L’Indipendenza del Veneto non è dei partiti ma della gente, dei cittadini.
Parla Salvini:
“Ogni anno il Veneto regala 21 miliardi allo stato italiano ricevendo in cambio servizi da poco o niente. Quindi la voglia d’indipendenza è fondata ed è la speranza. Da una parte c’è l’indipendenza e dall’altro il centralismo. Mi auguro che sabato e domenica ai nostri gazebo arrivi tanta gente, anche non leghisti, perché si tratta di una firma non per la Lega ma per il futuro nostro e dei nostri figli”.
Qui il sito Firmaindipendenza.org per maggiori informazioni. Qui gli articoli postati sul BLOZ riguardanti l’Indipendenza; qui quelli riguardanti il residuo fiscale.
La vitalità di un ente non si misura dalla vitalità del relativo sito internet. Ci sono siti porno, per esempio, che hanno un successo inspiegabile anche senza alcun aggiornamento: basta ampiamente quello che c’è. Nell’Unione Sovietica i piani quinquennali erano nuovi appena partoriti ma poi restavano così, per l’appunto, per cinque anni (almeno). E si è visto a quali vette di organico sviluppo sia giunta la Russia a forza di piani quinquennali.
Del resto, un conto è un sito di informazioni sputate nella piazza con frequenza quotidiana, un conto è un sito che deve scrutare orizzonti di crescita che si spingono da qui al 2020. Tuttavia, sempre che l’orsetto aggiornatore sia semplicemente in letargo e non ad abbronzarsi a Rio de Janeiro, sarebbe meglio mettere in cronoprogramma – cioè cronoprogrammare – un aggiornamento della home page del sito del GAL Alto Bellunese che è rimasto un tantino indietro – no, non al liberty – sfoggiando una greeting card risalente all’epoca natalizia che ci siamo lasciati alle spalle.
Mi verrebbe di consigliare un’alternativa frizzante e coloratissima con soggetto carnevalesco tipo “Arlechin batocio”: per pochi giorni ma saremmo ancora in tempo. Ma se si vuol fare un salto di qualità immediato, direi che una bella colomba e qualche uovo pasquale sarebbe la scelta più opportuna (a meno che non si voglia piegare sulla celebrazione dell’equinozio, festa grande da ‘ste parti come tutti sanno). Come che sia, la cosa determinante sarà stabilire se l’orsetto aggiornatore dorme o meno nei paraggi (raggiungerlo a Rio sarebbe alquanto drammatico, immagino). Ma questo dubbio, vedrete, non durerà in eterno (tic-tac, tic-tac, tic-tac …).
(dai, che se fate i bravi poi vi faccio fare un po’ di analisi SWOT: promesso!)
Non nutro alcuna simpatia per Enel e Terna, non foss’altro per il fatto che questi “giganti” operano ancora in un sostanziale regime di monopolio e, soprattutto Enel, hanno ricevuto tanti di quei sussidi statali da far impallidire di vergogna i gerarchi dei politburo sovietici. Se questi enti prendessero una bella legnata, quindi, godrei profondamente, pur avendo coscienza che ogni euro elargito a mo’ di risarcimento verrebbe tranquillamente ripescato – prima o poi – in ombrosi aumenti tariffari.
Sono anche fra quanti, da subito, hanno rilevato che il black out di Natale è attribuibile in massima parte alla eccezionalità dell’evento meteorico verificatosi; il secondo black out non ha fatto altro che confermare – se mai ve ne fosse stato il bisogno – l’eccezionalità dell’evento, ancorché l’uno e l’altro si siano presentati in tempi diversi. La straordinarietà sta nel fatto che attorno ad una fascia altimetrica ben definibile, alla neve caduta ed appiccicatasi alle fronde degli alberi è seguita altrettanta pioggia che, imbevutasi nella neve-spugna preesistente, ha costituito un carico di rottura che è stato fatale per tantissime piante che non hanno potuto che schiantarsi a terra coinvolgendo nella caduta le linee di trasmissione della corrente elettrica.
