BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Auto-fellatio: occhiali e dintorni, la ricchezza del Cadore e la lotta ai falsi

2 Settembre 2011 Cadore - Dolomiti, Criticarium blozzando, cronache-relativistiche, della-confutazione, tra-le-righe

Un comunicato stampa della Regione Veneto. Un perverso comunicato.

Ad altro non sono riuscito a pensare. Prorompente, è emersa la figura di Gabriele D’Annunzio affaccendato nella meno nobile delle leggende che sulla sua figura trovano perno. E dire che, con una certa pratica, non occorre neanche metter mano alle costole (come in seguito ampiamente dimostrato).

L’occhialeria del Cadore, la sua inventiva, la sua storia e la lotta a tolleranza zero ai falsi saranno al centro di un incontro con la stampa che si svolgerà domani, venerdì 2 settembre, a Palazzo Balbi di Venezia, sede della Giunta regionale, con inizio alle ore 11,30, per iniziativa dell’ANFA, l’Associazione Nazionale Fabbricanti di Articoli Ottici.

Alla conferenza interverranno il presidente di ANFAO e MIDO (la Mostra Internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia) Cirillo Marcolin, il presidente del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore Vittorio Tabacchi, il presidente di Certottica (l’Istituto Italiano di Certificazione dei prodotti ottici) Floriano Pra con il direttore  generale Luigino Boito, il presidente di Unioncamere Veneto Giuseppe Fedalto e l’assessore alla tutela del consumatore del Veneto Franco Manzato.

Nel corso dell’incontro sarà presentato il volume “Occhiali e dintorni, storie straordinari e di invenzioni rivoluzionarie. Le collezioni del Museo dell’occhiale di Pieve di Cadore”, curato da Alessandra Albarello ed edito da Fabiano Editore. Sarà anche presentata la seconda edizione “Venezia Fashion Night”, manifestazione internazionale dedicata alla moda. Sarà inoltre l’occasione per delineare la concertazione pubblico – privato per una lotta senza quartiere ai falsi e alla contraffazione.

Abolizione delle province? il 96 % della spesa rimarrebbe a carico dei cittadini …

1 Settembre 2011 Criticarium Itaglia autonomia, belluno-autonoma, della-crisi, sviluppo-montagna

Secondo una analisi della CGIA di Mestre, eliminando le province si otterrebbero, rispetto ai 13 milliardi di costi per farle funzionare, solo 509,9 milioni di “risparmi”, essendo i costi della politica ed altri costi variabili limitati al 3,9% dei costi totali. Ad una valutazione dei risparmi 4 volte superiore  (2 miliardi) giunge invece l’Istituto Bruno Leoni (vedere PDF di Giuricin) che, con ogni probabilità, valuta più massicciamente le economie di scala che si paleserebbero nell’ipotesi della loro’abolizione totale.

L’abolizione delle province italiane ipotizzata in questi giorni porterebbe, in realtà, ad un risparmio molto più esiguo di quanto si possa pensare: sugli oltre 13 miliardi che vengono spesi nel nostro Paese, in totale, per tutte le Province, il risparmio sarebbe appena superiore ai 500 milioni, pari appunto al 3,90% del totale. Ciò significa che il 96,1% della spesa complessiva rimarrebbe a carico dei cittadini italiani.

I calcoli sono stati realizzati dalla CGIA di Mestre che ha analizzato le spese delle amministrazioni provinciali per ogni regione ed ha valutato “il peso” del risparmio che deriverebbe dalla soppressione delle province.

“E’ un dato – spiega Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – che non deve stupire: l’abolizione delle amministrazioni provinciali farebbe risparmiare, nel breve periodo, solo le voci di spesa riguardanti i costi della politica, che rappresentano in realtà solo una minima parte: le funzioni, oggi in capo alle Province, e soprattutto i relativi costi di gestione e di personale, andrebbero a gravare sugli altri Enti locali che si accollerebbero le funzioni delle Amministrazioni provinciali ”.

La CGIA spiega che, dall’abolizione delle province delle Regioni a statuto ordinario, deriverebbe un risparmio di 421 milioni di euro; oltre 88, invece, sarebbero i milioni di euro risparmiati se si guardassero i costi delle realtà provinciali che si trovano nelle Regioni a statuto speciale: da queste ultime vanno escluse la Valle D’Aosta, Regione senza province, e il Trentino Alto Adige, le cui province hanno un regime speciale.  Andando ad analizzare, infine, i dati regione per regione, si va da un minimo di 2,11% di risparmio sul totale di spesa per il Friuli Venezia Giulia ( in termini assoluti pari a 10,6 milioni di €), ad un massimo di 8,97% per la Sardegna, con un risparmio di quasi 35 milioni di euro.

