BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

quadrilogia blozziana (1): mi dispiace, ma io so io …

16 Febbraio 2014 Botanico Palazzo, Politica nostrana blozzando, cadoriadi, cronache-lozzesi, della-confutazione, sindakos

Dopo il tedioso ronzio del moscone calaltino, ecco giungere (te pareva) quello lagnoso di @y che mi tira per la giacca sulla questione elettorale e la conseguente elezione del sindakos:

Io non vedo l’ora di sentire tutti i discorsi pre-elettorali ma sognerei sinceramente più di tutto di vedere una lista denominata “Bloz per Lozzo”, in cui finalmente il tanto sparlare e criticare si trasforma magicamente in idee, progetti, proposte. Una lista in cui le tanto millantate capacità e conoscenze finalmente si materializzano. In poche parole finalmente la rinascita del nostro amato paese.

Ha il pregio, questa vecchia lagna, di avermi ricordato l’impegno che a suo tempo mi ero assunto:

(ad ogni buon conto la cosa non finisce qui perché ho in serbo una quadrilogia – niente paura, sarà di grande sintesi – con la quale fornire altri spunti sul perché io, il qui presente corsaro, non ponga la figura del sindaco fra le proprie massime aspirazioni; la risposta andrà cercata, per chi lo vorrà fare, in ognuno dei quattro contributi che ho in animo di pubblicare, tenendo conto che non tutti pesano allo stesso modo e che uno – in particolare – mi si addice quasi totalmente)

Ecco quindi il primo contributo a questa quadrilogia. Godetevi lo spettacolo e … fate i bravi!

(interpretando la scena proposta – fate uno sforzo, suvvia – va tenuto conto che, centrando la disputa su come io veda me stesso in rapporto alla generalità dei sindaci, questi ultimi – ed il loro codazzo di gregari sì vasto come pare – coincidono con il qui rappresentato volgo “canaglia” : una sorta di rustico gregge rozzo, primitivo, zotico e, naturalmente, ignorante fin nel midollo)

(p.s. vale comunque sempre, sempre, il detto: “mai dire mai”)

Calalzo, il primo cittadino multato dai suoi vigili (da riporre nella collezione Harmony)

15 Febbraio 2014 Criticarium, Curiosando curiosando

Ma pensa te, nel terzo millenio, cosa ci tocca. Da riporre nella collezione Harmony:

Calalzo, il primo cittadino multato dai suoi vigili

Luca De Carlo aveva superato il tempo previsto per la sosta a disco orario «Ho pagato i 17 euro e mi sono complimentato con gli agenti per la loro serietà»

Questo è niente, comunque. Il massimo ce l’hai quando …

Il vigile leggendario

“Negli anni 60, scedendo dall’auto per entrare in servizio, un vigile piacentino si accorse di aver posteggiato ove proibito e lesto emise a se stesso una contravvenzione. In città si diffuse la voce e negli anni il cognome del vigile divenne leggenda. Molti anni dopo mio nonno mi raccontò l’aneddoto additando l’ormai anziano vicino di casa. Aggiunse che avrei dovuto comportarmi sempre bene quando giocavo nel giardino condominiale. Mai ho mai dubitato delle parole del nonno, ma crescendo, mi ha seguito il ricordo di quello sguardo sereno e giusto. Io credo che quel vigile amasse tanto il suo paese ed il suo lavoro, che fosse una persona integerrima, al punto di arrivare a sanzionarsi ed esporsi al ridicolo pur di dare il buon esempio nel rispetto della legge. Io credo ora occorra ancora celebrare uomini leggendari, ed eleggere i loro emuli ad esempi ed a capo delle istituzioni, non volpi o faine, degli orsi giusti.” Michelangelo M., Nurmo – Finlandia

Si tratta solo d’aspettare… . Che sia magari un buon viatico per la prossima elezione … si trattasse, per caso, del citato Martagone.

