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Cadore, il regno delle graspe (1): scoperta l’esistenza della ‘Congettura dei Rifugi’

6 Marzo 2011 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni ciaspe, local-politik, marketing-turistico, promozione-turistica, turismo-cadorino

L’ispirazione da un commento del dott. Attilio:

Avarei bèlo liedesto 3 o 4 articoli del regno de le ciaspe, ‘na bela roba no beto ‘n dubio e lo digo sinceramente, ma sta de fato che pal momento a solo spostou al laoro da la piaza a monte, niente de pì.

La presenza di percorsi invernali segnalati (ma non necessariamente battuti ad hoc), è la normalità per tutti i territori che aspirino ad un minimo di mantenimento (non già sviluppo) della propria offerta turistica. E’ da registrare quindi positivamente il fatto che anche in centro Cadore si sia (temporaneamente) colmata questa lacuna seguendo l’esempio di Auronzo-Misurina, tardivo anch’esso ma perlomeno abbozzato negli ultimi anni.

Non posso tuttavia non registrare il colpevole ritardo, circa 20 anni, gli ultimi 10 coperti da infamia, con cui la carrozza si è mossa. Ritengo invece che l’utilizzo del “minoto delle nevi”, sulla cui utilità il Bim-Consorzio che ne è lo sponsor continua a far starnazzare i propri esponenti a libro paga, sia risibile (schei biciade via).

Nel 2003 è stato risolto uno dei più importanti problemi di topologia, la cosiddetta “Congettura di Poincaré“, che ha assillato i matematici per quasi 100 anni. Recentemente, a seguito del tentativo di vitalizzare un segmento promettente del turismo dolomitico, progetto conosciuto col nome “Cadore il regno delle ciaspe” (articolo dedicato all’evento: Il Cadore mette le ciaspe. Tutti a guardarlo. Sta ancora leggendo le istruzioni), si è scoperta l’esistenza di una nuova ed inquietante (per i matematici) congettura, la “Congettura dei Rifugi“.

Enunciazione della congettura:

I novelli ciaspisti che si fermano nei rifugi, lo fanno perché sanno che il rifugio è aperto o perché trovano la via battuta dal “minoto” delle nevi?

In altre parole:

i novelli ciaspisti suderebbero come tori da monta per salire “alla cima” se il rifugio non fosse aperto (ma la via fosse battuta)?

o anche, altrimenti,

quanti novelli ciaspisti è ipotizzabile che si avventurino su una pista battuta per superare 1000 m di dislivello se alla fine non trovano un rifugio aperto?

Concludendo, vuoi vedere che i Maghi del Marketing Territoriale (MMT) hanno speso 90.000 € (60.000 dei quali per il minoto) per battere i percorsi per poi scoprire che il turista-ciaspista dell’ultima ora si muove non tanto per questo, quanto per il brodo caldo che spera di trovare alla fine del percorso, battuto o non battuto che sia (dal minoto, giacché il 4° ciaspista troverà il percorso già battuto dai tre che l’hanno preceduto e così via)? Cazzo, questo non è forse il caso esemplificativo di una variabile “indipendente”?

Immagino che se ai rappresentanti dei MMT fosse posto il quesito riguardante la “Congettura dei Rifugi”, una probabile risposta potrebbe essere: “Pino dei palazzi …”

 

Scoperta una nuova funzione matematica: l’inculatica del BIM-Gsp

5 Marzo 2011 Politica nostrana acqua, bim-gsp-buco-dell-acqua

Un inquietante articolo apparso ieri sul Gazzettino sulla vicenda BIM-Gsp:

Da qualunque parte si guardi la vicenda Ato-Bim Gsp, l’epilogo finale resta invariato: le bollette dell’acqua dovranno aumentare.

