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presenze turistiche a Calalzo di Cadore: ‘i dati ci davano ragione e certificavano il nostro impegno’

28 Marzo 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadoriadi, dati-provincia-belluno, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Non solo a Domegge ci fu un gaio salto delle presenze turistiche, anche a Calalzo ci fu, nel 2011, un bel 11,1%. Ma anche a Calalzo al salto benaugurante è poi seguito un rimbalzo “tecnico” l’anno successivo (2012), un -3,6%, ulteriormente appesantitosi l’anno scorso (2013) con un sonoro tonfo del -12,3%.

A giugno del 2012 il sindaco di Calalzo aveva provveduto a farsi i complimenti (grassetto mio):

“In un momento di crisi, dobbiamo puntare a incrementare l’offerta ai turisti rimboccandoci e le maniche ed elaborando nuove opportunità anche a costo zero. I numeri degli arrivi e delle presenze a Calalzo ci danno ragione e certificano il nostro impegno: secondo le statistiche della Regione nel 2011, per la prima volta dopo diversi anni, abbiamo registrato un +11.3% nei pernottamenti, dato che in questo periodo possiamo considerare più che positivo”.

[…] Secondo De Carlo, a questo aumento degli arrivi turistici ha contribuito l’impegno degli operatori dell’ospitalità, delle associazioni, dei privati e anche dell’amministrazione comunale. “Penso – dice il sindaco – al cartellone di eventi realizzato un anno fa, con picchi come Cicchettiamo estivo ed autunnale che ha raccolto in totale circa 2.000 persone. […] L’esperienza di ‘A spasso con il sindaco’, sperimentata un anno fa, sarà replicata per tutte le prossime domeniche di luglio ed agosto: abbiamo scelto comunque di darci da fare per chi sceglie di fermarsi a Calalzo e vuole scoprirne angoli suggestivi com’è Rizzios, convinti come siamo che l’asticella delle cose da fare vada alzata costantemente”.

De Carlo ricorda anche che “come amministrazione abbiamo lavorato ad opere pubbliche come il Parco Re del Belgio, pensato proprio come punto strategico per lo sviluppo del territorio in chiave turistica, e ad una costante manutenzione ambientale per offrire a chi ci visita un luogo sempre all’altezza. […]”.

Come per Domegge mi chiedo: se, come ricordava il sindaco di Calalzo, i numeri del 2011 (+11,1%) “certificano il nostro impegno“, quelli del 2013 (quel meno 12,3%) certificherebbero ora il non-impegno o disimpegno dell’amministrazione calaltina ?

Ancora: è svanito anche l’impegno degli operatori dell’ospitalità e dei privati (oltre che dell’amministrazione comunale)? Nienti picchi al Cicchettiamo? L’esperienza ‘A spasso con il sindaco’ s’è ammosciata? L’asticella, andava messa più in alto? L’opera pubblica Parco Re del Belgio … tira minga? La manutenzione ambientale non è stata all’altezza?

Prendendo ancora spunto dalle considerazioni già scritte su Domegge: è un attimo salire sull’altare, è un attimo cadere nella polvere. E comunque, peccato che quest’anno non ci sia un quotidiano cantore della caduta calaltina (con dettagliata analisi sindacale delle cause). Resta quindi confermato che, rispetto al 2000, la perdita di presenze per Calalzo si è inchiodata al -49,5% (e senza il contributo di Attila e gli Unni, Hitler e le SS, l’invasione delle locuste o altre piaghe bibliche). Che dire ancora: forse solo che “i dati ci davano ragione e certificavano il nostro impegno“.

Presenze dal 2000 al 2013 anno per anno; differenze anno su anno; differenze %di ogni anno dal 2000 preso come anno base - Calalzo di Cadore

Province: nulla si crea, nulla si distrugge (tutto si trasforma)

28 Marzo 2014 Autonomia abolizione-province, belluno-autonoma, quelli-del-PD

Dico, non è che ci vuole tanto sale in zucca per capirlo, ma a beneficio di quelli che non hanno tanto tempo per informarsi o che vivono di striscio certi problemi, vale la pena chiarire che il provvedimento Delrio di cui tanto si vanta Renzi è una vaccata (lo fa intendere, con altre parole, D’Attorre del Pd). Fassina poi  – che rispetto alla franchezza di D’Attorre innesta il politichese – docilmente conferma che il provvedimento doveva passare per forza: “sebbene è un provvedimento che ha una portata limitata, non approvarlo vorrebbe dare un segnale negativo che si torna indietro”. A parte l’italiano approssimativo, viene confermato che tutto l’ambaradan è stato confezionato per avere un capro espiatorio da presentare al popolino. Alla faccia delle “tradizioni democratiche”.

