BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

L’opera omnia di lor signori (prima parte)

7 Settembre 2010 Informa-Lozzo, Politica nostrana analisi-politica, cagliostro, la-parola-ai-lozzesi, local-politik

Premessa: gli interventi di Cagliostro sono stati talvolta giudicati “noiosi” da qualche commentatore; qualcuno fra questi aveva aggiunto che riteneva improbabile che venissero letti. Non è così. Non sono uno sfegatato delle statistiche di accesso al sito, che consulto sporadicamente, ma vi posso assicurare che quando clicco su “contenuti”, fra gli articoli più letti vi sono proprio quelli che hanno come autore Cagliostro. L’analisi politica richiede approfondimento ed in questo contesto ritengo che egli abbia la non solita capacità di riuscire a mantenere la limpidezza dell’argomentare pur ricorrendo ad una necessaria sintesi degli accadimenti. Sono quindi ben contento di ospitare questo intervento (suddiviso in due parti, qui la seconda) che, come i precedenti, ne sono convinto, verrà letto da molti con attenzione.

di Cagliostro

Caro Redattore,

solo ora ho l’opportunità di aggiornarmi circa la lettura dei vari interventi (e commenti) estivi sul tuo Bloz. Chiedo venia per il mio imperdonabile (ma giustificato) ritardo e ti dico subito che, seppur fuori tempo massimo, ritengo di non dover far mancare a te ed ai lettori il mio modesto contributo. Dalla mia tardiva consultazione debbo evidenziarti che mi hanno colpito diverse cose a cui, con gradualità, cercherò di dare un certo riscontro con una mia personale chiave di lettura.

Mi ha particolarmente toccato il tuo articolo “A Lozzo cercasi sindaco di tutti…”. Complimenti per la tua analisi pacata, puntuale, esaustiva. Alcuni commenti, invece, li ho trovati francamente opinabili e discutibili, per non usare aggettivazioni diverse, che potrebbero suonare offensive per gli autori. Accanto a queste estemporanee elucubrazioni mentali, a queste forzature incensatorie soprattutto nei riguardi del sindaco, va detto che ci sono stati comunque anche interventi di livello elevato che denotano ingegno, capacità dialettiche e di analisi, sensibilità ed amore per il proprio paese e per la conduzione della “res-publica”.

Mi riferisco insomma, quanto ad estemporaneità, allo strano modo di disquisire di tale “Paperina” (19/7/2010 ore 15,37), un nome che è tutto un programma e, quanto a ponderatezza ed alto livello di preparazione culturale e politica, all’elaborato commento di Plinio Calligaro (22/7/2010 ore 14,08). Quest’ultimo intervento dovrebbe essere motivo di conforto per tutti i lozzesi giacché dimostra che nel nostro piccolo borgo non difettano versatili intelligenze e ci sono giovani con acute capacità di analisi e, per di più, dotati di non comune sensibilità umana e “politica”. Non tutto quindi è …perduto e da giovani come questi potrebbe scaturire un nucleo della classe dirigente (parola grossa riferita alla nostra realtà?) del domani.

Ma veniamo ai fatti. Il tuo articolo, Danilo, appare al solito frutto di una mente razionale, che vede le storture e le sa mettere in risalto con decisione, garbo e moderazione. Quello che dici è lapalissianamente provato, condivisibile e documentato. Un sindaco, sotto il profilo strettamente giuridico e politico, dovrebbe essere considerato il Sindaco di tutti i cittadini, anche di quelli che non lo hanno votato; ma se così non è in quanto egli viene percepito, da buona parte degli amministrati, come un uomo di parte strettamente legato alle lobby che lo hanno proposto e viene avvertito come soggetto che tiene molto al tornaconto che gli può derivare dalla occupazione della carica (ogni riferimento è puramente casuale), allora non ci si può meravigliare se molti lozzesi negano all’uomo la caratteristica peculiare che dovrebbe avere chi occupa la carica di primo cittadino, ossia-giustappunto-la generale rappresentanza della intera collettività.

E questa percezione è da addursi principalmente agli atteggiamenti “amministrativi” tipici dell’uomo, alla sua mancanza di trasparenza, al suo strumentalizzare fatti ed atti della sua opera attraverso la informazione parziale (nel senso stretto di “parte”) fatta a spese dell’intera platea di contribuenti a mezzo varie edizioni del Bol-Com, dove soprattutto brillano le tre “insinuazioni” che un vero sindaco di tutti non avrebbe mai dovuto fare senza citare per nome gli eventuali responsabili. Mi riferisco a: 1) la ribadita ipotetica sottrazione di materiale dal museo della Latteria; 2) allo sversamento di veleni nel lago; 3) al condizionamento del capo-gruppo di minoranza ad opera del sig. De Rossi.