Ricordavo tempo addietro che, per quanto ne so, non mi pare che una seria class action sia intentabile a fronte di eventi meteorici di conclamata eccezionalità come quelli in parola. Detto altrimenti, credo che ad Enel e Terna non servano “prìncipi del foro” per dimostrare l’inconsistenza di una class action promossa nei loro confronti, ma bastino le argomentazioni sinteticamente esposte anche se sostenute da un avvocato del buco.
Detto questo, siccome avevo promesso di ricordare – ogni tanto – come stesse procedendo l’ambaradan della class action tanto sbandierata dai sindaci …
Anche la class action è una bella cosa, ideale per problemi sì vastamente coinvolgenti come gli accadimenti legati alla ormai celeberrima “tempesta di Natale”, ottima anche per tutti gli struzzi che così possono tirar fuori la testa e battersi forte il petto manifestando inaspettato coraggio. Ma è davvero una bella cosa: sarebbe stupendo se i sindaci ne confezionassero una propria. Inizia da oggi, qui, in questo istante, il solenne conteggio del tempo necessario a veder varata la minacciata class action dei sindaci cadorini: ad ora, un giorno trascorso.
rivolgo questo accorato promemoria a tutti i sindaci del Cadore:
ad oggi sono passati 60 giorni!
a che punto è la class action “black out di Natale” da voi promessa e sbandierata?
Pur credendo per quanto già anticipato che alla fine tutto si risolverebbe in un niente di fatto, possiamo in qualche modo contare sul fatto che, perlomeno, sia promossa?
La faccia di Renzi non si è vista ma non dev’essere stata un grande spettacolo. Come si usa dire … asfaltato ! Ma anche demolito ! Ad ogni buon conto questo è un intervento che adrebbe sentito fino in fondo.
Si vede che quelli del M5S hanno studiato e molto ancora dovranno studiare, ma come cane da guardia mi sa che già ci siamo. Come forza di governo, invece, la vedo ancora tutta in salita. Ma … é pi tenpo che luganeghe.
Intanto devo ricredermi perché il presidente dell’unione montana Centro Cadore, Svaluto Ferro, ha dimostrato che può andare oltre la caccia alle farfalle (ricordate la vispa Teresa che tra l’erbetta rincorrea le farfalletta?). La dimostrazione tangibile che potrebbe addirittura, un domani non più lontanissimo, vestire i panni del capo rivoluzionario, viene da una breve intervista ad Antenna3. Messosi temporaneamente i panni del fine sociologo e antropologo, il nostro fruga nelle pieghe nascoste del corpo molle della società civile cadorina e bellunese e ci dà conferma che il popolo cadorino e l’intera provincia di Belluno starebbero guardando a forme di autodeterminazione politica.
Egli calca l’accento sulla parola “politica” per escludere che stia pensando ad altre forme di autodeterminazione quali quella linguistica, etnica, anti-ogm, anti-nuclearista, no-tav, civica e così via. L’autoderminazione cui fa riferimento, senza alcun dubbio, ha carattere eminentemente politico.
Però avverte, il presidente, che si dispiacerebbe se questa forma di autodeterminazione cui pensa – che sarebbe comunque nelle mani del popolo cadorino e bellunese – eventualmente sfociasse in “altre forme di autodeterminazione“. E qui accenna a quali potrebbero essere queste forme: “quelle già viste in passato” nel sudtitrolo dove con la loro autodeterminazione sono riusciti ad ottenere ciò che noi bellunesi con il dialogo non siamo mai riusciti ad avere.
E badate bene che quando dice “con la loro“, forse è proprio “a quella” che fa riferimento (quella lì, sapete no? quella … insomma, avete presente quella ad effetto, come dire?, ecco, pirotecnico!). Più chiaro di così!! A me pare, se non altro. Insomma è come se il mitico Colonnello Buonasera a Radio Londra avesse diffuso un messaggio speciale: “la minestra è cotta – ripeto – la minestra è cotta“.
Io credo che il popolo cadorino e l’intera provincia di Belluno stia guardando anche a forme di autodeterminazione politica che, mi dispiacerebbe eventualmente sfociassero in altre forme di autodeterminazione. Le abbiamo già viste in passato magari in territori contermini ai nostri, ad esempio quello sudtirolese, dove con la loro autodeterminazione sono riusciti ad ottenere quello che noi bellunesi con il dialogo non siamo mai riusciti, stati capaci di ottenere in questi anni.
