazzo, potremmo anche correre il serio rischio che accettino di partecipare alla consulta;
  • sembra che lei preveda di migliorare la segnaletica esistente: tenga conto che potrebbe essere utile un segnale del tipo “attenzione: stambecchi allo stato brado lungo il sentiero, possibile caduta di pietre” ;
  • ogni legge italiana prevede una sanzione, anche questa non sarà da meno: consiglio di introdurre la figura del guardia-sentieri o guardia-escursionisti, pronta a multare la gente che infrangerà il “decalogo”. Ovviamente queste figure dovranno essere “formate”. Anche per questa volta la lobby dei “formisti” è stata garantita. Un corso di formazione non si nega mai a nessuno;
  • ………………………

Nonno Tino, senza scomodare grandi filosofi, soleva dire: “Co te nase, te se belo morto; gnante de chel momento contentete de fei manco sbalie che te po“.

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