«E per ridurre l’attuale esposizione della società di gestione – afferma Gianpaolo Bottacin, presidente di Ato e della Provincia di Belluno – la soluzione è solo una: incrementare le tariffe del 5% per 20 anni». Che tradotto significa che la fattura che giungerà a famiglie e aziende triplicherà […]

In un primo momento non ci credi, non ti sembra possibile. Non solo che tutto ciò politicamente stia succedendo, cosa invero ampiamente prevista in considerazione dell’inettitudine dei politici che finora ci hanno “guidato”. Ma non te ne rendi conto subito che un aumento del 5% per 20 anni alla fine ti porta a triplicare la spesa (quasi).

Perché le parole di Bottacin siano vere (triplicare il costo dell’erogazione dell’acqua in 20 anni), la soluzione è che al primo anno venga applicato il 5 % di aumento (il massimo consentito), e che l’anno seguente si faccia altrettanto sull’importo già maggiorato e così per tutti i restanti anni fino a 20. Ecco la progressione della funzione (talune quadratiche, talaltre iperboliche, questa semplicemente inculatica) che potrebbe passare alla storia come funzione BIM-Gsp.

La funzione non porta proprio a triplicare la spesa, ma ci arriva vicino con un bel fattore 2,65. Considerando un’inflazione del 2% ed il fatto che i redditi non si riallineano immediatamente in relazione a quest’ultima (e tanto meno alle “cazzate” del BIM-Gsp-Ato), ecco che il fattore 3 è immediatamente raggiunto. Ebbene SI! Già oggi abbiamo la certezza che, al netto dell’inflazione, fra 20 anni l’acqua la pagheremo 3 volte più cara.

Propongo, per lo stesso periodo, il congelamento delle prebende percepite da tutti i politici a libro paga dei vari BIM (Consorzio, Gsp o Infrastrutture che sia) e Ato. Qui la serie di articoli sulla vergognosa vicenda del buco nell’acqua del BIM-Gsp.

Anni Costo Acqua Anni Costo Acqua
1 105 11 171
2 110 12 180
3 116 13 189
4 122 14 198
5 128 15 208
6 134 16 218
7 141 17 229
8 148 18 241
9 155 19 253
10 163 20 265


Lozzo di Cadore: se è per questo, non solo l’UNESCO, anche la Regione Veneto ci ha marchiati …

5 Marzo 2011 Criticarium, Politica nostrana Decoro urbano, local-politik, maglia-nera, raccolta-differenziata, unesco

Premessa per il Turista di passaggio: non preoccuparti di ciò che trovi qui sul BLOZ, è solo un monologo dialettico fra concetti e mondi diversi. Io e pochi altri da una parte, tutti gli altri (muti) dall’altra. Se non fosse che è già in uso su Metilparaben, avrei volentieri adottato per il mio blog la citazione “Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati”. Al nostro sindaco credo invece sia più cara la citazione ghandiana: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono … poi vinci” e non c’è modo di dargli torto.

Lozzo di Cadore sa essere molto generoso con i propri ospiti. Non ci credi? Visita la “parte dolce” di www.lozzodicadore.eu. E’ vero, sono sempre io (quello del BLOZ) ad editarlo. Ma lo faccio di notte, dopo la mutazione …

Salvato il salvabile, due righe sulla marchiatura.

Con gioia il sindaco rilevava che “siamo stati marchiati” dal sig. Unesco e, quindi, lui sente il dovere di dare una sistematina al decoro urbano di Lozzo di Cadore. Ottimo. E’ con mestizia che rileviamo che anche la sig.ra Regione Veneto ci ha marchiati (per ora per due anni, ma è in forse il terzo …) con la maglia nera per la raccolta differenziata. La serie completa degli articoli sulla penosa vicenda la trovate elencata qui.

Se il fervore con cui il sindaco si sta dando da fare per farci uscire dall’incubo della maglia nera regionale sarà pari a quello che metterà nel donare al paese un nuovo volto al decoro urbano, allora possiamo davvero ben sperare.