Solo queste tre affermazioni, fatte senza prove e senza indicare i presunti responsabili per nome e cognome, denotano la qualità etica dell’autore e/o ispiratore e/o responsabile della divulgazione di accuse, a mio avviso, tanto generiche quanto gratuite. Se poi si aggiunge che il tutto è fatto pro-domo sua, per dimostrare cioè la sua (opinabile) capacità di amministratore che sa individuare i mali di una Comunità e denunciarli al pubblico ludibrio, quello che viene in mente è la pedissequa emulazione di un certo tycoon televisivo che, tempo addietro, mandò a tutti gli italiani un opuscolo divulgativo-elogiativo di sè medesimo e delle sue famiglie, il tutto a spese dei poveri contribuenti. Certi soggetti, la loro propaganda elettorale la fanno insomma a spese di tutti, anche di quelli che non li hanno votati e non condividono il loro operato; e questo succede a Roma, come a Lozzo. Evidentemente, tra “nani e ballerine”, l’intesa è perfetta!!!

Ecco perché trovo avvilente che esistano persone che non si accorgono di nulla e continuano imperterrite ad incensare, incensare, incensare… Penso che quando si afferma che l’uomo è persona “rispettabile, aperta e democratica” o si è poco versati nell’uso dell’idioma patrio, o non si è documentati (e magari si crede di esserlo), o si è addirittura in mala fede.

Chi non sa trarre un insegnamento dalle giustificate critiche dei propri cittadini ma confuta tali critiche con accuse generiche quanto infamanti (vedi Bol-Com) dimostra solo di voler tenere le proprie terga incollate ad una sedia che appare propedeutica ad altri incarichi sicuramente molto remunerativi. Un sindaco democratico dovrebbe invece accettare il dialogo con i propri amministrati e cercare di far tesoro di suggerimenti e critiche ben motivate. Sappiamo tutti che oggi è più che mai difficile amministrare un Ente Pubblico; se poi il responsabile crede di vedere ad ogni piè sospinto soltanto nemici e non ha una apertura mentale che lo porti a mettersi in discussione ed a fare una analisi critica sui suoi comportamenti, la sua opera è destinata al fallimento…

Oltretutto, e paradossalmente, un Sindaco che sapesse veramente guardar lontano e tenere a quello che la “storia” dirà presto di lui, dovrebbe considerare egoisticamente molto conveniente promuovere il dialogo con i cittadini, con tutti i cittadini; anzi, dico di più, un sindaco che si rispetti dovrebbe da tempo aver creato un suo Blog aperto ai contributi, non importa se critici od elogiativi, dei suoi amministrati. Il sindaco avrebbe così veramente il polso della situazione, curerebbe un vero, concreto consenso e darebbe una immagine di sè veramente efficace e di sensibilità democratica.

Che cosa è successo invece e sta succedendo nel Botanico Palazzo? Come e quali decisioni vengono prese da questo duo di Piadena (non sottovalutiamo l’opera del “Sofeon”, ossia dell’eminenza grigia della compagine) nelle secrete e felpate stanze del “potere”, così chiuso ed insensibile ad ogni apporto di idee e di progettualità vera?

Su quanto fatto fino ad ora e sulle prospettive e sulla operatività e produttività della Giunta da qui al 2014, mi riservo di intervenire in altra apposita e prossima “puntata”.


N.B. qui la seconda parte dell’intervento

a Lozzo di Cadore, lungo la strada romana di Loreto: opera in decursu …

4 Settembre 2010 Digo la mea, Parco di Loreto attività-culturali, blozzando, loreto, minuto-mantenimento, promozione-turistica

Riverso la responsabilità della traduzione in latino (opera in decursu) su mia figlia, alla cui fresca preparazione liceale sono ricorso per onorare le vestigia romane del luogo. Io mi sarei limitato ad un più modesto “laborum in corsorum”.

Non sappiamo con certezza matematica se sia proprio la Claudia Augusta Altinate, ma è difficile non ritenere “romana” la, per l’appunto, strada romana di Loreto a Lozzo di Cadore. Ho già espresso alcuni miei pensieri nell’articolo la strada romana e la chiesa della Madonna di Loreto nel quale concludevo:

Mi chiedo anche, in relazione al costruendo parco adiacente la chiesa della Madonna di Loreto: che abbiano previsto un qualche elemento di tutela per la testimonianza archeologica della strada romana?

