BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

De Carlo, il primo sindaco cadontino della storia: cadorino per alcuni, trentino per altri.

8 Agosto 2010 Cadore - Dolomiti, Digo la mea blozzando, trentino-alto-adige

Nell’articolo di ieri “il gabelliere di Calalzo” preannunciavo una tiratina d’orecchi a “il Giornale” che, come molti altri organi di informazione, da sempre, nella buona come nella cattiva sorte, collocano il nostro Cadore (e più in generale la provincia di Belluno) in Trentino.

Il merito o la colpa va addebitata in questa circostanza a Luca De Carlo che ha istigato la stampa proponendo la ormai famosa “Tassa De Carlo”, tassa sul pic-nic, intesa come utilizzo di aree e punti fuoco predisposti.

In un articolo di Smiderle, sempre su il Giornale, Dolomiti col tichet: c’è pure la tassa sul pic-nic, già si era riportato (il neretto è mio):

Quanto basta, però, per dichiarare guerra al turismo mordi e fuggi: «Un turismo di rapina -sostiene- di cui la montagna non ha più bisogno». «L’epoca del tutto gratis deve finire – è la motivazione di De Carlo – lascia traffico e rifiuti e non fa differenza in redditività: alle nostre Dolomiti non serve».

La faccenda del turismo di rapina viene ripresa in un secondo articolo de il Giornale, “la solita filosofia del salasso“, un “redazionale”, in cui tuttavia al nostro De Carlo viene attribuita una “cittadinanza” trentina.

[…] Basta con il «turismo di rapina» (l’espressione è stata usata da un sindaco del Trentino), di questi poveracci che possono permettersi solo un giorno di vette la «montagna non ha più bisogno», non fanno la differenza di redditività.[…]

Continuando, il redazionale sostiene anche che “Certe montagne in Cadore si vedono a pagamento.”; diventa quindi lecito, per il lettore non avveduto, associare il Cadore al Trentino. Ecco quindi che il nostro De Carlo rischia di passare alla storia come il primo  sindaco cadontino della storia: cadorino per alcuni, trentino per altri.

Ma la sbandata continua:

[…] Comunque, lasciando da parte le considerazioni legate alle politiche del Trentino Alto Adige e dei suoi comuni c’è una considerazione più generale sulla mentalità che sta dietro a questi provvedimenti e che è più preoccupante dei provvedimenti stessi. È un vecchio vizio italiano che evidentemente non salva neanche il Trentino.

Che cosa aspettarci ora? Le secche smentite del TAA, ovviamente.

Giunti a questo punto però, a De Carlo ed al suo sereno ufficio stampa tocca inventarsi qualcosa di altrettanto efficace della “Tassa De Carlo”, con la speranza che la discussione mediatica che ne dovrebbe sortire ci aiuti a collocarci territorialmente con più precisione. In questa circostanza non possiamo che essere orgogliosamente a fianco di De Carlo.


P.S. sul sito de il Giornale l’articolo “la solita filosofia del salasso” è dato come radazionale. Scopro ora che sarebbe invece un commento di Paolo Del Debbio. La cosa, ovviamente, rende più cupo lo sbaglio di collocazione. Un conto è che a sbagliare sia un “oscuro redattore”, tuttaltro che lo sbaglio abbia la firma di un giornalista affermato com’è Paolo Del Debbio.

il gabelliere di Calalzo di Cadore

7 Agosto 2010 Criticarium, Turismo e dintorni blozzando, local-politik, sviluppo-montagna, turismo-cadorino

Il sindaco di Calalzo ha capito che in questo mondo vali (di più) se gli altri ti vedono. Ed ha ragione. La nota storia dell’essere e dell’apparire. E fra vipere e tassa sui pic-nic, solo per citare le ultime “trovate”, bisogna dire che Luca De Carlo si sta ritagliando una bella fetta di notorietà. Complice, credo, un sereno ufficio stampa di rara efficacia.

Però, se getti il mangime in piazza non puoi sorprenderti se, stante la voracità di notizie tipica del periodo vacanziero durante il quale la politica sonnecchia, arrivano poi stormi di piccioni (che è parte del risultato voluto e perseguito). Ovviamente ci sono piccioni che sono d’accordo e piccioni che, invece, d’accordo non sono.