 

che direttore è, questo de ‘il Cadore’?: cacciatelo via, vi dico!!

15 Febbraio 2014 Autonomia, Cadore - Dolomiti, Politica nostrana belluniadi, belluno-autonoma, cadoriadi, della-confutazione, scripta-manent

Al nuovo direttore sono bastati tre numeri tre per far diventare “il Cadore” una sguaiata gazzetta dei sindakos infarcita di richiami club-alpiniani, punteggiata da cenni a carattere alpinistico o pseudo tali, esortante ad un turismo fai da te di antica memoria sganciato da qualsiasi analisi fattuale. Avete presente, a titolo d’esempio e fatte le debite proporzioni, quella brodaglia del bolcom, il bollettino comunale di Lozzo di Cadore?

UGUALE!!

No, no. Forse anche peggio, se possibile.

Nell’editoriale del numero di febbraio 2014, tale Bepi Casagrande inizia ammonendo che “sono le distrazioni a farci perdere il vero significato della vita” (e non parla di distrazioni a caso, perché poi le farà coincidere con gli “Altri“, ma seguitemi …) per poi continuare scomodando l’intrepido Pier Fortunato Calvi del quale rievoca il ruolo di guida dei cadorini contro l’esercito austriaco bla bla bla. Niente di male, naturalmente, non fosse che par d’intuire che il novello e intrepido direttore voglia balzare, oggi, nei calzoni del patriota veneziano per indicare – lui – “la via” che, dice, essere svanita in questi tempi moderni dove regna sovrano il disorientamento.

Ed ha inizio così una nuova dirompente rivoluzione tolemaica con il direttore che, armato di spesse lenti, indaga il nuovo universo che si compie e dispiega nella sua fervida immaginazione. Il nostro infatti, scrutando la volta celeste “montanara”, scopre che è frammentata e così inizia a sentenziare:

Una parte sta alla finestra in sopita attesa che qualcuno faccia qualcosa.

Il tolemaico volge quindi lo sguardo ad altra parte dell’universo e scopre altre mirabilie:

Altri si mobilitano e, approfittando della preoccupante situazione, tentano di gettare le basi dell’ennesimo partito politico.

Ignora forse, il direttore Casagrande, il nome di questi “altri” – per di più  “approfittatori” – che tenterebbero di gettare le basi – badate che orrore, che capacità eversiva -,  di un nuovo – ma ennesimo – partito politico?

Non è capace di fare un nome, di indicarne le sconsiderate idee: che vergogna, pensare di fare un nuovo partito. Magari un partito territoriale con il compito di risollevare le sorti di tutto il Cadore. Ignora forse, il direttore Casagrande, che fra questi “altri” ci potrebbero essere cadorini, cioè figli di questa terra, e che se mai avessero l’intenzione, chiunque fra loro, di far nascere un movimento o connotarlo come partito, …

…lo farebbero per il bene della propria terra?

 

Ignora tutto questo?

 

Che direttore è, questo de “il Cadore”, che si diverte a sollevare polveri e nebbie sui cadorini scrivendo sul foglio che tutti li dovrebbe rappresentare – tutti – nessuno escluso?

Cacciatelo via, vi dico !!

Punta poi, il tolemaico, lo sguardo lì dove alligna altro pericolo:

Altri ancora sono convinti di trovare le soluzioni ai problemi chiedendo il passaggio delle nostre municipalità ai vicini territori a statuto speciale dove pare che tutto funzioni bene.

Ignora forse, il direttore Casagrande, che quegli “altri” cui ancora reiteratamente si riferisce, altri non sono che cadorini e bellunesi che, lontani dalla politica politicata, lontanissimi dalla partitica spartitoria, si sono tirati su le maniche per fare del bene alla propria terra?

 

Ignora tutto questo?