Forse. Non ci è dato sapere. Ma lo sapremo presto, a conclusione dei lavori. Speriamo che con gli 85.000 € a disposizione, oltre alle alberature dedicate al papa, ed ai pannelli informativi che sicuramente declameranno la presenza di una così importante testimonianza archeologica, vi sia anche la possibilità di introdurre un qualche elemento di tutela (che magari non precluda l’utilizzo coscienzioso della strada).

Ora, sappiamo che per effettuare gli scavetti per la realizzazione della spianata di Loreto c’è stato il bisogno di far intervenire un funzionario della Soprintendenza che aveva il compito di verificare man mano l’eventuale rinvenimento di oggetti di valore archeologico.

Nel corso dell’estate del 2009 ho speso due parole con questo funzionario, il quale mi ha riferito che in relazione alla strada romana ben poco si poteva fare in termini di “studio”, se non effettuare un rilievo topografico della giacitura dei suoi elementi costitutivi. E questo è quello che deve aver fatto nell’aprile-maggio del 2010. Adesso, volendo, si potrebbe anche provvedere all’interramento dei solchi, che così verrebbero anche preservati (ma sparirebbero alla vista dei turisti che qui vengono da ogni dove per vedere i solchi dei carri di epoca romana).

La prima e la terza foto sottostanti si rifanno proprio al 3 maggio 2010 (ma l’intervento era di poco precedente), la seconda e quarta sono di qualche giorno fa. Inutile dire che nel periodo interessato le transenne non sono servite a un bel niente se non a “delimitare” l’area (tanto per capirci, non ci sono buche in cui si può cadere; anzi, è più facile finire col naso per terra inciampando su una transenna). Col tempo e l’aumento dell’entropia la situazione si è andata, come vedete, “disordinando”.

Ma la mia preoccupazione di vedere cotanto cantiere, con transenne al seguito, perdurare a lungo nel futuro che ci stiamo preparando a vivere, affonda le sue radici in un provvedimento contemplato dalla finanziaria in cui si tagliano i rimborsi agli ispettori sguinzagliati dalla Soprintendenza (normalmente liberi professionisti). Ne farà probabilmente le spese anche l’importantissimo sito auronzano del Calvario.

Le mie previsioni? Se qualcuno non prende le transenne e “le bicia do pai piei”, ce le dovremo tenere, insieme ai vetusti resti romani, per qualche anno come esempio di “sacro e profano”, antico e moderno (accostamento apprezzato soprattutto dai turisti che lungo la strada di Loreto passeggiano durante le agognate vacanze). Chi è che avrà il coraggio di tirarle via, non servendo a niente se non a dare il noto senso di precarietà che accompagna tante cose lasciate a se stesse, ora che sono state investigate dalla Soprintendenza? Minimo minimo ci vorrà un decreto governativo.

mi sbagliavo: il buco con il vuoto attorno non è stato inventato dall’amministrazione di Lozzo: ci aveva già pensato il CAI.

3 Settembre 2010 Turismo e dintorni local-politik, promozione-turistica, sviluppo-pian-dei-buoi, tabellazione

Ieri, nell’articolo a Loreto, come in piazza, una gallery di buchi con il vuoto attorno, ho attribuito erroneamente il lancio della fase artistica astratta detta del “buco con il vuoto attorno” all’amministrazione di Lozzo di Cadore: mi sono sbagliato. Ma prima due parole sulla nuova vena artistica: è, a mio modo di vedere, da intendersi come metafora della visione che l’amministrazione ha dello sviluppo turistico da imprimere al nostro paese: per l’appunto un buco con il vuoto attorno.

Già mi sono premunito, nell’articolo che ha dato il via alla vicenda del “buco con il vuoto attorno”, segnalando che anch’io ho una qualche parte in causa (per il “secondo buco” in piazza IV novembre, a lato del primo). Ma i dettagli ve li darò più avanti. Qui urge ora attribuire la vera paternità della nascita di questa nuova vena artistica. Facendo un po’ di pulizia fra le mie foto mi sono saltate fuori quelle del tabellone che il CAI ha installato anni ed anni fa sulla spianata dell’ex ricovero Cervera (Col dele Pite).

In quell’occasione altri tabelloni furono posti in opera: a Soracrepa, bivio dei Pelegrini, Cianpolongo (inizio salita al rif. Ciareido) e Costa. Per ognuno di essi la sezione di Lozzo del CAI preparò un pannello double-face, tranne che per quello posto sulla spianata del Cervera. Restò così a fare bella mostra di sé, incorniciando mirabilmente, a seconda dell’angolo di osservazione, le esaltanti bellezze delle nostre Dolomiti e delle Lozzarole in particolare.