Analisi delle spese delle amministrazioni provinciali per regione. Anno 2009 (valori in milioni di euro)
Regioni Risparmio abolizione province (1) Spesa Totale Inc. % su totale spesa




PIEMONTE 32,6 1163 2,8
LOMBARDIA 61,4 1906,9 3,22
LIGURIA 15,7 477,7 3,3
VENETO 32,4 928,8 3,49
FRIULI VENEZIA GIULIA 10,6 502,7 2,11
EMILIA ROMAGNA 26,8 1173,5 2,29
TOSCANA 44 1130,2 3,89
UMBRIA 9 220,2 4,11
MARCHE 19,4 448,7 4,32
LAZIO 49,3 948,9 5,2
ABRUZZO 18,3 268,3 6,84
MOLISE 3,9 75,5 5,2
CAMPANIA 35,9 1029,4 3,48
PUGLIA 29,6 601,9 4,92
BASILICATA 8,6 253,4 3,38
CALABRIA 34 647,2 5,25
SICILIA 43,4 904,4 4,79
SARDEGNA 34,9 389,4 8,97




RSO 421 11273,3 3,73
RSS* 88,9 1796,4 4,95




ITALIA* 509,9 13069,7 3,9
       
*Escluse Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige

(1) Sono state considerate le voci di spesa direttamente imputabili ai costi della politica e ai costi intermedi contraibili nel breve termine. Non sono state considerate eventuali riduzioni di spesa derivanti da economie di scala che potrebbero svilupparsi nel lungo periodo.
Elaborazione CGIA di Mestre su dati ISTAT

Palazzo Pellegrini: il lamentoso trasloco del GAL

1 Settembre 2011 Botanico Palazzo, Palazzo Pellegrini, Soldi: dove finiscono? finalmente

La sistemazione di Palazzo Pellegrini (costo nominale 900.000 €), lo sappiamo dal mio articolo Palazzo Pellegrini: per evitarne l’abuso lo si tiene chiuso, è uno dei 15 progetti (costo totale 20.942.000 €) che la Regione Veneto ha finanziato pescando i soldi da un “accordo quadro tra Stato e Regione in materia di sviluppo locale bla bla bla (vedi dettaglio al documento pdf messo a disposizione dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo). Accordo risalente al novembre del 2007.

A quattro anni di distanza, dunque, la Regione Veneto sarà contenta di sapere che il GAL ha iniziato il lamentoso trasloco dalla sede di Cima Gogna a quella di Lozzo, occupando una parte delle stanze della Moschea Pellegrini. Moschea non ovviamente in relazione al luogo di culto, ma al pingue finanziamento – inferiore certo a molti altri ricompresi nell’accordo – ma che comunque non si riesce a giustificare guardando la realtà dell’infimo risultato (non solo in termini architettonici) posto sotto il cielo lozzese.

Dal lamentoso trasloco del GAL i lozzesi dovrebbero però trarre alcuni vantaggi. Non solo la moschea – cattedrale nel deserto si animerà, ma contiamo sulla benevolenza dell’ente per poter riscaldare anche altri locali, ad altro scopo deputati.

E con ciò credo che uno dei propositi del progetto sia stato onorato. Si chiariva infatti, nella declaratoria che illustrava le ragioni ultime del progettando sforzo, che il Palazzo Pellegrini avrebbe dovuto:

contenere un’unità progettuale d’area a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni locali che da un lato sia da stimolo nel raccogliere idee, nel guidare processi decisionali che si sostanzino nella realizzazione di parco-progetti volti allo sviluppo dell’economia e della società attraverso politiche mirate alla valorizzazione del turismo sostenibile e dall’altro si rapporti con realtà quali il G.A.L. per la gestione di progetti comunitari ed altre opportunità previste da leggi nazionali o regionali. Tale unità progettuale d’area sarà messa anche a disposizione dei soggetti collettivi, delle aggregazioni tra operatori privati o pubblico-privati anche per realizzare momenti di analisi – aggregazione – realizzazione progetti di sviluppo dell’accoglienza locale;

Chi vorrà leggere con attenzione quanto sopra si accorgerà ben presto dell’acuta astuzia con cui gli amministratori siano riusciti a prendere due piccioni con una fava. Lì, dove si auspicava che l’unità progettuale d’area avrebbe dovuto rapportarsi con realtà quali il GAL.

Il massimo che si poteva ottenere era porre un think tank come il GAL in … diretta comunicazione con se stesso. Un capolavoro dai contorni quasi divini.

Foto: Flickr (Alberto Ziveri)

Bottacin: le province di montagna devono essere salvate

1 Settembre 2011 Autonomia autonomia, belluno-autonoma, fanta-belluno, montagna-in-crisi, veneto-stato

Vero, ma ostico da far credere a chiunque, non solo fra i politici.