Come Marino Smiderle che sul Giornale, nell’articolo “Dolomiti col ticket: c’è pure la tassa sul pic-nic“, non si trattiene dal criticare aspramente questo “modo di vedere la montagna”, tirando in ballo i pedaggi delle Tre Cime e del Monte Piana ed evocando addirittura i consigli di “Patrizio Roversi e Syusy Blady, i due coniugi turisti per caso”, che se la prendono perché se entri al rifugio Auronzo, volendo mangiarti i panini che ti porti da casa, ti chiedono 3 €.

Smiderle cita anche (non vorrei che risultasse offensivo, ma è la parte più interessante dell’articolo) quella scena del film “Non ci resta che piangere“, nella quale Troisi e Benigni sono “simpaticamente vessati” dal gabelliere di turno.

La questione reale, al di là delle “trame pretestuose”, è molto più spinosa di quanto si pensi. Da parte mia dico solo che in Austria, Paese che amo, quasi quasi si paga anche l’aria. Certo i servizi sono un tantino diversi da qualli da noi offerti, tuttavia …

P.S. domani un tiratina d’orecchi a Il Giornale che, come tanti altri, continua a credere che questa nostra terra cadorina sia in Trentino. Non ancora, non ancora!

I (dis) valori del circo Barnoum locale, ovvero i (ne) fasti di soggetti politici da dimenticare.

7 Agosto 2010 Politica nostrana la-parola-ai-lozzesi, lavori-pubblici, lavoro-occupazione, local-politik, minuto-mantenimento

di Ghino di Tacco

A proposito di “minuto mantenimento” e di cura dei “valori” da parte di questa Amministrazione io la penso in maniera ancor più negativa del redattore del Bloz, il che, francamente, è tutto dire!!

Mi spiego meglio. Qui non si tratta solo di incapacità gestionali, di incuria, di trascuratezza per l’aspetto estetico del nostro paese (vedi stato della cartellonistica della Roggia dei mulini documentata con tanto di foto da Danilo, oppure la pseudo sistemazione della strada della Manadoira). Qui, oltre ai difetti ed alle incapacità ormai “collaudate” e consolidate di questa compagine (che definire inetta è soltanto una attenuazione, ovviamente in senso benevolo, del significato dell’aggettivazione), lo strano modus operandi è ampiamente dimostrato dalla apatia, dall’inerzia e dalle omissioni di questi amministratori sui generis dall’incallito menefreghismo per l’immagine ed il decoro del nostro piccolo borgo; per non dire del dispregio di tutta una scala di valori, da sempre ritenuti essenziali e significativi del vivere civile di una Comunità legatissima al ricordo del sacrificio di chi, per il nostro Paese, ha sacrificato la sua stessa vita.

Mi riferisco allo stato attuale del monumento ai Caduti: targhe non leggibili, sfregiate dal color ruggine dovuto al degrado ed all’effetto prolungato dell’acqua piovana. Struttura disadorna, priva di qualsiasi decoro, nessun omaggio floreale nella bella stagione… Si dirà: sono piccole cose a cui è possibile porre rimedio con una inezia. Obiezione: proprio perché il porvi rimedio è una inezia, ciò dimostra la mancanza di rispetto per certi valori che dovrebbero essere tenuti ben presenti da una Pubblica Amministrazione, valori di Patria, sentimento di riconoscenza verso chi ha sacrificato la propria giovane esistenza per esaltare alti ideali, in frangenti molto dolorosi per la nostra terra. Quanto scritto fin qui vuole essere un richiamo a chi DEVE provvedere alla cura di queste nostre Memorie, di queste nostre Vestigia storiche poste nel centro del paese a perenne ricordo dei nostri avi combattenti.

Diceva un grande filosofo e storico: “Guai al popolo che dimentica la propria Storia!!”

Non basta farsi belli soltanto il 4 Novembre od il 25 Aprile cingendosi di una fascia tricolore (tanto grande da risultare eccessiva rispetto a chi la indossa) e pronunciare due parole più o meno indovinate. Il vero rispetto per certi simboli va vissuto durante tutto l’arco dell’anno nella costante rievocazione – non retorica – di quei sacri pincipii che hanno ispirato quei giovani i cui nomi sono impressi nel marmo di quell’ opera collocata nella piazza principale, che non per niente è dedicata al 4 Novembre.

