BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Vespa, il letamaio ‘talian’ e la gemma autonomista dell’Alto Adige

15 Gennaio 2014 Autonomia autonomia, belluno-autonoma, della-confutazione, itaglia, italianizzando, trentino-alto-adige

Il vespone nazionale ha teso una bella trappolona al neo presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher. Spagnolli, sindaco di Bolzano, arriva a dire che Durnwalder non sarebbe mai andato da Vespa. Io penso che se Durni ci fosse andato, se lo sarebbe mangiato col cucchiaino, come fosse uno yogurt (il presidente uscente ha un temperamento sanguigno e combattivo). Vespa sarebbe evaporato o avrebbe iniziato a balbettare qualcosa in cirillico.

Kompatscher ha invece optato per una elegante e compassata replica, probabilmente cosciente di avere una platea in ascolto di taliane belanti, cioè scimmie antropomorfe in grado di guardare la tv e, soprattutto, di sciropparsi un programma come “Porta a porta”, quindi sostanzialmente incapaci di ragionare su dati e fatti, incapaci di approfondire questioni complesse. Conseguentemente la sua difesa, perché di un attacco si è trattato, non è apparsa tonica e vibrante – come poteva essere – bensì  docile se non addirittura sottomessa.

No problem: l’Alto Adige ed il defilato (per questa volta) Trentino hanno scoperto in diretta che i taliane non ci stanno a prendere esempio dalle autonomie che basano il proprio futuro sul pilastro del federalismo “compiuto”, ai taliane non interessa capire e duplicare i meccanismi che un vasto territorio ha implementato e sta gestendo con indubbio e smaccato successo. Altrimenti che taliane sarebbero!!

L’Italia è un letamaio. Vespa è un italiano dentro e fuori. Io sono italiano fuori, per avversità anagrafiche, ma certamente non mi sento italiano dentro. Sono un Ladino delle Dolomiti e con l’Italia non vorrei avere niente a che fare. Tutto ciò per dire che se devo stare con qualcuno non sto di certo con Vespa e con questo studiato attacco talian alle Autonomie di Bolzano e Trento, rare forme di vita intelligente che stanno a dimostrare che, con fatica, in montagna si può vivere solo autogovernandosi.

Quanto ai bellunesi, mi è parso che finora – ed è di per sé una notizia sensazionale, visto il comportamento letargico finora adottato – solo il presidente dei confindustri di Belluno, Cappellaro, si sia espresso in chiaro e aperto sostegno a quanto ragionevolmente sostenuto da Arno Kompatscher (davvero!! all’inizio non ci volevo credere ma, forse, sta prendendo forma il detto belumat “la gnen, la gnen do la gata dal cuert…”).

Segnalo, perché ne condivido l’impostazione, questo articolo su Salto:

“Trento e Bolzano guardano il resto dell’Italia dall’alto al basso, elargendo ai loro cittadini con generosità servizi che non sono oggi più sostenibili”. La puntata di ieri di Porta a Porta, il più popolare talk show politico della Rai, ha fatto ben pochi sforzi per promuovere il dibattito. Il messaggio doveva essere forte e chiaro e ci ha pensato il conduttore a sintetizzarlo in chiusura di trasmissione per tagliare la testa al toro: “l’Italia non si può più permettere uno stato sociale avanzatissimo al nord ed un sud che arranca, quindi stop ai privilegi”. Quindi? Lapidaria la sentenza emessa nel salotto televisivo: “basta autonomia speciali che ormai non hanno più di ragione d’essere”.