Fermo restando che per noi le province devono restare e tornare al voto oltre ad essere potenziate nelle funzioni e nelle risorse mentre quelle montane devono potersi gestire in completa autonomia.

 

il lago Centro Cadore è ora balneabile (ah, se ci fosse il MultiPhysics Lab)

28 Marzo 2014 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana, Turismo e dintorni comunità-montana, lago-centro-cadore, local-politik, montagna-in-crisi, multiphysicslab, sviluppo-montagna, tra-le-righe, turismo-cadorino

Era il 26 marzo del lontano 2011 e si parlava di navigazione elettrica del lago Centro Cadore. La cosa era nata da una dichiarazione – del tutto inutile – di Da Forno allora responsabile del MultiPhysics Lab di Vallesella di Cadore:

[…] E poi, secondo Da Forno, vi sono molte altre applicazioni interessanti su cui potersi provare. «Ad esempio a Vigo – ricorda – c’è un noleggio di moto elettriche da cross, silenziosissime, della società svizzera Quantya; una bella attrazione turistica perché consente, ad esempio, di raggiungere un rifugio nel silenzio quasi assoluto pur essendo in moto. Perché non puntare allora sulla navigazione elettrica nel lago di Centro Cadore? Potrebbe essere una bellissima iniziativa turistica».

alla quale rispondevo che già allo stato, senza bisogno dell’LHC o di altre diavolerie che, pareva di capire, il MultiPhysics Lab era ansioso di sperimentare, la navigazione elettrica era a portata di mano:

ad oggi non vi è alcun ostacolo a mettere in acqua barche a propulsione elettrica; se non lo era nel settembre del 2000 sul piccolo lago Weissensee (Carinzia) a cui si riferiscono le foto che riporto qui sotto (l’ultima delle quali è ripresa proprio da una “barchetta elettrica”), non vedo quali problemi ci possano essere oggi se non la voglia di farlo (c’è qualche attore che ha voglia di provare?);

Oggi, che il lago di Centro Cadore è stato etichettato come ufficialmente balneabile, è un peccato non avere sulle sponde del medesimo il laboratorio pronto per lo studio della curvatura dell’elica più appropriata per la navigazione lacustre in acque con temperature medie oscillanti tra 4 e 12 °C. Vi ricordate quello che aveva detto Svaluto Ferro?

Però c’è una perla, che dobbiamo a Svaluto Ferro, presidente della Comunità Montana:

«Non appena i periti avranno esaurito il loro compito», aggiunge Svaluto Ferro, «se esisteranno le condizioni di sicurezza necessaria, non ci saranno più problemi per la riapertura dei laboratori di ricerca».

Che fosse una fotonica balla spaziale non c’erano dubbi per nessuno, tranne (forse) per l’emittente che nel frattempo si è dato all’ipp oops alla rivoluzione pirotecnica. In effetti ci pensò direttamente Da Forno a smentire il cantastorie comunitario montano chiarendo che “ciao, se vedemo a Segrate …”.

Ciò non toglie che una qualche forma di collaborazione si possa comunque mettere in piedi tra Cadore e Segrate per sperimentare un e-Cat da utilizzare come fonte energetica ecosostenibile per la propulsione di natanti in acque lacustri paradolomitiche (e non) o per risolvere definitivamente quel fottuto problema di cavitazione delle eliche (che ci svela ai sonar). Sempre che la partitina a sudoku di “quelli dell’unione montana” sia terminata…

foto Weissensee settembre 2000 - (04)

Cortina 2019: niente colate di cemento ma fiori e opere di bene

27 Marzo 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadoriadi, della-confutazione, scripta-manent, sviluppo-montagna, turismo-cadorino

Stendiamo un velo pietoso, pietosissimo, sugli artefatti legati alle passate candidature di Cortina d’Ampezzo ai mondiali di sci alpino (per i nostalgici qui, quo e qua). E guardiamo avanti prestando attenzione a ciò che dice Enrico Valle, presidente del comitato promotore Cortina 2019 (grassetto mio).