 

Ignora che dentro quella parola, “altri“, espressa in modo così subdolo, si raccolgono i volti dei cadorini e bellunesi che, soli, hanno saputo dare allo status amministrativo della nostra provincia l’unica vera vitale scossa da anni a questa parte?

 

Gli “Altri” di Lamon, gli Altri di Sovramonte, gli Altri di Sappada, gli Altri di Cortina d’Ampezzo, gli Altri di Colle S. Lucia, gli Altri di Livinallongo, gli Altri di Falcade, gli Altri di Rocca Pietore, gli Altri di Canale d’Agordo, gli Altri di Gosaldo, gli Altri di Feltre, gli Altri di Cesiomaggiore, gli Altri di Arsié, gli Altri di Pieve di Cadore, gli Altri di Taibon, gli Altri di Comelico Superiore, gli Altri di Auronzo di Cadore, gli Altri di Voltago, gli Altri di Lozzo di Cadore,

 

tutti questi “Altri” sono Comitati Civici fatti di Gente, la nostra Gente

se lo metta bene in testa, direttore,

Comitati Civici fatti di Gente, la nostra Gente

con in testa solo e semplicemente un futuro migliore per sé e per i propri figli.

Che direttore è, questo de “il Cadore”, che soffoca  – dalle pagine del foglio di tutti i cadorini – la partecipata sofferenza di quella parte di Cadorini che non sono stati – “in sopita attesa” – alla finestra?

Cacciatelo via, vi dico !!

 

Ignora forse, il direttore Casagrande, che a seguito di questi “Altri” che hanno formato e reso possibile la celebrazione dei referendum per il passaggio di Regione, vi è un numero ben più vasto di altri “Altri” che a quei referendum si sono recati per dire “Basta, così non va!! Vogliamo amministrarci in Autonomia” ? Ignora anche questo?

Ignora forse anche le 18.000 firme raccolte per celebrare quello che sarebbe stato il “Padre di tutti i Referendum“, quel referendum provinciale che la Consulta non ci ha lasciato indire perché avrebbe terremotato l’intera penisola? Quelle firme raccolte da Noi, sempre quegli “Altri“, senza bisogno di grandi condottieri alla Pier Fortunato Calvi, con le quali avremmo dato la parola a tutti i bellunesi perché si potessero esprimere, come Popolo, sul proprio futuro !!!

 

Ma certo, dopo questi eversori, gli “Altri” che vi ho fin qui descritto, quella nefandezza di cadorini e bellunesi, il direttore Casagrande ci prospetta la soluzione perché – per fortuna – “c’è anche chi“, una sorta di cavalieri senza macchia e senza paura…

Per fortuna c’è anche chi sta lavorando ad una strategia che potrebbe dare finalmente forza progettuale a questo nostro territorio. In Magnifica Comunità si stanno incontrando e confrontando rappresentanti dei Comuni, dell’imprenditoria e dell’Associazionismo per prospettare, partendo dalla situazione attuale, un rilancio del Cadore bla bla bla.

 

Ma che direttore è, continuo a chiedermi, questo de “il Cadore” ?

Cacciatelo via, vi dico!!

— Dai vostri cuori, naturalmente. —

 

In questo frangente non ho tempo, ma altre due cose mi augurerei che avessero seguito: la nascita di un comitato per la raccolta delle firme necessarie a manifestare la profonda contrarietà alla “linea editoriale” espressa da questo direttore alla guida de “il Cadore”, che il coordinamento dei comitati referendari faccia sentire la propria voce: su quanto avrà da dire non metto becco.

Se poi quelli che, “approfittando della preoccupante situazione”, in procinto – se così fosse – di “gettare le basi dell’ennesimo partito”, si sentissero in dovere di mostrare al mondo che loschi figuri siano, avrebbero certamente – per quel poco che conta – la mia benedizione.

Così vi dico.