E le minoranze linguistiche, le regioni transfrontaliere, l’agricoltura e il turismo di montagna? Niente da fare, nel corso del programma non c’è stato il tempo per simili facezie.
Per la verità il talk show ha avuto un decorso paradossale, visto che aveva preso il via con un approfondimento dedicato agli sprechi legati agli affitti della politica romana passando quindi ad illustrare una recente indagine di Uil sull’incredibile numero degli italiani che vivono oggi di politica (più di 1 milione).  Ma ben presto la trasmissione, utilizzando il titolo/cartello “Il presidente della provincia di Bolzano guadagna più di Obama” (sul quale non si è minimamente dibattuto), ha coinvolto i due estremi del paese – Alto Adige e Sicilia – per indicarli come esempi di spreco. […]

tutto sul black out a Vodo di Cadore (da Cice e Laura, al Bar Commercio)

15 Gennaio 2014 Botanico Palazzo, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, della-confutazione, politiche-cadorine, provincial-politik, scripta-manent, sindakos

E’ stato più forte di me. Dalle 6.40 di oggi … tutti i sindaci … tramite stampa locale (qui supplemento) … erano già informati sui dettagli del black out accorso ieri a Vodo di Cadore (uno in particolare: quello di … ehm … mumble, mumble … ).

estratto dalla prima pagina del Corriere delle Alpi del 15 gennaio 2014

quando un video è virale (con digressione su quello del Bar Commercio di Lozzo di Cadore)

14 Gennaio 2014 Botanico Palazzo, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, della-confutazione, politiche-cadorine, provincial-politik, scripta-manent, sindakos

C’è poco da fare, quando un video è virale … è virale. Complice la frizzante simpatia “2.0” del tipo che smanetta, un soggetto indovinato e coinvolgente, un agile quanto brioso scambio di battute, il video di Zero “freelance sì, #coglioneNO” è schizzato in due giornate a 220.000 visualizzazioni. Ieri sera, quando ho postato l’articolo che lo segnalava, le visualizzazioni erano 48.000: due ore dopo erano già arrivate a 62.000 ed ora sono, quasi alle 15 del giorno dopo, per l’appunto, 220.000.

Cosa vagamente simile (molto vagamente 🙂 ) è successa al video relativo al Bar Commercio di Lozzo di Cadore (realizzato da Nelio Grandelis) che avevo già lincato nell’articolo post black out in Cadore: ‘Per fortuna c’era la stampa locale a tenerci informati …’. Il video ci stava tutto in funzione del fatto che il borgomastro ci aveva deliziato di una nuova e scoppiettante barzelletta secondo la quale lui si sarebbe tenuto informato, di quanto stava succedendo nelle drammatiche ore del cosiddetto black out di Natale, attraverso la stampa locale (notoriamente distribuita al Bar Commercio; giuro, tutto nero su bianco, non mi invento niente, non ho iniziato a bere ecc. ecc. … leggere per credere).

Dunque, il video in questione è stato pubblicato da Nelio il 13 dicembre 2012 e, prima di postare l’articolo, ho scrinsciottato la schermata con le visualizzazioni raggiunte in quel momento: 712 (e naturalmente ferme da tempo su tale valore). Dalla pubblicazione dell’articolo le visualizzazioni sono giunte oggi a 773. Segno che 61 internauti (noi ci accontentiamo dei nostri 25 lettori di manzoniana memoria), suppongo locali, hanno sentito il bisogno di cliccare sul video (l’articolo è stato invece visualizzato finora 217 volte).

L’avranno fatto per generale curiosità, per la calda atmosfera e la rilassata disponibilità di Cice, oppure nell’ingenua speranza di essere partecipi “in diretta” di quella scoppiettante barzelletta, o magari spinti dalle indubbie grazie delle due testimonial femminili delle quali quel furbastro di Nelio si è avvalso (una bruna e l’altra bionda) e che ha poi fatto in maniera che apparissero nella “immagine di copertina” del video?

Mah, chi lo sa?

http://youtu.be/cA_goyTWgnc

 

freelance si, #coglioneNO

13 Gennaio 2014 Curiosando curiosando

Campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi (qui altri dettagli). In ragione del fatto che sulla carta d’identità c’ho scritto “grafico creativo”. Quando la rinnovai, io ci misi il grafico, Rubelia il creativo (non l’ho mai ringraziata abbastanza). Comunque, questo dell’idraulico è un video veramente virale.

Lozzo di Cadore e quelli del 65%

13 Gennaio 2014 Botanico Palazzo, Digo la mea cronache-lozzesi, della-confutazione, meditazioni

(premessa: i numeri giusti sono (mi sembra di ricordare) 67% e 33%, ma qui faccio uso e riferimento a 65% e 35%, ma potrebbe essere 70% e 30%, il ragionamento che segue cambierebbe di poco: metteteci voi i numeri che vi paiono più consoni).