E quei nomi, per le generazioni presenti e future, devono potersi leggere chiaramente. Credo che Tini Scotin, propugnatore della costruzione del Monumento, raccoglitore di fondi presso la popolazione locale e presso i numerosi lozzesi della “diaspora”, in parte anche progettista del manufatto e fattivo partecipe alla sua edificazione, si rigirerà nella tomba osservandone l’attuale stato di abbandono.

E già che ci siamo, sempre parlando di valori, vorrei spendere una parola per lo stato manutentivo, non propriamente in linea con il recente passato, del nostro cimitero, da sempre vanto ed esempio per tutti i paesi del comprensorio. Anche qui ora si avverte una certa qual trascuratezza, troppe erbacce, poco lindore… Perché? Un dipendente comunale, con due mezze giornate di lavoro, potrebbe ovviare, magari usando apposito diserbante. Anche Italo, come Tini Scotin, forse avrebbe di che recriminare!!

Ed ancora in tema di “ minuto mantenimento”, tanto caro al nostro redattore, vorrei spendere una parola per lo stato della strada militare del Genio. A suo tempo, il Conducator di Palazzo Venzo annunciò che il costo per la razionale sistemazione dell’intero tracciato veniva fatto ascendere alla proibitiva cifra di Euro 1.500.000. Bisognava pertanto accontentarsi di qualche rattoppo nei punti più degradati e pericolosi….(stanziamenti regionali permettendo). Ieri sono passato su quella strada e mi ha colto un senso di scoramento. Già partendo dal tornante di Pianizzole, si è costretti ad un continuo slalom per evitare numerosissime buche, retaggio del disgelo primaverile. Ed ho pensato: perché “ lor signori” sono così avulsi dalla realtà? Non saranno mica alcuni giorni lavorativi di Bruno e Beppino, muniti di badile e di qualche carriuola di catrame, a sbancare le casse del Comune? E’ questa l’immagine del turismo a Lozzo e la “promozione” che si vuol fare della nostra bella montagna, del nostro bel Pianoro? Cari signori del Botanico Palazzo, scusate tanto la mia impertinenza, la mia improntitudine!! Così però proprio non va! Siate almeno un po’ coerenti, un pochino soltanto, con le vostre promesse e con la esigenza di salvare almeno la faccia! Meno “promozioni” virtuali e più concretezza…

Seguono argomentazioni varie a dimostrazione del vostro … “attivismo” improduttivo.

Questo circo Barnoum, evidentemente, ama ( far credere di) volare alto e quelle cose da me richiamate come inadempienze reali e concrete costituiscono per i nostri condottieri autentiche quisquilie, povere ossessioni di chi “non sa più come e dove criticare l’operato dei nostri pugnaci e sagaci titolari della governance locale”. Ma è proprio così che stanno le cose? Sanno davvero volare alto lor signori?

Partiamo dai costi e dalla utilità “marginale” (non esattemente molto “ponderata”) per i cittadini in seguito alle tanto reclamizzate realizzazioni operate in questi 6 anni di esercizio del “potere” (uso un termine assai di moda nell’era del “Cesaro-papi-smo” di Arcore e dintorni). Questi nostri governanti locali sono gli imitatori in do-minore del demiurgo “ghe pensi mi”. Vivono sul virtuale, sulle apparenze delle loro pseudo mega-opere, trascurando invece politiche sociali, di welfare ed economiche in ausilio ed a stimolo per la ripresa dalla stagnante e lunga crisi che stiamo vivendo da troppo tempo; in una parola, usano risorse pubbliche in modo improduttivo, costruiscono cattedrali nel gran deserto della recessione (o stagnazione?) che stiamo vivendo e che attanaglia soprattutto i ceti meno abbienti, i senza lavoro o, peggio, i precari veri senza prospettive per il domani. L’affinità elettiva fra la conduzione centrale, regionale, provinciale e locale non è mai stata così allineata nei fatti e nei propositi ad una politica civile e socio-economica così priva di contenuti e di provvedimenti stimolanti per la ripresa. Si accampano vincoli europei, si parla tanto di debito pubblico da contenere (che invece cresce!), di rapporto deficit-pil da raddrizzare (e siamo quelli che in Europa crescono meno!).