 

gli amministratori di Lozzo di Cadore: non vedo, non sento, non parlo …

15 Febbraio 2014 Botanico Palazzo cronache-lozzesi, la-parola-ai-lozzesi

Il titolo è una mia interpretazione ispirata da quanto scritto in seguito da Alessio Zanella (ed originariamente postato come commento). Oltre alla scimmia, quella di non vedo non senso non parlo, si potrebbe pensare allo struzzo (con la testa sotto la sabbia) o alla talpina (che non vede oltre la punta del proprio naso). Poi c’è anche il camaleonte!! La lucertola (che se la tiri per la coda …). E poi c’è lo scarabeo stercorario. E poi …

L’interpretazione è un “mio generale sentire” che non so se abbia ragione d’essere anche in questa circostanza. La fauna chiamata in causa, mi sono scordato anche il musetin, potrà sempre confermare.

Ciao Danilo, che il mandatario del documento in questione fosse la regione Veneto, su richiesta di esproprio da parte di una sorellastra del Bim, credo l’ avevamo capito tutti. La mia indignazione e CREDIMI, l’ indignazione del destinatario della lettera, non è tanto quella di  di venire a conoscenza della creazione , o meglio, del ripristino di un’ opera di rilascio dell’ acqua gia esistente per creare energia elettrica, ma il modo in cui il proprietario del fondo è venuto a conoscenza della cosa. Sarebbe bastato che un amministratore comunale ( scrivo amministratore da non confondere con dipendente comunale, visto che in passato alcuni paesani mi hanno criticato non conoscendo forse la differenza tra le due cariche) si fosse preoccupato di parlare personalmente con il proprietario del terreno che il Bim si presta ad espropriare, e si fosse giunti ad una tranquilla , certa e civile soluzione della cosa. Viviamo in un paesino di montagna, dove tutti conoscono tutti, dove ancora , SPERO, il contatto personale e la chiarezza delle azioni sono ancora impostate su una linea di rispetto reciproco e di reciproca comprensione. Sono convinto, che in alcune particolari situazioni, alcuni degli attuali amministratori comunali abbiano peccato di esagerata sensazione di onnipotenza, trascurando le basilari forme di educazione civica, a favore in alcuni aspetti di personalismi e favoritismi non consoni e non accettabili da persone ” ELETTE “. Amministrare un Comune non è certo cosa facile, specialmente in questi momenti estremamente difficili, ma a prescindere dalle attuali difficoltà, credo che il ritornare ad una realtà più genuina e sana, consona alla nostra stessa natura e cultura da montanari, non possa che far bene al nostro caro paese. Approfitto per farti i complimenti circa la tua simpatica e sana satira che non può essere presa come offesa ma forse come incentivo ad un miglioramento.

documento-enrgie

(immagine tratta da FB – Lozzo di Cadore per persone libere)

e daje! (Zaia e la compulsione da 21 mld di tasse)

14 Febbraio 2014 Indipendenza del Veneto, Perché secedere indipendenza, perche-secedere, regione-veneto, residuo-fiscale

E ridaje! E tridaje!

Zaia rimestola la storia dei 21 MLD ... daje

là fuori c’è uno di Forza Italia che dice che … siamo pronti a nuove forme di autonomia /3

14 Febbraio 2014 Autonomia, Politica nostrana belluno-autonoma, fusioni, peones, quelli-del-PDL, referendum-comunali, referendum-secessionisti

Dopo il primo ed il secondo episodio della saga “siamo pronti a nuove forme di autonomia”, continua la dedicazione all’acutezza dell’analisi politica a seguito del recente risultato referendario fusionista offertaci dal senatore-peones del PDL, ora Forza Italia, Giovanni Piccoli:

“Io sono convinto che questo territorio sia pronto ad assumersi maggiori responsabilità. I cittadini lo stanno dimostrando recandosi alle urne più che altrove, come si vede anche per i cosiddetti referendum “secessionisti”. C’è voglia di partecipare e di contare e questa è la base per un autogoverno responsabile e realmente a favore dei territori. Il Governo mediti e cambi passo nei confronti della nostra montagna”.