A onor del vero il tabellone è stato per un breve momento tamponato con un pannello informativo che, però, ho dovuto togliere quasi subito per apportare delle modifiche tecniche. Pertanto l’opera d’arte, che ha dato il via al fortunato filone, poi ripreso dall’amministrazione di Lozzo, è ancora così come lo si vede nelle foto sottostanti. Aggiungo che, quella volta, dopo aver installato il pannello, fui invaso da una grigia melanconia: quel buco incominciava già a mancarmi.

a Loreto, come in piazza, una gallery di buchi con il vuoto attorno

2 Settembre 2010 Parco di Loreto lavori-pubblici, promesse-mancate, spazi-pubblici, tabellazione

Si sa che le vene artistiche hanno la tendenza a perpetuarsi nel tempo. Così è stato per il cubismo, per esempio. Qui a Lozzo va di moda, ultimamente, la fase astratta del “buco con il vuoto attorno”. Ne davo notizia nell’articolo la metafora della visione dell’amministrazione comunale di Lozzo di Cadore sullo sviluppo turistico del paese: un buco con il vuoto attorno.

Già l’articolo citato dimostra che non sono poi quel perfido serpente velenoso che si crede. Perché ho lasciato che ne passasse di tempo prima di parlarne, del buco intendo. E anche questo articolo nasce dopo una lunga e penosa attesa. Quindi…

L’attesa, per chiarezza, non si protrae dal 25 giugno scorso (giorno più giorno meno), data in cui i 7 nani hanno provveduto alla installazione delle opere d’arte (buco con vuoto attorno) in quel di Loreto, ma ha le sue radici nell’ormai lontanissimo 17 giugno 2009, giorno in cui sul Gazzettino compariva l’articolo del quale riporto la parte che ci interessa (e che mi “giustifica”):

Un altro progetto, che speriamo si concluda entro agosto, comprende la valorizzazione dell’area circostante il santuario della Madonna di Loreto, in cui saranno installati vari pannelli geografici, storici e naturalistici ed un’alberatura particolare dedicata a Papa Benedetto XVI, che visitò la storica chiesetta di Lozzo durante la sua ultima vacanza in Cadore».

A comprova che il sindaco forse non ha tutti i torti, quando dice che non bisogna fidarsi dei giornalisti che riportano notizie che si dimostrano poi false o perlomeno tendenziose, propongo i seguenti punti di riflessione:

  • ci troviamo il 17 giugno del 2009; le elezioni sono passate, il sindaco è riconfermato, non dovrebbe aver più bisogno di raccontare balle ai suoi cittadini;
  • è il giornalista a non aver capito una mazza e a scrivere quel che scrive, ossia che il progetto si concluderà entro agosto (2009) con la posa, fra l’altro, di vari pannelli geografici ecc. ecc. (lasciamo stare le alberature particolari che sennò ci scappa anche da piangere);
  • è il sindaco che, vista la mole immensa di lavori da fare per finire il parco, azzarda una conclusione che, ad oggi, non è ancora avvenuta;
  • ai 7 nani è mancato l’incoraggiamento di Biancaneve ed i lavori si sono illanguiditi in una stanca e quotidiana monotonia;

Quando, il 25 giugno scorso, ho visto i telai installati mi è venuto naturale pensare che, essendo ormai prossima la stagione turistica, i pannelli geografici storici e naturalistici (che dovevano essere installati nel 2009) sarebbero stati esposti per quell’ occasione, per dilettare i turisti (per i locali c’è sempre tempo). Invece no. Qualcosa è andato storto. Si sa che anche la “produzione culturale” ha bisogno di tempo per svilupparsi, anche quando la si commissiona e la si paga.

Chissà, forse per ottobre i 7 nani passeranno per installare i pannelli, così per la prossima primavera la cultura sarà pronta ad emergere dal disgelo.

Tornano le vipere e pochi escursionisti si arrampicano con il siero nello zaino.

1 Settembre 2010 Criticarium blozzando, refusi, scripta-manent

I giornalisti non finiscono mai di stupire.

Per il nostro sindaco sono il male assoluto, quando divulgano notizie che non lo assecondano nello sforzo governativo; essi sono assunti ormai a proverbiale motivo addotto per evitare, finché sarà possibile, la divulgazione al pubblico degli atti amministrativi prodotti in consiglio e in giunta (qui una selezione di articoli che illustrano la penosa vicenda). E’ infatti colpa dei giornalisti, che non riportano le notizie nella loro genuinità, se poi il volgo interpreta in malo modo le notizie date loro in pasto (ecco perché è meglio non dargliele).