A livello locale, si pensa solo a realizzare costosi e inservibili monumenti atti solo a celebrare i fasti illusori di due legislature, certamente le peggiori dal dopoguerra. Languono i trasferimenti statali, ora languiranno anche quelli regionali. Fin qui però tutto quello che la Regione stanziava a sostegno di progetti megagalattici (ma non produttivi in termini socio-economici) veniva visto nell’ottica di denaro piovuto dal cielo grazie al protettore di turno. I fondi in arrivo dalla Laguna, in fin dei conti, non erano denaro pubblico di tutti noi ma denari da accaparrarsi in quanto provenienti da una “magiatoia” cui tutti debbono attingere per opere buttate lì purchessia.

  1. Palazzo Pellegrini: 630mila € regionali + 270 mila dalle Casse comunali. Totale 900mila € di denaro dei contribuenti!! Dove sta il “ritorno” in termini concreti per il cittadino? Forse che in tempi come gli attuali ci si può accontentare di bearsi nel rimirare una tale architettura (palazzo Becci Blunt è niente al confronto); forse Denis Verdini e Carboni potrebbero trovare alle nostre latitudini una collocazione che a Roma appare loro ormai inibita?
  2. Ristrutturazione museo Latteria: spesa 160 mila€ (40 mila di sole opere di falegnameria; 28mila per un bagno). Ma a chi giova, in tempi come gli attuali? Qualche scolaresca e qualche comitiva sono valsi la candela?
  3. Impianti fotovoltaici: 300 mila € + Leasing per altri 170 mila €. Dove esiste uno studio serio del rapporto costi-benefici? Ed il piano finanziario? E l’ammortamento dell’opera, anche prescindendo dall’oggettiva e non provata validità dell’intervento?
  4. Centralina di Vellezza: I cittadini debbono accontentarsi di sapere che gli introiti serviranno “al sociale, al miglioramento dei servizi scolastici e quant’altro” (vedi intervista del conducator al Gazzettino). Per intanto 8.440 € sono stati sborsati per acquistare due appezzamenti di terreno, non meglio quantificati in termini di superfici e qualità domenicale ed agraria. Spesa comunque superiore a Euro 1,1 al mq!!! E poi accontentiamoci per ora della storia dei certificati verdi….

E con l’elenco dei lungimiranti provvedimenti-investimenti ci fermiamo qui anche perché lo richiede l’amor di… campanile.

Le sole conclusioni possibili sono racchiuse nella domanda: Una più oculata fissazione di una diversa scala di priorità, anche alla luce delle difficoltà congiunturali e strutturali che vedono gli EEPP dibattersi in gravi difficoltà finanziarie ed economiche, non avrebbe potuto sortire effetti più propizi in funzione del benessere dei cittadini amministrati??

Per esempio, al posto delle spese per gli investimenti sopra richiamati, non si sarebbe potutto approntare un serio piano per la costituzione di un Fondo di Solidarietà a favore dei senza lavoro?

Oppure, con lo stesso impiego di denaro pubblico, non si sarebbero potuti sistemare diversi chilometri della stada del Genio?

Oppure ancora, non si sarebbe potuto procedere alla sistemazione delle contrade interne del centro storico, provvedendo nel contempo al recupero edilizio di parte del patrimonio ivi esistente e ciò con idonee provvidenze, sulla scia degli incentivi europei del recente passato, ormai un pallido ricordo?

Ed infine, perché non attivarsi per il recupero del patrimonio agro-silvo-pastorale, in particolare di quelle aree boschive dissestate ed ormai irriconoscibili?

Per queste politiche ci vorrebbero visioni moderne, coraggio e moderna mentalità facendo del Municipio il perno di una azione che dovrebbe portare alla concentrazione della frastagliata proprietà fondiaria, ciò mediante lo studio di idonei iter giuridici e burocratici propedeutici ad una politica infrastrutturale e di incentivo all’instaurazione di processi a bio-masse, sull’esempio di quanto fatto con successo nella vicina Austria.