Il nostro stempera poi l’ambientazione rivoluzionaria con un’affermazione a carattere pastorale che anche il vescovo avrebbe avuto qualche difficoltà a pronunciare.
Oggi, noi sindaci siamo gli elementi che ancora mantengono la coesione sociale, siamo gli unici che mantengono la coesione sociale, ma di fronte al continuo abbandono e insensibili a quelle che sono le nostre istanze, eh be’ … sicuramente … qualcuno dovrebbe farsi un attimino l’esame di coscienza e iniziare a pensare anche che forse il territorio montano avrebbe bisogno di un occhio di riguardo in ogni settore.
Sorvolo, cioè salto a pié pari (per ora), il concetto secondo il quele sarebbero i sindaci a mantenere la coesione sociale (‘sti qua si sono già dimenticati il Bim-Gsp, tanto per fare un esempio, invero il più demenziale …). Mi chiedo se veramente uno di loro potrà mai diventare il capo di una rivoluzione ruggente sulle ali della quale il popolo cadorino possa finalmente conquistare ‘sta benedetta autodeterminazione (a proposito: autodeterminazione de ché?). Poi guardo il video e vedo là in fondo, in secondo piano dietro la scrivania, quello che mi sembra essere il profilo di un retino per la caccia alle farfalle. Così mi convinco che il nostro è già pronto per un’altra caccia grossa ai lepidotteri.
Radio Cadore: “la farfalla volteggia leggiadra” — “la vispa teresa è caduta nell’erba” — “il grillo canterà alle sei” — “le cicale sono andate a dormire“.
W la revoluzion!!
(p.s. sorvolo anche sul commento secondo il quale i sindaci sarebbero andati “su tutte le furie”; l’unica furia che mi viene in mente se penso ai sindaci è Furia cavallo del West)
Nella tabella che segue sono presentati i dati relativi all’andamento della stagione turistica in Cadore dei singoli comuni e rispettivi comprensori d’appartenenza. Nelle tre colonne contraddistinte dal colore di fondo arancio sono evidenziati i valori delle presenze di stranieri, italiani e quelle totali rispetto all’anno 2000 preso come anno base: per fare un esempio riguardante il Centro Cadore, il 2013 si è chiuso con un calo delle presenze totali del -37,5% rispetto a quelle registrate nel 2000 (il calo di quelle italiane è del -47,0% mentre quelle straniere sono aumentate, sempre rispetto al 2000, del 116%)
Il Centro Cadore chiude il 2013 con un tonfo del -7,2% (31.000 presenze in meno) da attribuirsi per più di un terzo (37%) ad Auronzo di Cadore che chiude a -4,0%. Tonfo che diventa una catastrofe in Comelico-Sappada che registra un -15,2%. Anche in Val Boite i cali sono vistosissimi (-12,8% S. Vito, -12,1% Borca) anche se il totale di valle viene smorzato ad un -2,7% per la sostanziale tenuta di Cortina d’Ampezzo che da sola vale l’83% di tutte le presenza del comprensorio. Il Cadore con Cortina registra quindi un calo del -5,1%, mentre il Cadore senza Cortina – il Cadore Turistico – lascia sul campo il -10,6%.
Come già visto nel post introduttivo di ieri, cali anche per il STL Dolomiti -4,9%, per la provincia di Belluno -4,5% e il comprensorio Montagna Veneta -5,6%. Calano anche, molto meno, le presenze in Veneto: – 1,3%.
(p.s. va detto che a luglio è iniziata la trasmissione in via telematica dei dati statistici sulle presenze; questo può aver comportato una diminuzione delle registrazioni a carico delle strutture meno avvezze a questa “nuova modalità” di raccolta dati; bisognerà aspettare il confronto con i dati di altre realtà e quello fra presenze alberghiere ed esercizi complementari per avere qualche indicazione in più sul peso che questo nuovo metodo può aver avuto sul calo delle presenze registrato)