Ma i giornalisti ce la fanno da soli a distinguersi, senza bisogno di sindaci bacchettoni (sempre pronti tuttavia a leccar loro parti recondite del corpo quando c’è bisogno di visibilità). A dire il vero, nella vicenduola che segnalo non si può dire che vi sia la partecipazione di un vero e proprio giornalista, ma di una frettolosa redazione sì.

Parliamo di vipere. Tempo addietro ne avevo già parlato (vipera di Calalzo), ma solo per introdurre l’argomento “politico” del perfido serpente velenoso. Ma veniamo all’articolo in cui si parla del “ritorno delle vipere“:

Tornano le vipere. Non che se ne fossero andate, ma da qualche tempo non si sentiva più parlare di incidenti legati al morso di questi serpenti. Questa estate nel solo Bellunese, due persone sono entrate in diretto contatto con le vipere, rischiando in entrambi i casi la morte. Per i due malcapitati è stato fondamentale l’intervento del Soccorso Alpino che per salvare la vita ad un escursionista che si trovava ad Arsiè ha dovuto impegnare anche l’elicottero del 118. «In un primo momento non era chiaro se si trattasse di un morso di vipera o di insetto – spiega Fabio Rufus Bristot – Poi la situazione si è chiarita e siamo prontamente intervenuti, anche se non è stato facile raggiungere la persona». Il morso di vipera è abbastanza raro, ma è anche pericoloso. Pochi escursionisti, è stato verificato, si arrampicano con il siero nello zaino.

Ora, noi vogliamo davvero bene al Gazzettino, che ci permette di mantenerci “in contatto” con il territorio, ma certe imprecisioni, sempre possibili, vanno rettificate.

Nel trattamento del morso da vipera, infatti, è bandita ormai da tempo immemore tanto la pratica dell’incisione della morsicatura, con la conseguente succhiatura del sangue della ferita, quanto la somministrazione del siero antivipera che normalmente, per lo shock anafilattico che può indurre, espone il malcapitato a più danni di quelli che dovrebbe risolvere. E’ peraltro sconsigliato da tempo anche l’utilizzo del laccio emostatico a favore di un bendaggio elastico.

Quanto al fatto che siano pochi gli escursionisti che si arrampicano con il siero nello zaino, diciamo pure che non sono pochi, non ce n’è proprio nessuno! Dal 2003, infatti, per decisione del Ministrero della Salute il siero si trova (non sempre) solo negli ospedali.

Quanto al nostro sindaco: come si vede le imprecisioni nel fornire le notizie possono sempre succedere! Ma se succedono si possono sempre opporre le proprie ragioni. Io, per questa cosuccia, non ho certo chiesto spazio al Gazzettino, ma sono convinto che non me l’avrebbero negato se solo il problema avesse toccato un argomento più “scottante”. Figuriamoci se lo negano ad un sindaco.

Le foto della vipera che fa snowboard sono di Giuseppe Baldovin.

in Australia eletto il primo aborigeno alla Camera; in Veneto la giunta è senza bellunesi

31 Agosto 2010 Autonomia, Politica nostrana autonomia, sviluppo-montagna

Le elezioni regionali si sono svolte in marzo, non un secolo fa. E sappiamo che nessun bellunese è entrato a far parte della giunta. Nei 40 anni dalla nascita delle regioni come istituzioni ve n’era sempre stato uno. Con ciò nessuno si dimentica che con il 5% di popolazione vali quel che vali (cioè, se ti va bene, il 5%), ma almeno l’apparenza della tanto decantata attenzione alla montagna poteva essere garantita. Così non è stato. Zaia ci ha però rincuorato ricordando che ci darà una qualche forma di autonomia.

Ecco che una notizia lontana come quella della prima elezione di un aborigeno alla Camera australiana (due aborigeni erano già stati eletti al Senato) è in grado, con le dovute proporzioni, di suscitare in me ricordi non proprio entusiastici del fatto appena ricordato, ossia l’esclusione dei bellunesi dalla giunta veneta. Oscar De Bona sarebbe quindi una specia di “ultimo dei Moicani”. Una bella eredità.

Da notare, solo per le curiosità che rappresentano, che alle medesime elezioni è stato eletto il più giovane deputato australiano (20 anni) ed il primo deputato musulmano della storia di questo Paese.

Il premier Kevin Rudes, nel 2008, in Parlamento, aveva presentato le scuse dell’Australia agli aborigeni per tutte le ingiustizie subite nella storia.

Tra qualche anno, anche il governatore del Veneto, rivolgendosi a ciò che sarà rimasto della provincia di Belluno, presenterà le proprie scuse. Aggiungendo poi la frase di rito: “Ma la vita continua”. Per chi sarà rimasto.

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