Costui ritiene quindi che “questo territorio sia pronto ad assumersi maggiori responsabilità” e che tutto ciò sia dimostrato dai cittadini che si sono recati “alle urne più che altrove”.

Ancora una volta – col rischio d’annoiare – va ricordato che a Longarone i sì al referendum sulla fusione con Castellavazzo sono stati solo il 35% del corpo elettorale, con un’affluenza – escludendo gli iscritti all’Aire – del 40%, non proprio – per usare un eufemismo – entusiasmante. Con questi dati il nostro ha già tentato – con faceta euforia – di teleconvincere (convincere a distanza) il ministro Delrio che siamo pronti a “nuove forme di autonomia” (vedi primo e secondo episodio). Da parte nostra abbiamo ampiamente fatto capire che ben altre sono le prove di voglia d’Autonomia che come bellunesi abbiamo messo in campo.

Per verificare che l’affermazione messa in campo dal senatore è cosa priva di fondamento, quale caso di scuola migliore che il confronto tra i referendum di Longarone-Castellavazzo e quello di Civitanova Polesine (dove ha peraltro vinto il no)?

stesso giorno, stesse condizioni climatiche, stesso – ma proprio identico – argomento: la fusione (vuoi tu XY prendere in sposa la qui presente …)

Vediamo allora.

Nella seguente tabella elaborata con dati del Comune di Longarone e del Resto del Carlino si vede chiaramente, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’affermazione di tal Piccoli è una clamorosa svista o errore o sbaglio che dir si voglia. I dati si riferiscono al corpo elettorale totale perché non avevo a disposizione i dati senza AIRE per i comuni di Civitanova Polesine (che salirebbero ovviamente rispetto ai dati presentati). Ad ogni modo l’errore proferito resta tale anche non tenendo conto degli iscritti all’AIRE per i comuni di Longarone e Castellavazzo che avrebbero un’affluenza, in queste condizioni, pari a – rispettivamente – 40% e 57%, per un’affluenza totale del 45%.

affluenza alle urne per i referendum sulla fusione di Longarone-Castellavazzo (BL) e di Civitanova Polesine (RO) del 9 febbraio 2014

Chissà cosa aveva in mente tal Piccoli nel dire “I cittadini lo stanno dimostrando recandosi alle urne più che altrove“.

Va dato atto che il senatore, bontà sua, si è sforzato di citare – anche – i risultati conseguiti in passato nei “cosiddetti referendum secessionisti” (nei quali la partecipazione – senza gli iscritti all’Aire – ha superato negli ultimi referendum la soglia del 50% in 6 casi su 9). Da parte nostra ricordiamo solo che anche nel referendum fusionista pordenonese di Arzene, Valvasone e San Martino (dove ha vinto il no) l’affluenza è stata largamente migliore di quella dimostrata nei pari tipi bellunesi, così come nel referendum di San Polo – Ormelle nel trevigiano (anche qui ha prevalso il no).

Ne concludiamo che il lungo permanere nel PDL può obnubilare le menti (fatelo responsabilmente).

C’è tuttavia un tarlo che ancora ci rode.

Perché, vedete, indipendentemente dai confronti, se uno con il 27% di affluenza (40% senza Aire) giunge a dire che “C’è voglia di partecipare e di contare e questa è la base per un autogoverno responsabile e realmente a favore dei territori“, se solo, a questo tale, dicessimo che ci sono stati casi e momenti – di cui peraltro, riferendosi ai referendum secessionisti, pare abbia un vago sentore –  in cui la gente ha raggiunto e superato il 90% di partecipazione al voto, be’, cristo santo, gli si potrebbe chiedere di porsi senza indugio alla guida della rivoluzione per la conquista dell’Autonomia della provincia di Belluno.

E sarebbe davvero la rivoluzione dei peones!!

 

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