Dedicato, con tutto l’amore del caso, a quelli del 65%, secondo i quali una volta espresso il voto il votante dovrebbe tornarsene a cuccia, acciambellarsi, e aspettare così l’arrivo della tornata successiva. Tipo: “Ma che cazzo dici tu, che Yoghi e Bubu hanno avuto il 65%!” (ma ci sono commenti anche più naif).

Quando, quasi 5 anni fa, la minoranza di Per la Gente di Lozzo riuscì ad ottenere il 35% dei voti, io dissi a quel gruppo (parlandone con il candidato sindaco) che, da quel momento, avrebbero avuto dinanzi 5 anni nei quali cercare di convincere della bontà delle proprie idee una persona e mezza su 10. E con ciò le elezioni successive si sarebbero potute giocare ad armi pari. Possibile? Certo, dissi.

Infatti, rapportando tutto a 10, le persone che avevano dato il proprio voto a Per la Gente di Lozzo erano 3,5. Convincendo una persona e mezza (almeno) a riorientare la propria decisione di voto sarebbero arrivati oggi, tra qualche mese, a contendere alla pari (nel caso di due liste) l’entrata a Palazzo Venzo, altrimenti conosciuto, qui sul BLOZ, come il Botanico Palazzo (perché Venzo fu farmacista ma anche botanico). Quando sei sul 50/50, basta una manciata di voti per farti vincere (o per farti perdere).

E se quel manipolo di esagitati e raccogliticci lozzesi, messosi assieme in poco più di un mese e mezzo, giovani, inesperti e scoordinati, era riuscito a raccogliere e convogliare così tanti consensi opposti a quella che appariva una corazzata extragalattica, con 5 anni di amministrazione alle spalle nella stanza dei bottoncini e tutte quelle lingue così rosse e spesse da leccaggio preelettorale, be’, c’era di che andar fieri di quel primo risultato.

Dirò di più.

Mi avessero ascoltato, avessero evitato di presentarsi con il simbolo di partito, avrebbero raccolto ancor più consensi. Io feci una stima approssimativa che giungeva al 42-45%, e tutt’oggi sono convinto che quel risultato era a portata di mano. Sia chiaro che quell’ipotetico 45% non sarebbe stato tanto un merito della nuova compagine scesa in campo, quanto un demerito – e che demerito – di quella riproponentesi, Lozzo Fifa. Ma bando alle ipotesi.

Insomma, è al punto d’equilibrio che bisogna guardare: chi ha vinto non ha vinto col 65%, ha vinto col 15%; e chi ha perso non ha perso col 35%, ha perso col 15%.

Dopo tutto questo bla-bla (14 minuti d’orologio con ricerca immagine compresa) devo ritirarmi in meditazione per capire cosa fare da grande: “Caro Danilo quasi 5 anni di bla-bla e tante foto, e ora da grande cosa vuoi fare?”

(ci tengo, io, al parere degli esperti. Per favore, astenersi da “perché non lo fai tu il sindaco?”; non fiori ma opere di pene)

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(foto: focus.it)

Centro Cadore – Comelico – Val Boite: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 (preso come anno base)

12 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadore-diff-2000-2012, cadore-ft-2000-2012, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Dopo l’analisi relativa alle differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 del Cadore Turistico ecco quella comprendente anche Cortina d’Ampezzo, riferentesi quindi alla totalità dei comuni costituenti il comprensorio Centro Cadore, Comelico (Sappada), Val Boite. Va ricordato che le presenze di Cortina (1.026.547 nel 2012) pesano per un buon 53% sul totale di quelle espresse dall’intero comprensorio (1.925.628). Il declino delle presenze risulta attenuato rispetto al Cadore Turistico, -24,3% rispetto al -33,6% per quelle totali, -32,7% rispetto al -40,8% per quelle italiane,  ma il trend è sostanzialmente sovrapponibile.

Centro Cadore - Comelico - Val Boite: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 (preso come anno base)

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