Nel frattempo, ma solo temporaneamente, nello stemma del comune è stata aggiunta la maglia nera, sopra alla graticola di San Lorenzo, anche a scopo propiziatorio.

I culi de ‘la Repubblica’ e la castità de ‘Il Fatto Quotidiano’

4 Marzo 2011 Criticarium blozzando

Sappiamo della crociata poco coerente che il quotidiano “la Repubblica” alimenta giornalmente ai danni di “Striscia la Notizia”. Il quotidiano punta il dito sulla mercificazione cui quest’ultima assogetterebbe il corpo delle donne nel momento in cui cercherebbe di fare ascolti facendo sculettare le veline.

Il “maestro” Ricci ha messo in campo un grandioso “finto  Grillo” che, partendo da un’indagine “culologica”, le canta di santa ragione non solo al quotidiano neo-moralista ma anche ad una attempata quanto morigerata Natalia Aspesi. Gustosissimo il momento in cui la Aspesi sostiene che la Repubblica lo fa per poter fare opposizione. Ed il Fatto Quotidiano ne esce con un alone di castità (che dubito possa continuare a mantenere).

Lozzo di Cadore: dunque l’UNESCO ci ha marchiati …

4 Marzo 2011 Criticarium, Politica nostrana blozzando, local-politik, propaganda, unesco

Il sindaco di Lozzo di Cadore si è accorto che l’UNESCO ci “ha marchiati“.

Al di là dell’evidente mancanza di eleganza lessicale nell’uso discorsivo di “siamo stati marchiati“, riferendosi con tali parole al riconoscimento di “patrimonio naturale dell’umanità” che l’UNESCO ha attribuito alle Dolomiti il 26 giugno 2009, egli dimostra, non è la prima volta, di non aver ancora capito un concetto essenziale.

Ammesso che il fatto di essere stati  “marchiati” dall’UNESCO costituisca davvero un vantaggio, il nostro sindaco dovrebbe riuscire a capire che, SEMMAI, tutto ciò dovrebbe essere uno STIMOLO IN PIU’.

Mi sarei aspettato, insomma, un discorso del tipo “visto anche che siamo stati marchiati dall’UNESCO, dobbiamo, A MAGGIOR RAGIONE, impegnarci per avere un paese decoroso ecc.”.

Sembra invece di capire che, nella costruzione mentale dell’amministratore, se un domani l’UNESCO dovesse ripensarci e toglierci la marchiatura … beh, allora potremmo anche accontentarci di un paese-stalla (non nel senso “attiliano” di un paese con una stalla vera con dentro mucche vere, magari colorate di lilla, ma vere).

Maria, Mena, Nina, Neta, Beta, Nani, Toni, Bepi … e, naturalmente, anche Gigi: non è per noi che il sindaco si impegnerà nel decoro urbano, ma per il sig. Unesco!

Compito a casa per il sindaco: scrivere 100 volte “il riconoscimento UNESCO è una opportunità in più” (che bisogna cercare di sfruttare con intelligenza). Scrivere 50 volte “non usare più in pubblico l’espressione l’UNESCO ci ha marchiati, anche se seguito da positivamente“.

Referenze audiobibliografiche:

«Siamo stati “marchiati” dall’Unesco, quindi noi dobbiamo sentire il dovere di presentare il nostro territorio nel modo migliore. (da Gazzettino)

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“siamo stati anche marchiati …”

La registrazione completa può essere ascoltata in Il Min.Cul.Pop dell’amministrazione di Lozzo di Cadore ora anche via etere

Il Min.Cul.Pop dell’amministrazione di Lozzo di Cadore ora anche via etere

3 Marzo 2011 Politica nostrana blozzando, bolcom, Decoro urbano, lavori-pubblici, le-risposte-del-sindaco, propaganda

Il Min.Cul.Pop. in chiave locale (ovviamente il riferimento vale per le sole attività di propaganda, non per la connotazione politica) che fa capo al sindaco di Lozzo di Cadore, oltre a diffondere il proprio Verbo su carta stampata, quotidiani locali da una parte e l’autogestito Bolcom dall’altra, ha avuto recentemente l’opportunità di farlo anche via etere dal pulpito di Radio Cortina.