“Due sono i punti di forza della nostra candidatura” aggiunge Valle: “Un Mondiale verde, basato sul trasporto pubblico gratuito e sull’ecosostenibilità degli interventi. Niente colate di cemento o cattedrali nel deserto” assicura “ma interventi su piste e strutture sportive che rimarranno come eredità nel futuro“.

Il trasporto pubblico gratuito (se hai il biglietto di gara) non è mica un punto di forza come sostenuto: è che se Cortina diventa sede dei mondiali e lasci che la genti arrivi con la propria auto, la conca diventa una cassa da morto (quindi è un punto di debolezza, una necessità per evitare che la cittadella soffochi). Del resto è giusto fare di necessità virtù. Ma la più bella è quella di “Niente colate di cemento ma interventi su piste e strutture sportive che rimarranno come eredità nel futuro“.

E chi è che chiami a farli ‘sti interventi “non cementiferi”, “ecosostenibili” e che rimangano anche “in eredità”? Il Mago Otelma? un emulo di Houdini? Silvan? Facciamo i piloni delle 5 Torri “ologrammatici”? Avanti col grafene, è miracoloso! Per essere sicuri che restino “eredità nel futuro” consiglio l’uso del plutonio: dà garanzie che neanche ve le immaginate!

“Questi documenti” […] dimostrano […] anche un altro aspetto molto importante per la Federazione internazionale, ovvero il progetto di una Comunità che non si siede sugli allori ma ravvisa nei Mondiali un’occasione per crescere. Sportivamente e culturalmente. Per questo la candidatura di Cortina è tanto forte” ha concluso. “Per questo è il momento di crederci fino in fondo”.

Ricordiamoci di far avere a nonna Abelarda, una delle giurate che il prossimo giugno saranno chiamate a votare le candidature ai mondiali del 2019, che già crede ciecamente di suo “nell’occasione per crescere sportivamente e culturalmente” che Cortina giammai si lascerà sfuggire, una scatola di baci perugina avvolti in soavi pensierini a tema “la decrescita felice”.

Ma soprattutto sia chiaro, e deve essere veramente molto chiaro, che la nostra Comunità “non si siede sugli allori”. In effetti dal 2000 Cortina d’Ampezzo ha perso “solo” il 13,9% delle presenze totali; ha perso una presenza italiana su quattro (-24,5%) ma ha acquisito il 38% di presenze straniere (va detto che dal lato degli arrivi la cosa procede più positivamente: +3,8% sul 2012).

Mica ci si è seduti sugli allori, caspita. 

(resta il fatto che oggi, se vuori ridere, oltre ai canali tradizionali puoi sempre dare un’occhiata ai lanci delle agenzie …)

Cortina d'Ampezzo: presenze dal 2000 al 2013 anno per anno; differenze anno su anno; differenze % di ogni singolo anno dal 2000 preso come anno base

 

via le Province: così si sottrae la politica di prossimità al controllo popolare

27 Marzo 2014 Autonomia abolizione-province, belluno-autonoma, quelli-del-PD, renzie

Corre l’obbligo di riportare la nota dell’UPI pubblicata prima della discussione del decreto Delrio che è passato ieri al senato con il voto di fiducia. Il PD, partito in decomposisione, ha prodotto un cadavere che come tale puzzerà ma soprattutto ammorberà ulteriormente la vita democratica della repubblica bananiera. Troveremo il modo di ringraziare con calore anche gli esponenti bellunesi del PD, anch’essi in decomposizione.

Lo scopo era fin dall’inizio sottrarre la politica di prossimità al controllo popolare. Perché quella che si faceva a livello provinciale era la vera politica di prossimità, certamente monca e quindi da sviluppare con ulteriori competenze e risorse da attribuire alle Province, semmai, non certamente da eliminare facendola gestire da nominati.