Ma per questo ci vorrebbero ben altri personaggi, soprattutto un personale politico che non sia fautore di iniziative avulse dalla cura vera dell’interesse generale, propense e proiettate invece ad erigere opere inutili, atte soltanto, nei loro intenti, a perpetuare il ricordo di un loro illusorio (benefico?) passaggio per le stanze del botanico palazzo.

e a breve lo si asfalterà. La situazione la conosciamo bene e non ce ne siamo affatto lavati le mani …

6 Agosto 2010 Decoro urbano, Digo la mea Decoro urbano, lavori-pubblici, local-politik, promesse-mancate, urbanistica, Viabilità

Non so se pubblicando l’articolo di ieri “se sei buono ti tirano le pietre …” sono riuscito a “tirare su” di morale di Gianluigi che, ricorderete, versava in stato confusionale. Tale condizione è stata indotta dalle notizie passategli di prima mano da un consigliere comunale, disperato anch’esso, nel segreto del desco familiare, perché abitante nei pressi della zona dichiarata off limit dall’amministrazione comunale di Lozzo di Cadore. Off limit per quanto riguarda l’asfaltatura e la sistemazione del degrado segnalato a suo tempo dallo sventurato Gianluigi.

Avevo promesso però di “tirare giù” quello del sindaco, ed è ciò che mi accingo a fare. Non sarebbe la prima volta che il nostro sindaco sui giornali afferma una cosa e poi nella realtà si comporta diversamente (cosucce come le famose alberature a Loreto o l’inaugurazione del palazzo Pellegrini dichiarate un anno fa). Vediamo.

Chiamato in causa dall’articolista del Corriere delle Alpi il Nostro minimizza la denuncia di Gianluigi e giunge a dire (il grassetto è mio):

[…] Una situazione che il sindaco Manfreda conosce e alla quale dice si farà fronte nell’immediato futuro. «E’ in programma la sistemazione di questo piccolo tratto di asfalto pubblico», spiega Manfreda, «e a breve lo si asfalterà. La situazione la conosciamo bene e non ce ne siamo affatto lavati le mani.[…]

E a breve lo si asfalterà!

In italiano tutto ciò vuol dire solo ed esclusivamente, scusate la ripetizione, “e a breve lo si asfalterà”. In aramaico potrebbe voler significare qualcosa d’altro, ma in italiano, a tutte le latitudini, vuol dire che “quel piccolo tratto ….. a breve verrà asfaltato”. Che poi il tratto non sia così piccolo come fa credere il sindaco è un’altra storia, di nessuna importanza (se verrà asfaltato).

Da uomo di chiesa qual è, sa che ogni tanto bisogna castigare il corpo peccatore, ecco perché si esibisce talvolta in esercizi di autolesionismo:

[…] Lozzo è un comune ben tenuto, ma è un comune di montagna e le strade di questo ne risentono. Asfalti fatti due anni fa dopo due inverni freddi, ghiacciati, che hanno necessitato dell’uso di sale andrebbero già rifatti» […].

Ma, caro sindaco, se bastano due anni per mandare in malora il manto, tanto da doverlo rifare secondo quanto tu stesso dici, in che condizioni pensi si trovi quel “piccolo appezzamento dove l’asfalto è rovinato” dopo 10 anni (ma sono di più)?

Ma cito ancora dall’articolo:

[…] Nel programma pluriennale al primo posto ci sono le manutenzioni e quella di via Broilo la faremo a breve.

Io tra l’altro ho già detto al nostro concittadino che l’opera era in programma, ma lo ribadisco più che volentieri […]

A questo punto è evidente, oltre ogni ragionevole dubbio, che in stato confusionale deve essere caduto il consigliere che, evidentemente, non deve aver ben capito che il problema è già, assolutamente, risolto. Quindi, caro Gianluigi, ti sei preoccupato per niente. Questo dimostra, semmai, che nella nostra amministrazione (purtroppo) i consiglieri non contano niente.

A meno che il sindaco non ammetta di aver solennemente mentito al giornalista (sapendo di mentire). Il ché, per un devoto uomo di chiesa, ne converrete con me, dovrebbe essere oltremodo imbarazzante. A meno che il giornalista non abbia, come di consueto succede in questi casi, capito pan par peta. Se qualcuno mi chiarisce la situazione io posso poi spiegare, altrimenti la stessa resterà avvolta da un alone kafkiano.