Con le dovute proporzioni, il Min.Cul.Pop. lozzese sta al BLOZ come Emilio Fido sta a Striscia la Notizia. Mi riferisco al solo aspetto di “fornitura di argomentazioni” di cui poi il popolo/cittadino possa dibattere.

Il tema di questa occasione è il decoro urbano. Il breve appuntamento radiofonico si svolge sul filo di un entusiasmo che la stessa declamazione dei risultati dell’enalotto è in grado di superare. La passione viscerale che anima il nostro amministratore è pari a quella emanata da Zoff nell’imitazione di Neri Marcorè. Ma queste sono constatazioni epidermiche, che nulla hanno a che fare con la sostanza dei discorsi. Che non sono profondi, se proprio bisogna dirlo. Niente di nuovo sotto il sole.

Ma allora, quale sentiero dialettico viene percorso dal Nostro per prodursi nella “gaffe” da me ipotizzata? A parte lo stucchevole commiato di fine collegamento in cui il sindaco si genuflette ai piedi della conduttrice ringraziandola per avergli permesso di approfondire un aspetto essenziale della vita paesana del quale, altrimenti, non avrebbe mai supposto l’esistenza (una email giunta alla radio chiede se non si possa fare in modo di estendere l’orario di apertura serale dei negozi), la trasmissione ha il suo clou quando il sindaco calca il seguente argomento.

Egli sostiene che il miglioramento dei paesi è conseguibile con interventi pubblici, ma anche i privati devono fare la loro parte anche se, ammette, siamo noi a dover dare l’esempio. Tutto ciò è talmente giusto da essere al contempo non solo ovvio ma smaccatamente banale.

A questo proposito, riferendosi ai lavori di decoro urbano e sistemazione stradale che a breve dovrebbero partire, afferma che: “… con questo intervento cerchiamo di dare l’esempio non soltanto alla nostra comunità ma anche a comunità che possono essere … “.  A questo punto la sua voce viene sovrastata da quella della conduttrice che irrompe sulla scena proponendo altre riflessioni e, con ogni probabilità inconsapevolmente, copre per metà l’embrionale delirio del primo cittadino, anche se l’interpretazione non lascia campo a molte ipotesi.

Se, infatti, il sindaco ha già chiarito che intende essere di esempio “non soltanto alla nostra comunità“, è però vero che continua dicendo “ma anche a comunità che possono essere …”; vuoi vedere che il Nostro intende fare scuola alle comunità centro cadorine e fors’anche a tutte le altre sparse dal Comelico alla Valle del Boite?

Voler essere in prima fila non è certo un peccato, anzi. Ma con quali argomentazioni, in questo caso specifico? Con l’avvio perentorio primaverile dei lavori? Con le modalità con cui questi ultimi verranno svolti? Per il fatto che questa volta a svolgere i lavori non saranno ditte vicentine? Qual è l’esempio che io, ipotetica comunità di Domegge, dovrei poter trarre dai lavori che il comune di Lozzo si appresta a mettere in cantiere? Mi chiedo anche: potrà il capo della comunità domeggese, ossia il suo primo cittadino, essere anch’egli illuminato da cotanto esempio?

Che sia, quello di Lozzo di Cadore, il solo caso di interventi pubblici a sostegno della decenza urbana? Che sia l’unico caso di interventi pubblici di sistemazione della rete viaria? NO! No di certo. E allora, dov’è che può nascondersi l’esempio che il nostro sindaco intende dare? C’è qualcuno che me lo fa capire?


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estratto relativo a “cerchiamo di dare l’esempio …”

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“Puntata completa” del 28 febbraio 2011.

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