Quella dei comuni, anche se negli anni potremmo assistere a qualche fusione (lasciamo perdere la vaccata delle “unioni”), è poco più della politica del tombino: se non vi è “regia” a livello provinciale legittimata dal voto popolare, e in montagna ciò è vero al 100%, lo sviluppo del territorio e della sua gente sarà sempre ostaggio di forze che l’azione popolare non sarà mai più in grado di condizionare.

Province, Saitta “Accorpare le Province e gli uffici periferici dello Stato sarebbe stata la scelta per risparmiare”

“E’ mancato il coraggio per una vera riforma”

“La vera riforma era quella che prevedeva l’accorpamento delle Province piccole e degli uffici periferici dello  Stato, con un vero dimezzamento e risparmi concreti. Ma non si è avuta né la forza politica né il coraggio per opporsi alle alte burocrazie dello Stato, e si è scelto di accontentarsi di una piccola riforma, banale, confusa, superficiale, che non produce risparmi ma anzi porta all’aumento della spesa pubblica.

Una riforma antieruopea, del tutto in controtendenza con quanto accade nel resto dei Paesi Ue”. Lo dichiara il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, sottolineando come “questo Disegno di Legge che si sta approvando in Senato, non solo non abolisce le Province e non produce risparmi, come ha chiarito la Corte dei Conti, ma crea una grandissima confusione tra chi dovrà assicurare ai cittadini i servizi essenziali.

Nella fase transitoria sarà un disastro, perché non ci sono norme  chiare per accompagnare una rivoluzione così pesante che avrà ripercussioni immediate sui cittadini. E gli effetti si vedranno da subito, anche perché i servizi sono già a rischio,  a causa del furore abolizionista contro le Province che ha giustificato in questi anni tagli drammatici alle risorse necessarie per garantirli.

Questo Disegno di Legge poi– sottolinea Saitta – è una scelta del tutto opposta al  modello di governo dei territori degli altri paesi Ue:

  • in Germania, le Province sono 400, 16 le regioni e oltre 12 mila comuni  e a non esistere non sono gli amministratori eletti dai cittadini ma i prefetti nominati dal Governo;
  • in Francia le Province sono 100, e amministrano insieme a 26 Regioni e 36 mila comuni;
  • in Spagna ci sono 17 Regioni, 50 Province e 8.000 Comuni.

Per non parlare delle Città metropolitane, che in Italia sono almeno 10, più almeno le 5 che certamente nasceranno nelle regioni a Statuto Speciale, contro meno di 20 in tutta Europa, 2 in Francia, 2 in Germania, 2 in Spagna.   Noi invece, pur di non fare le riforme vere, quelle che avrebbero scontentato gli alti burocrati dello Stato, abbiamo scelto di propinare ai cittadini una riforma banale, intervenendo sull’1,27% della spesa pubblica, che è quella delle Province, pur di non toccare il 60% della spesa pubblica, quella dell’amministrazione centrale”.
(25-03-2014)

la Chiesa veneta boccia la secessione (ma approva lo sciopero fiscale)

27 Marzo 2014 Indipendenza del Veneto, Perché secedere indipendenza, perche-secedere, regione-veneto, residuo-fiscale, sciopero-fiscale

Quando la chiesa è maiuscolata – Chiesa – è lecito pensare che ci si riferisca a un qualche pollo ai vertici, dato che la Chiesa è un’organizzazione gerarchica verticistica (peraltro misogina) tendente alla perdizione oops alla perfezione (mi sto riferendo al Gazzettino di oggi che scrive per l’appunto “La Chiesa veneta boccia la secessione“). Poi ci sono i polli ruspanti, i preti di campagna, che normalmente fanno da catena di trasmissione dei polli ai vertici.

Ieri mi è capitato di citare questo aforisma: “Sapete perché i generali sono così imbecilli? Perché li scelgono fra i colonnelli”. A un buon intenditor bastano poche parole.

Difficile aspettarsi che la gerarchia cattolicoide di casa nostra guardi con generosa soddisfazione alla secessione. Dopo duemila anni ‘sti qua hanno ancora paura della patonza, come già osservato. Non sono e non saranno mai pasta da “Cuor di Leone”. Torniamo quindi alla truppa, anche questa già segnalata – perché è anche lì che bisogna guardare (se volete potete seguire il link sottostante, c’è anche il video di don Marino):

Zaia, lo sciopero fiscale e don Marino (prete … gandhiano)

 

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