P.S. uno di questi giorni vi racconto la storia (la vera storia) dei lavori di sistemazione stradale e ringhierale che la nostra amministrazione si accinge a mettere in cantiere.

se sei buono ti tirano le pietre, se sei cattivo ti tirano le pietre … qualunque cosa fai

5 Agosto 2010 Decoro urbano, Politica nostrana Decoro urbano, la-parola-ai-lozzesi, urbanistica, Viabilità

Solo la profezia dei Maia (quella della prossima fine del mondo nel 2012) aveva indotto una così profonda costernazione in Gianluigi Nardei. Poi ci ha pensato anche l’amministrazione comunale di Lozzo di Cadore per bocca di un suo consigliere. Ora Gianluigi è ridotto ad uno straccio d’uomo. Riporto un suo commento giunto ieri sera:

Cari amici del Bloz, forse mi sono dato la zappa sui piedi! credevo (molto umilmente) di sensibilizzare l’amministrazione comunale, riguardo al degrado da terzo mondo nelle vicinanze di casa mia, invece sento dire che se dovessero fare un intervento in loco, dopo l’articolo sul “CORRIERE DELLE ALPI” e sul “BLOZ” darebbero il via a quelle persone che lamentandosi potrebbero ottenere la risoluzione del problema! ma se Lozzo è un paese tenuto bene chi puo’ lamentarsi? cosa dovevo fare allora per avere un minimo di decenza intorno casa? se sto zitto non fanno nulla! (sono decenni che hanno abbandonato la zona!) se mi lamento ancora peggio! non possono creare un precedente! per favore aiutatemi a capirci qualcosa . Saluti

L’avrete capito, tutto nasce dall’articolo elementi del degrado urbano a Lozzo di Cadore – area tra piazzale Tiziano e casa di Gianluigi Nardei (ma anche dal successivo).

Non so se Gianluigi sia pio quanto il sindaco, ma non si può dire che si sia comportato in modo sconsiderato. Ha aspettato 10 lunghi anni, ed ha chiesto, sempre civilmente – qualcuno può negarlo? – che venisse presa in considerazione la situazione descritta negli articoli citati. L’anno scorso ha ottenuto anche l’interessamento personale del pio sindaco. E niente! Doveva porgere l’altra guancia, come avrebbe fatto sicuramente il sindaco? Avrebbe dovuto aspettare pazientemente ancora 10 anni? E invece ha detto ciò che pensava. Il risultato?

L’amministrazione gli fa sapere che, avendo sollevato la questione sul Corriere delle Alpi e qui sul BLOZ, l’intervento non è più possibile perchè costituirebbe un PRECEDENTE. Quindi “gli illuminati” hanno finalmente ammesso: SI DOVREBBE INTERVENIRE. Ma non possono più farlo altrimenti tutti gli altri potrebbero accampare i medesimi diritti.

Ma non era un paese perfetto? Se è un paese perfetto chi altro può avanzare pretese?

Segnalo cosa ha detto il sindaco (pio) al Corriere delle Alpi: “Il paese è in ottime condizioni e non lo dico solo io, ma i nostri residenti e i turisti che lo hanno scelto per passare alcuni giorni di ferie …”

Questo articolo è per “tirare su” Gianluigi. Domani quello per “tirare giù” il sindaco.

la garanzia di informazione civica nell’itaglietta inetta

4 Agosto 2010 Digo la mea libera-informazione, non-trasparenza, pubblicazione-delibere

Perché preoccuparci, qui a Lozzo di Cadore, di garantire l’informazione civica al cittadino (vedi pubblicazione delle delibere di giunta e di consiglio), quando in questa Itaglia non si riesce a trovare in rete il testo della Finanziaria?

Ma per tentare di evitare, con le dovute proporzioni, che anche nel nostro piccolo paese si replichi la “babele italica“.

Qui a Lozzo questa civile e nobile prassi non è garantita dal sindaco ma, per nostra fortuna, dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo. Qui a Lozzo ci sono io che ne parlo: questi gli articoli pubblicati.

Per l‘Itaglia ne parla invece Guido Scorza in questo articolo. Verrebbe da dire che … tutto il mondo è paese! Ma in questo caso, perlomeno riguardo alla garanzia di essere informati, Per la Gente di Lozzo ci aiuta a mantenere le distanze con l’itaglietta inetta.

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