Se vivi in montagna te ne rendi conto subito che senza un cuscinetto intermedio tra il tuo pollaio aggrappato ai monti e la lontana Regione, la vita delle gallinelle è votata prima al sacrificio e poi alla estinzione. Se, poi, la regione è di tipo “lagunare”, com’è il Veneto, e le teste pensanti hanno lo sciabordio delle acque come sottofondo, al posto del muggito del vento fra le fronde dei larici, le ragioni dello sconforto all’ipotesi della cancellazione della provincia di Belluno sono ancora più profonde.

Tutte le vie per raggiungere l’Autonomia devono godere della massima attenzione. Sono sempre più convinto che la via maestra per sganciarci dal giogo dello Stato italiano è la autodeterminazione dei popoli (e in ciò do fede a quanto propugnato da Veneto Stato per l’indipendenza del Veneto). La provincia la possono anche cancellare, non è un problema. Ma se questo “popolo” che si configura e coagula in quella che attualmente è ancora la Provincia di Belluno vuole conquistare la propria Autonomia, non deve fare altro che “dichiararlo al mondo” (attraverso le istituzioni territoriali che lo rappresenta) e pretendere che si faccia un referendum con monitoraggio internazionale e con esso sancire la propria Autonomia.

Bisogna mettersi in testa che la Provincia di Belluno non rappresenta l’ultimo dei problemi per lo Stato italiano, per esso la nostra provincia non è, e non sarà. E non sarebbe un grande problema, se non ci fosse ancora della gente che la Provincia di Belluno la abita e che, “nel e con” il territorio che essa rappresenta, vuole continuare a vivere.

31-08-11
MANOVRA BIS: PROVINCE MONTAGNA, SI SALVINO ALMENO LE NOSTRE

(ASCA) – Calalzo di Cadore (BL), 31 ago – ”Sottoporremo ai rispettivi presidenti delle Regioni e al Ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, un documento che conterra’ le nostre preoccupazioni e le proposte alla luce della manovra varata dal Governo”. Questo, in sintesi, quanto emerso dalla riunione della Confederazione delle Province Alpine (territori transfrontalieri interamente montani) che si e’ tenuta oggi a Calalzo, con la partecipazione dei tre presidenti delle Province di Belluno, Gianpaolo Bottacin, Sondrio, Massimo Sertori, e del Verbano-Cusio-Ossola, Massimo Nobili.

”Il nostro intento e’ farci sentire a livello nazionale – ha commentato Bottacin -. Questa partita deve essere giocata insieme: Le Province hanno un ruolo che viene riconosciuto (anche dalle categorie economiche) come debole: questo principio puo’ valere nelle aree metropolitane, ma non certo in montagna, e le rappresentanze di quelle stesse categorie nei nostri territori lo hanno ben capito”.

i ‘bastardi’ sono anche incompetenti imbecilli

1 Settembre 2011 Criticarium Itaglia bastardos, della-crisi, verso-il-default

I bastardi (per una più profonda comprensione dell’epiteto vedi qui) sono pagati dallo Stato per sodomizzare la popolazione. La popolazione è sodomizzata dai bastardi di Stato. Ci sono altre verità con cui confrontarsi di questi tempi? Lettera viola sostiene (anche per rendere più frizzante l’iniziativa Piazza Pulita del 10 e 11 settembre a Roma) che allo Stato inizino a friggere le palle e che si stia manifestando la paura della scintilla. Scintilla che può portare al rogo e alla devastazione … della Casta, naturalmente.

Be’, il clima non è proprio dei migliori, anche in ragione della legittimo timore del crollo (default) dello Stato che, essendo di merda, non è strutturalmente stabile già di suo.

Da Mente Critica:

Prima la patrimoniale per tutti, poi quella ad personam, poi niente patrimoniale. Dentro pensioni, fuori iva e contributo di solidarietà, poi dentro l’iva e i contributi di solidarietà, ma solo per gli statali, non si sa per le le pensioni, poi di nuovo fuori le pensioni e dentro i contributi di solidarietà e l’iva. […]

Che cosa ci vuole ancora per capire che abbiamo a che fare con degli incompetenti figli di puttana assolutamente incapaci di amministrare un condominio con una sola scala e senza garage? […]

Sono certo che quando ci ritroveremo a lavare i vetri delle  macchine agli incroci di Pechino, ci dispiacerà di non aver saputo capire che giorno fosse oggi.

 

che all’italiano piaccia davvero il telemarketing?

1 Settembre 2011 Criticarium cronache-relativistiche, il-disinformatico

Se non vuoi più ricevere a casa le valanghe di proposte di telemarketing da un po’ di tempo in voga devi, necessariamente, una volta per tutte, iscriverti al Registro Pubblico delle Opposizioni.

Che all’italiano piaccia il telemarketing? Solo 600.000 sui 20 milioni di abbonati si sono infatti iscritti al Registro. Forse, più semplicemente, l’italiano non lo sa.

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